L'impresa
Da Parigi a Dakar con il Ciao Piaggio: la parola ai protagonisti
Per tanti appassionati di motori, la sola menzione delle parole "Parigi-Dakar" evoca memorie di imprese leggendarie, di piloti e mezzi capaci di andare oltre i rispettivi limiti per affrontare le insidie dell¡¯omonimo e leggendario rally-raid. E anche se ¨¨ passato oltre un decennio da quando la "Dakar" ha abbandonato l¡¯Africa, il ricordo di quelle gloriose edizioni riecheggia vivido ancora oggi tra molti amanti dell¡¯avventura su 2 e 4 ruote. Ma chi si sognerebbe mai di affrontare una traversata del genere con un veicolo del tutto impreparato allo scopo? Magari con un motorino vecchio e striminzito, tipo il mitico Ciao della Piaggio? A quella che sembrerebbe una semplice chiacchiera da bar hanno risposto Mirco Targon e Alice Zanni, intraprendente coppia veneta dalla smodata passione per la moto che ha completato il pellegrinaggio dalla capitale francese a quella del Senegal in sella proprio all¡¯iconico ¡®cinquantino¡¯ di Pontedera.
4.600 km di passione
¡ª ?Mirco e Alice non sono nuovi a questo genere di impresa. Insieme da 18 anni e motociclisti da ancora prima, hanno scorrazzato con i loro GS per quasi tutti i continenti prima di decidere di cambiare radicalmente i termini delle loro sfide e adottare un approccio pi¨´ rusticano. Da allora hanno prima girato tutta l¡¯Italia con una splendida Lambretta del 1963 e poi, con i loro Ciao, si sono spinti fino a un¡¯altra meta iconica, Capo Nord. Partiti da Parigi il 31 luglio e giunti a Dakar il 22 agosto, hanno coperto 4.600 km per coronare un¡¯avventura semplicemente fantastica, poi puntualmente encomiata anche dalla Fmi con un apposito riconoscimento. Alice ¨¨ impiegata in uno studio medico, Mirco lavora in un¡¯azienda metalmeccanica e coltiva da sempre un¡¯innata passione per i motori. ? proprio con quest¡¯ultimo che abbiamo scambiato quattro chiacchiere per saperne di pi¨´ sulla loro incredibile avventura.
Preparazione meticolosa
¡ª ?Avendo gi¨¤ precedentemente solcato le rotte dell¡¯Africa nord-occidentale, la pianificazione del viaggio in s¨¦, tra percorso e questioni burocratiche, ha richiesto soltanto un mesetto. La vera incognita riguardava l¡¯effettiva capacit¨¤ del Ciao di completare la missione, aspetto che ha spinto Mirco a sottoporlo a una serie di test: "L¡¯ho fatto per 7-8 mesi ¨C ha spiegato affabilmente ¨C portando avanti parecchie prove anche sulla sabbia, anche se quella che abbiamo dalle nostre parti non ¨¨ grossa e pesante come quella del Sahara". Nel corso degli anni Mirco ha imparato a conoscere il Ciao in ogni dettaglio, ma proprio per questo, abbastanza sorprendentemente, non ha apportato modifiche di rilievo alla sua struttura in preparazione a un viaggio cos¨¬ probante. A suo modo di vedere, infatti, il bilanciamento tra le sue varie parti ¨¨ cos¨¬ ben riuscito che eventuali cambiamenti rischierebbero solo di essere controproducenti: "Il nostro obiettivo era quello di farci migliaia di chilometri e modifiche eccessive avrebbero potuto compromettere l¡¯insieme. Il Ciao alla fine ¨¨ semplice, ¨¨ fatto di quattro pezzi, ma quei quattro pezzi devono essere funzionali all¡¯interno di un equilibrio perfetto. Ad esempio, se vai a migliorare le prestazioni rischi di mettere troppo sotto stress il telaio e cos¨¬ via. A mio modo di vedere, non c'era bisogno di modifiche sostanziali". E cos¨¬, in fin dei conti, i due Ciao che hanno poi completato l¡¯opera sono praticamente come quelli in circolazione 30 anni fa, inclusa la famigerata sospensione anteriore ¡®a biscottino¡¯ con i rigidi braccetti: "Certamente ¨C conferma Mirco ¨C le sospensioni sono le stesse, uguali identiche. La sella ¨¨ quella originale e pure le gomme sono come quelle di allora".
pronti per ogni evenienza
¡ª ?La capacit¨¤ di carico non ¨¨ mai stata uno dei punti di forza del Ciao e quasi tutto ci¨° che Mirco e Alice trasportavano a bordo era materiale per l'eventuale manutenzione dei mezzi, per qualsiasi evenienza: "Eccezion fatta per cerchi e telaio, avevo abbastanza pezzi con me per costruirne altri tre ¨C chiarisce Mirco ¨C e avevo anche un motore intero in pi¨´, anche se non l¡¯ho dovuto usare". Oltre ai vari ricambi, hanno trasportato anche taniche da 5 e 10 litri di miscela. Con consumi nell'ordine dei 40 km/l, il Ciao arriva anche a 600 km di autonomia, "ma le tappe pi¨´ lunghe che avevamo pianificato - ha puntualizzato - arrivavano al massimo a 450 km". Tutto il resto ¨¨ stato ridotto allo stretto necessario, tanto che Mirco e Alice hanno portato per s¨¦ solo qualche indumento e poco altro: "Era importante essere il pi¨´ leggeri possibile per ridurre al minimo lo sforzo dei motorini. E noi non volevamo certo mettere a repentaglio la riuscita di questo viaggio solo per avere una comodit¨¤ in pi¨´".
in europa senza inciampi
¡ª ?La discesa dalla capitale francese alla costa mediterranea non ha riservato grosse sorprese o intoppi all¡¯intrepida coppia. Il tragitto era stato accuratamente pianificato per evitare il pi¨´ possibile le salite e di conseguenza risparmiare inutili fatiche al gi¨¤ appesantito ¡®cinquantino¡¯ italiano. Cos¨¬ facendo, Alice e Mirco hanno deviato dalle rotte pi¨´ turistiche per scoprire nuovi territori, anche inaspettatamente suggestivi: "Noi italiani siamo pi¨´ familiari con le gole del Verdon, ma attraversando la zona del fiume Tarn, che dista solo 300-400 km dal Verdon, ho scoperto un posto bellissimo, pieno di verde, laghi e piccoli borghi. Le gole del Tarn poi sono molto ¡®chiuse¡¯ e offrono paesaggi naturali incredibili. Anche noi non le avevamo mai viste, ma quando ho postato le foto del luogo volevano tutti saperne qualcosa in pi¨´. ? curioso aver fatto questa bella scoperta praticamente per caso, solo per evitare qualche salita".
finalmente in africa
¡ª ?Sbarcati a Tangeri, in Marocco, Mirco e Alice sapevano gi¨¤ cosa aspettarsi. Avendo precedentemente viaggiato in Nord Africa con i rispettivi GS, le condizioni del terreno e le alte temperature non sono state certo una sorpresa: "Il caldo ¨¨ fastidioso, ma ci eravamo allenati per questo. Avevamo gi¨¤ affrontato questo viaggio in precedenza, anche se con mezzi diversi, quindi conoscevamo gi¨¤ le possibili difficolt¨¤ in gioco ed eravamo pronti a fronteggiarle. Anche per questo avevamo stabilito di viaggiare partendo presto al mattino per arrivare a destinazione nel primo pomeriggio, cosa che si ¨¨ verificata abbastanza raramente per via di vari problemi che abbiamo avuto. Ad ogni modo, quando io e Alice siamo in viaggio, affrontiamo tutto in maniera pi¨´ serena. Cerchiamo sempre di mantenere il sorriso, anche perch¨¦ aspettiamo tutto l¡¯anno per sfruttare le nostre ferie godendoci viaggi come questo".
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troppa sabbia in mauritania
¡ª ?Gli imprevisti, infatti, non sono mancati. Al netto di qualche foratura e altri problemi minori, la prima parte della traversata in terra africana ¨¨ stata relativamente scorrevole, ma le seccature non avrebbero tardato ad arrivare: "In Marocco le strade erano pulite e non abbiamo incontrato grossi problemi. Abbiamo iniziato ad averne nel Sahara Occidentale, quasi in pieno deserto. Il problema principale ¨¨ che la sabbia entrava nel motore finendo sulla candela e di conseguenza sull¡¯elettrodo, creando cos¨¬ una specie di cortocircuito. All¡¯inizio pensavo solo che la candela si stesse sporcando in maniera anomala e cos¨¬ ho continuato a pulirla perch¨¦ il Ciao continuava a fermarsi. Questo problema ¨¨ poi peggiorato perch¨¦ pi¨´ si andava a sud e pi¨´ sabbia c¡¯era nell¡¯aria, aggravando la situazione. Alla fine ero arrivato a dover ripetere l¡¯operazione ogni 15-20 km". Effettuando quotidianamente una diligente manutenzione dei due mezzi, Mirco non ha impiegato molto a individuare la causa del problema: "Ogni sera smontavo e rimontavo entrambi i Ciao e cos¨¬ facendo avevo trovato i filtri leggermente sporchi di sabbia. Capito il problema, ai tre filtri in metallo ho aggiunto prima una spugna e poi una calza, ma anche con questi accorgimenti la sabbia continuava a entrare in modo eccessivo. L¡¯unica soluzione era fermarsi ogni ora circa di viaggio per pulire bene i filtri. ? un problema con cui abbiamo dovuto convivere per pi¨´ giorni, per tutto l¡¯attraversamento della Mauritania". A detta di Mirco, questo ¨¨ stato l¡¯inconveniente peggiore, ma anche la classica e laboriosa sostituzione delle puntine sul Ciao di Alice, vittima di continui cali di potenza, ha richiesto non poche attenzioni.
troppa acqua in senegal
¡ª ?Arrivati in Senegal, fortunatamente l¡¯operazione non ¨¨ stata pi¨´ necessaria per via dei monsoni e delle ben pi¨´ frequenti piogge, che induriscono le strade e trasformano la sabbia in terra rossa, togliendola dall¡¯aria. L¨¬ il deserto cede il posto ai primi campi coltivati e le avversit¨¤ per Mirco e Alice sono state, letteralmente, di tutt¡¯altra natura: "Una volta superato il fiume Senegal, il paesaggio cambia completamente - ha ricordato Mirco - e la sabbia diventa solo un brutto ricordo. Si tratta proprio un altro ambiente ed infatti l¨¬ i problemi derivano dalla forte presenza di acqua. Il fango ¨¨ tanto ma lo puoi evitare, scegliendo magari tratti in asfalto al prezzo di maggiori percorrenze, anche di 4 o 5 volte superiori. Il punto ¨¨ che non puoi fare nulla contro le inondazioni tipiche del periodo. Ci siamo trovati davanti luoghi dove c¡¯era mezzo metro d¡¯acqua ed ¨¨ chiaro che il Ciao l¨¬ non avrebbe potuto farcela. Quindi smontavamo e andavamo sui marciapiedi, accompagnandolo a mano. Abbiamo tentato anche qualche attraversamento, ma non ¨¨ mai semplice perch¨¦ con l¡¯acqua sporca non sai mai cosa puoi trovare sotto. In periodi del genere poi, le autorit¨¤ aprono anche tutti i tombini e se non sei del posto rischi di finirci dentro. Ne abbiamo visti diversi di veicoli in panne per questo motivo. Inoltre, visto lo scarso traffico, era difficile prendere altri mezzi come termine di paragone. Alla fine siamo riusciti ad arrivare a destinazione, ma la stessa Dakar era in pratica completamente allagata!"
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il gusto dell'avventura
¡ª ?A sentire Mirco, la soddisfazione per aver portato a termine la missione ¨¨ passata subito in secondo piano rispetto all¡¯amarezza per essere arrivati alla fine di un¡¯avventura cos¨¬ entusiasmante: "Ma noi siamo cos¨¬ ¨C ha ammesso ¨C non siamo collezionisti di mete. Quello che ci interessa ¨¨ l¡¯emozione di affrontare viaggi come questo. Ricordo infatti che gi¨¤ pochi giorni prima di arrivare ho iniziato a pensare a quale potrebbe essere la nostra prossima spedizione, anche se per il momento non posso dire nulla a riguardo". E i due Ciao, dal canto loro, sono riusciti ad arrivare a Dakar senza patire troppo gli stenti del viaggio: "Facendo manutenzione trovavo spesso viti allentate, pur utilizzando rondelle zigrinate e la Loctite nei dadi. Con i dati autobloccanti non ho avuto problemi, ma la Loctite, una volta diventata gommosa, non ¨¨ stata cos¨¬ efficiente con temperature cos¨¬ alte. ? stato un problema principalmente con la vite che fissava la marmitta, che ho sempre cercato di sistemare con la Loctite". Ad ogni modo, al loro rientro in Italia, entrambi i mezzi saranno rifocillati a dovere: "I motori saranno sicuramente da rifare con tutta la sabbia che ¨¨ entrata - ha anticipato Mirco - ci saranno sicuramente cuscinetti da sostituire, il cilindro da rettificare e altro ancora, ma nulla che possa definirsi sorprendente".
mai sprecare tempo
¡ª ?Mirco e Alice non sono tipi da restarsene troppo a lungo con le mani in mano. Anche se sono passate solo poche settimane dalla loro eroica impresa da Guinness dei primati, il loro sguardo ¨¨ gi¨¤ rivolto al prossimo capitolo della loro bella storia su due ruote. La loro passione ¨¨ tale da considerare quasi tempo perso tutto quello trascorso gi¨´ dalla sella: "Lo dicevo poco tempo fa anche ad Alice - ha chiosato Mirco - sto scrivendo il mio secondo libro al momento, ma finito questo non ne voglio pi¨´ sapere perch¨¦ mi porta via tanto tempo, giorni, che potrei invece sfruttare per farmi un giro in moto. Invece son sempre l¨¬ che scrivo. Adesso per¨° ho deciso che non ne vale pi¨´ la pena. A noi in fondo non interessano le cose materiali, uscire a far serata o cose del genere: quello che ci piace davvero ¨¨ uscire in moto e sentirci liberi".
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