A raccontarla sar¨¤ lo stesso Daniele Barbone, uno dei pochi italiani partecipanti alla corsa estrema per eccellenza: oltre 250 km di corsa nel Sahara marocchino, in totale autosufficienza. Che corre per s¨¦, ma anche per sostenere il binomio sempre pi¨´ stretto fra sport e sostenibilit¨¤
Sei settimane al via della corsa estrema per eccellenza, la Marathon des Sables. La pi¨´ dura, la pi¨´ importante, la ¡°Leggendaria¡±. Oltre 250 chilometri di corsa nel Sahara marocchino, in totale autosufficienza. Vietati gli approvvigionamenti esterni, si pu¨° contare solo sulle proprie forze. Lo zaino, unico compagno di viaggio, ¨¨ la casa e la dispensa per i sette giorni e le sei notti da trascorrere nel deserto.
Lo stesso deserto che nel 1984 Patrick Bauer, per primo, attravers¨° da solo in completa autonomia alimentare, in dodici giorni, senza incontrare una sola oasi o comunit¨¤ lungo il percorso. Un¡¯impresa straordinaria che port¨° Patrick nel 1986 a organizzare la prima edizione della Marathon des Sables.
Trentacinque anni dopo mille tra uomini e donne provenienti da oltre cinquanta paesi affronteranno, dopo mesi di preparazione, la stessa sfida. Io sar¨° uno di loro, insieme a una ventina di italiani. La gara si compone di cinque tappe quasi tutte sulla distanza di maratona, di cui una doppia lunghezza da realizzare nella terza. ? giustamente appellata ¡°la Leggendaria¡±. Qui sono emersi atleti straordinari come il campione di ultratrail Marco Olmo o come il marocchino Rachid El Morabity che ha vinto le ultime sei edizioni. Ma ¨¨ anche il luogo di storie epiche come quella dell¡¯atleta olimpico Mauro Prosperi. Nell¡¯edizione del 1994 si perse e vag¨° per oltre una settimana nel deserto cibandosi di pipistrelli e bevendo le sue urine. Si salv¨° solo grazie ad un gruppo di pastori nomadi che lo trovarono stremato e lo condussero ad un campo militare in Algeria.
Personalmente mi piace correre nel deserto, il luogo che pi¨´ di ogni altro esprime ci¨° che la corsa rappresenta per me. Luogo di transito, non privo di rischi e ostacoli, nel deserto ci si muove spinti da un obiettivo, da un sogno, dal desiderio di un futuro diverso e un mondo migliore. In questo senso, oggi come ieri, il deserto ¨¨ simbolo del viaggio umano. Non puoi affrontare il deserto senza la giusta preparazione, se perdi di vista i tuoi obiettivi o se ti arrendi alle prime difficolt¨¤. Un po¡¯ come in qualsiasi altra impresa umana, personale o professionale che sia.
Correre nel deserto significa andare oltre, mettersi in gioco e affrontare s¨¦ stessi senza nascondersi. Attraverso e oltre il deserto l¡¯uomo da sempre cerca il miglioramento per s¨¦ e per la vita di chi gli ¨¨ intorno.
Correre la Marathon des Sables non vuol dire quindi solo partecipare a una gara di corsa, ma mettersi alla prova a 360¡ã nelle sfide a cui l¡¯uomo ¨¨ da sempre chiamato per la sua stessa sopravvivenza. Ora pi¨´ che mai.
Lo sport in questo senso ci aiuta a far passare messaggi positivi di inclusione e attenzione al futuro del nostro pianeta.
Lo sport e la sostenibilit¨¤ sono un binomio che sempre pi¨´ vede impegnati atleti, organizzazioni, federazioni, team, sponsor e fornitori. Perch¨¦ lo sport ¨¨ il luogo dell¡¯eccellenza e le grandi sfide climatiche e ambientali alle quali siamo come umanit¨¤ chiamati necessitano dell¡¯eccellenza tecnologica, scientifica, politica, culturale per essere affrontate. Per questo motivo da diversi anni le mie imprese sportive sono sempre anche uno strumento per far crescere la consapevolezza sulla sfida ambientale che ci troviamo ad affrontare. Ho corso in gara e in solitaria in sette deserti e, nel 2019, per 48 ore nella foresta Amazzonica al confine tra Per¨´ e Brasile per sensibilizzare sull¡¯emergenza climatica e raccogliere fondi per progetti di salvaguardia ambientale.
Sport e sostenibilit¨¤ saranno dunque le parole al centro di questa nuova straordinaria traversata del deserto da fare insieme. Per questo saremo insieme a Gazzetta Active per quattro puntate, di cui questa ¨¨ la prima, e racconteremo le ultime fasi della preparazione, la gara e il dopogara. E come da sempre mi piace fare, uniremo il tema della corsa a riflessioni pi¨´ ampie. Perch¨¦ da soli, forse, si va pi¨´ forte. Insieme, di sicuro, si va pi¨´ lontano.
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