PADELLE E PISTONI
Lo chef Riccardo Monco, la moto (GP) e le cene al Mugello
Dal ¡®Carlo Porta¡¯ all¡¯Enoteca Pinchiorri. Dallo scooter con cui andava alle lezioni del pi¨´ famoso istituto alberghiero di Milano - la sua citt¨¤ natale - alle moto serie che lo fanno rilassare quando esce dalla cucina di uno dei grandissimi ristoranti italiani, nel centro di Firenze. Riccardo Monco, 48 anni, ha fatto tanta strada nella sua professione visto che dopo importanti esperienze in Italia e all¡¯estero, ¨¨ approdato nella bomboniera di Annie Feolde e Giorgio Pinchiorri come capo partita nel maggio 1993, anno della terza stella Michelin che dura ancora. Prese il posto di Carlo Cracco e divent¨° executive chef l¡¯anno seguente: ruolo che ricopre tuttora, insieme alla supervisione dei due spin-off di Pinchiorri a Dubai e Tokyo. Ma ha fatto anche un mare di strada sulle due ruote, oggetto di una passione illimitata. Ispirata da un nonno motociclista - nonch¨¦ fantino professionista - ma concretizzata ben pi¨´ avanti.
Monco, dopo gli scooter dell¡¯aspirante cuoco, quale ¨¨ stata la prima motocicletta?
¡°? arrivata tardi. Una Yamaha 600 a 30 anni. La ragione ¨¨ che sino a quando non ho avuto la certezza di fermarmi in un ristorante per un lungo periodo non aveva senso acquistarne una e portarmela qua e l¨¤ per l¡¯Europa. Ma il sogno di possederne una era costante, avevo in mente di comprare la Yamaha 350 ma poi ho optato per l¡¯altra¡±.
Le moto del cuore?
¡°Una Suzuki RG Gamma 250: mi faceva impazzire per la carenatura che ricordava le moto del Mondiale. Mi ha colpito molto la Ducati Diavel che purtroppo ho guidato poco. Poi sono diventato un fedele della Yamaha MT: attualmente possiedo la 09 SP e ne sono entusiasta¡±.
Guida moto giapponesi ma ¨¨ legato alla Ducati, attraverso il Pramac Racing Team. E organizza pure una famosa cena all¡¯autodromo del Mugello.
¡°Un rapporto nato quando il patron Paolo Campinoti ¨¨ venuto all¡¯Enoteca Pinchiorri. Ha scoperto la mia grande passione e mi ha invitato per la prima volta a seguire il GP del Mugello, nel 2017: ci ¨¨ venuta voglia di creare insieme qualcosa di piacevole al termine dell¡¯evento, per un gruppo ristretto di amici del suo team. Ed ¨¨ piaciuta talmente tanto che l¡¯abbiamo replicata: ovviamente nel 2020 ¨¨ saltata ma spero davvero di organizzarla nuovamente¡±.
Cosa l¡¯ha colpita dell¡¯ambiente della Moto GP?
¡°? come se nello stesso luogo si radunassero tutti i cuochi tristellati in Italia, cercando di dare il massimo. Oltre al livello elevatissimo di chi lavora nei team, ho trovato quella continua ricerca dell¡¯innovazione che ¨¨ fondamentale oggi nel lavoro di uno chef. Non puoi mai cullarti sugli allori, per quanto bravo, perch¨¦ la cucina va sempre avanti¡±.
E i piloti? Sono star pi¨´ degli chef?
¡°Fuori dal weekend di gara sono gradevoli, alla mano. Decisamente pi¨´ di tanti altri sportivi. Ma quando iniziano le prove, diventano tesissimi per la prestazione e anche per l¡¯attesa del pubblico: per un pilota italiano correre con 100-150 mila spettatori ¨¨ pazzesco. Ecco perch¨¦ in quel momento non esiste altro che la loro moto. Li capisco, perch¨¦ Campinoti mi ha fatto il pi¨´ bel regalo della mia vita da appassionato: seguire il GP dal muretto dei box¡±.
Lei ¨¨ anche amico del designer Aldo Drudi.
¡°Merito del fotografo Marco Poderi che ha organizzato un incontro al GP di Misano. Mi ha invitato nel suo studio: ¨¨ un personaggio affascinante che molti conoscono come autore dei caschi per i grandi piloti ma ha vinto un Compasso d¡¯Oro ADI, il massimo premio del design. Mi ha promesso un casco firmato da lui, non vedo l¡¯ora di averlo¡±.
La passione per le due ruote e l¡¯arte culinaria l¡¯ha portata a essere protagonista dell¡¯originale serie televisiva Rimini Street Food.
¡°Un¡¯ idea di Filippo Polidori, grande promoter nel mondo del cibo, che ha coinvolto subito la Ducati: io e altri chef stellati, a bordo delle Scrambler, abbiamo percorso le strade pi¨´ belle della Riviera e dell¡¯entroterra riminese con l¡¯obiettivo di trovare i migliori locali di street food. Poi, ogni cuoco doveva proporre una versione creativa della piadina che per i romagnoli ¨¨ un credo. Mi sono divertito in sella alla 800 e alla 1100, in un territorio dove ¨¨ bello andare in moto, tanto pi¨´ insieme a colleghi con la stessa passione¡±.
Molti cuochi sostengono che il viaggio porta anche tante buone idee per la cucina. Lei ¨¨ tra questi?
¡°No, ma comprendo il loro ragionamento. Un viaggio in auto consente di meditare, quello in moto no. Mi ricordo bene come Graziano Rossi, padre di Valentino, ha spiegato la differenza tra i mezzi: l¡¯auto ha quattro ruote e due metri di larghezza che danno stabilit¨¤, la moto ha solo i tre cm dove il pneumatico tocca la strada. ? un equilibrio perfetto, ma non bisogna distrarsi. Quindi guido e basta¡±.
Dica la verit¨¤, se tornasse indietro farebbe il pilota.
¡°Non lo so. Intanto, sono molto felice di fare il cuoco. Poi credo abbastanza nel talento innato, coltivato sin da bambini. Fatico a pensare una vita da corridore perch¨¦ i circuiti mi entusiasmano ma al tempo stesso l¡¯inesperienza e l¡¯et¨¤ frenano la voglia di cimentarmi. Quindi non so cosa si prova da professionisti in gara: magari, cambierei idea¡±.
Domanda classica a tutti gli ospiti della nostra rubrica: tre strade da consigliare ai lettori di Gazzetta Motori per divertirsi in moto?
¡°Sicuramente quella della Futa: conosciutissima e frequentata ma comunque unica. La seconda ¨¨ la ¡®panoramica¡¯ di Valentino Rossi: da Rimini a Pesaro, passando per l¡¯interno delle Marche. Da buon lombardo, infine, consiglio un bel giro lungo i Navigli che pu¨° allungarsi sino al Ticino o all¡¯Adda. Sono zone sottovalutate ma sorprendenti per bellezza e variet¨¤ dei paesaggi¡±.
Riccardo, ma se le chiediamo quale sia il vero piacere di andare in moto?
¡°E¡¯ sempre stato un sogno giovanile, che va al di l¨¤ del classico concetto di libert¨¤ e voglia di evadere. Appena indosso il casco e accendo la moto, mi sento bene e non vorrei trovarmi da nessuna altra parte. Adoro usare la moto in ogni condizione possibile, anche perch¨¦ mi basta fare il giro del quartiere dove abito per ricaricare le pile¡±.
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