inviato speciale
Marathon des Sables, 12 giorni e 260 km nel Sahara, quando la corsa ¨¨ un traguardo per pochi
Partiamo riavvolgendo il nastro. Era febbraio 2020. Tutto era pronto per le ultime sei settimane di preparazione? in vista di quella che ¨¨ considerata la gara desertica per definizione. Quella che gli appassionati conoscono come ¡°The Legendary¡±. La Marathon des Sables ¨¨ questo. Va ben oltre i 260 chilometri da percorrere in autonomia nel Sahara in Marocco. ? l¡¯apice delle corse negli ambienti estremi, un miraggio per molti, un sogno per qualcuno, un traguardo per pochi. Gli eventi degli ultimi due anni sono noti e anche questo tipo di manifestazione ha vissuto di rinvii e cancellazioni. Ora si tratta finalmente di partire.?
i numeri
¡ª ?Ci attende quello stesso deserto che nel 1984 Patrick Bauer, per primo, attravers¨° da solo in completa autonomia alimentare, in dodici giorni, senza incontrare oasi o comunit¨¤ lungo il percorso. Un¡¯impresa straordinaria che port¨° Patrick nel 1986 a organizzare la prima edizione della Marathon des Sables. Al via oggi 25 marzo sono attesi circa 1000 atleti da 51 nazioni e, tra questi, 35 Italiani. L¡¯et¨¤ media dei concorrenti ¨¨ di 45 anni. Non ¨¨ un caso che gare cos¨¬ dure siano appannaggio di atleti pi¨´ esperti. Oltre alle capacit¨¤ fisiche, la differenza vera la fanno la resistenza psicologica e la capacit¨¤ di reggere le difficolt¨¤ che chiunque trova in questo tipo di manifestazione. Devi correre, o camminare, per tante ore e sotto il sole, vero. Ma devi anche portarti sulle spalle uno zaino che pu¨° pesare da 6 a 16 chili dentro il quale avrai tutti i viveri, i cambi di materiale per i giorni di gara, il sacco a pelo e un kit di sicurezza in caso di emergenza.?
10 litri d'acqua
¡ª ?Devi poi gestire i 10 litri di acqua al giorno che l¡¯organizzazione ti fornisce ed ¨¨ l¡¯unico aiuto che avrai dall¡¯esterno. Con quei 10 litri dovrai bere, prepararti il cibo che porti in autonomia, lavarti (se riesci e se avanza acqua). Dormirai all¡¯addiaccio e il recupero dalla stanchezza delle tappe di giornata ¨¨ quasi pi¨´ importante del percorso del giorno a venire. Per tutto questo serve grande esperienza e quella si sviluppa solo con l¡¯et¨¤. Chi si presenta a questo tipo di manifestazioni sportive lo fa per i motivi pi¨´ disparati. Qualcuno per mettersi alla prova. Chi perch¨¦ ama i deserti. Chi perch¨¦ adora cimentarsi in distanze lunghissime. Chi per beneficienza. Chi, come me, ha scritto libri e racconti sulla corsa in ambienti estremi sa che ognuna di queste ¨¨ una potente metafora. Quella rispetto alle crisi individuali e collettive a cui siamo chiamati a reagire. Quella sull¡¯uomo che, solo attraversando le difficolt¨¤, arriva al traguardo.
la sostenibilit¨¤
¡ª ??La mia visione personale del deserto ¨¨ il viaggio. Un viaggio che si realizza un passo dopo l¡¯altro, entrando in relazione con l¡¯ambiente circostante, potendo contare su una quantit¨¤ di risorse finite - individuali e ambientali - e dovendole gestire in modo sostenibile. Che si tratti di acqua nelle borracce o glicogeno nei muscoli, poco cambia. Anche per questo motivo in questa occasione tratteremo il tema dei cambiamenti climatici, affrontandoli da un duplice punto di vista: la desertificazione, che incombe anche sul nostro territorio, e la capacit¨¤ dello sport di generare comportamenti virtuosi a cui ispirarsi.?
via satellite
¡ª ?Non resta che attendere le prossime puntate che pubblicheremo sempre su Gazzetta Active. Per chi ha piacere sar¨¤ possibile seguire i miei spostamenti via satellite nel deserto attraverso l¡¯apposito live inserendo il numero di pettorale 485, vi porter¨° con me.
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