Il marchio di R¨¹sselsheim gioca la carta dell'emozione e trasforma il suo coup¨¦ pi¨´ classico in una sfiziosa Restomod ad emissioni zero, con 147 Cv e trasmissione a quatto marce. Un esemplare unico che va al di l¨¤ del restomod, che si guida con i muscoli, che fa rumore e trasmette al futuro vero fascino
Un problema e assieme un'opportunit¨¤, quella dell'auto elettrica a caccia di personalit¨¤. Possiamo giudicare la svolta di tutti i costruttori come alle spalle, le decisioni verso una mobilit¨¤ a batteria ormai prese e comunque condivise, ma ¨¨ proprio adesso che si apre una seconda fase affidata alle suggestioni da ritrovare. L'elettrica ¨¨ arrivata, ma ha bisogno di appartenere all'auto, di giocarsi il fascino di storie vissute. Questo il messaggio di Manta GSe, con cui Opel si confronta da costruttore automobilistico nel mare del Restomod, la conversione di vecchi modelli ad una meccanica pi¨´ moderna affidata all'inventiva di una miriade di aziende indipendenti. Anzi, nel mercato rampante dell'Elektromod, ovvero la rinascita di veri classici all'insegna della trazione completamente elettrica. Suggestioni che diventano protagoniste, come quelle del coup¨¦ forse pi¨´ famoso nella storia Opel, la Manta, che qui prende come sigla l'incontro di quella GSi, che ha sempre contraddistinto le vetture pi¨´ sportive di R¨¹sselsheim, con la lettera che significa motorizzazione ad emissioni zero. Un esemplare unico costruito utilizzando telaio e carrozzeria di una vettura del 1974 e che Gazzetta Motori ha provato su strada, a caccia di un futuro prossimo elegante.
L'incontro
¡ª ?Lo stabilimento di R¨¹sselsheim rappresenta da decenni la roccaforte Opel. Ospita le linee di produzione di tutti i suoi modelli, ma contiene anche il tesoro della divisione Opel Classic, non un museo ma una struttura che gestisce oltre 500 vetture storiche del marchio e il loro mantenimento ad un livello di efficienza pari al nuovo. Mattoni rossi, insegne d'annata che raccontano il senso che Opel ha sempre avuto per la motorizzazione di massa in Germania, e poi una distesa di esemplari da antologia. Tra loro, la Manta prima serie, 498.553 esemplari venduti fino al 1975 per una granturismo da famiglia che portava nel design l'appartenenza di Opel alla galassia americana di General Motors. Non a caso, la matita che l'ha creata ¨¨ quella del californiano Chuck Jordan, che negli anni a venire avrebbe disegnato intere generazioni di Cadillac. Di europeo c'erano piuttosto le motorizzazioni, ovvero il 1.2 da 60 Cv, il 1.6 da 68 o 80 Cv e poi il 1.9 da 105 Cv. Oggi Manta GSe gioca la carta dell'elettrico, con altrettanta personalit¨¤.
Operazione Elektromod
¡ª ?La carrozzeria ¨¨ di un giallo fluo che colpisce nel segno, anche da lontano, ma Manta GSe non ¨¨ un'auto da esibizione. La lunghezza di 434 cm e soprattutto la larghezza di appena 163 segnano tutto il tempo passato dalle linee sottili e sfuggenti degli Anni 70, e sono rigorosamente identiche a quelle del modello che fu di serie. La verniciatura e la finitura delle superfici sono maniacali, con interventi ridotti alla ricostruzione di paraurti anteriori e posteriori molto pi¨´ sagomati e integrati con la carrozzeria. Intatte le fiancate e le portiere, sottilissime per gli standard di oggi. Manta GSe cambia nelle dimensioni dei cerchi, che passano dai 14 ai 17 pollici di diametro, anche se gli pneumatici ultra ribassati anteriori 195/40 R17 e posteriori 205/40 R17 mantengono la circonferenza di rotolamento finale pressoch¨¦ nei limiti dell'originale. C'¨¨ stata una grande accuratezza anche nella trasformazione pi¨´ evidente, cio¨¨ quella dei gruppi ottici posteriori e soprattutto di quelli anteriori, sempre a Led, ma inseriti in un unico pannello che contiene anche uno schermo che visualizza messaggi e simboli, all'interno di un profilo trapezoidale. Quella sagoma che oggi passa sotto il nome di Opel Vizor ed ¨¨ la nuova caratteristica estetica dei modelli pi¨´ recenti del marchio, come la Mokka, ma proprio dalla Manta trova ispirazione. Il contrasto tra futuro e passato sta tutto nell'Opel Pure Panel, gi¨¤ visto proprio su Mokka, con due schermi da 12¡± e 10¡± orientati verso il guidatore, ma che come si conviene ad un prototipo visualizzano filmati a ciclo continuo, e non sono interfacciati con nessuna funzione di servizio. La strumentazione digitale sostituisce quella classica negli ingombri esatti, ed Opel ha cercato lungamente nella sua lista di arredi interni dei sedili che occupassero lo spazio degli originali, ma con imbottiture pi¨´ contenitive, trovando poi ideali quelli della citycar sportiva Adam S. Il volante Petri a tre razze mantiene un'estetica Anni 70, con il segno giallo di centratura alle ore 12, mentre il resto dei rivestimenti interni ¨¨ in nuovo materiale plastico che si abbina al padiglione in Alcantara. L'effetto non ¨¨ affatto lo stravolgimento di un classico, che per altro mantiene l'avviamento a chiave sul lato destro del piantone dello sterzo e, come vedremo, un cambio manuale a quattro rapporti originale, perfettamente funzionate, come non se ne era mai visto uno su una vettura elettrica.
La motorizzazione elettrica
¡ª ?Sospensioni ¡°corrette¡± con nuovi ammortizzatori, ma scatola dello sterzo intatta, cos¨¬ come la disposizione dei tre pedali, compresa dunque quello della frizione, inedita davvero su una vettura ad emissioni zero. La Manta GSe ¨¨ figlia di uno sviluppo congiunto tra i tecnici Opel e aziende esterne che ne hanno curato la trasformazione e l'omologazione. Abbandonata la benzina, nel cofano anteriore ¨¨ stato installato un motore elettrico da 108 kW di potenza, dunque 147 Cv abbinati a quei 255 Nm di coppia massima che la Manta 1.9 non ha mai neanche sfiorato. La conversione per¨° mostra un difetto che sarebbe improponibile su una vettura di serie, ovvero il posizionamento delle batterie da 31 kWh nel bagagliaio, direttamente sull'asse posteriore, che dunque ne gestisce il peso di oltre 250 kg, ma purtroppo con il pacco accumulatori in verticale, con il risultato di innalzare molto il baricentro della vettura e, come vedremo, renderla a tratti scontrosa in curva. Sulla bilancia, Manta GSe segna 1.137 kg, cio¨¨ 175 in pi¨´ del modello del 1974.
Come va
¡ª ?Restomod vuol dire letteralmente restauro con una grande componente di modifica meccanica, ma Manta GSe in questo ¨¨ piuttosto une rielaborazione elettrica dell'originale. Come dimostra proprio il posizionamento delle batterie, non ortodosso per una elettrica perch¨¦ non in corrispondenza del pavimento, il telaio della vettura resta sostanzialmente originale. Qui sta tutto il significato di una prova che diventa soprattutto fisica, tattile, sensoriale, e non dinamica in modo classico. Manta GSe viaggia come ha sempre fatto, con una distribuzione dei pesi ora nettamente spostata al posteriore per via degli accumulatori, e su quell'asse c'¨¨ anche la trazione, che dunque guadagna pi¨´ presa sull'asfalto. Tutto questo mettendo in conto che l'assurdo per una elettrica ¨¨ gi¨¤ successo, che la vettura ¨¨ stata accesa dal classicissimo blocchetto a chiave sullo sterzo ed ¨¨ stato utilizzato il cambio meccanico per partire. Proprio lui, l'originale a 4 marce dalla corsa della leva piuttosto lunga, ma che ¨¨ montato in asse con il motore a magnete come avveniva con quello a cilindri e pistoni. L'avvio ¨¨ naturalmente diverso, perch¨¦ alla pressione della frizione e all'innesto del primo rapporto non segue un rilascio graduale del pedale sinistro, che procura il movimento assieme alla pressione su quello destro. Qui si lascia la frizione del tutto, ma non succede nulla fino al colpo di acceleratore che attiva il motore elettrico, altrimenti inerte. Di fatto, il cambio ¨¨ un moltiplicatore di velocit¨¤, gradevolissimo per altro nel suono meccanico che procura trasmettendo trazione all'asse posteriore, ma soprattutto ci ¨¨ sembrata idea umana e godibile da aggiungere ad una vettura a batteria. Per la cronaca, Porsche utilizza una scatola di trasmissione completamente automatica per il motore posteriore della sua elettrica Taycan, dunque il fatto ¨¨ moderno, ma su Manta GSe le sensazioni sono tutte affidate alla manualit¨¤, agli ingranaggi e perfino alle incertezze negli innesti. Cos¨¬ come lo sterzo, sprovvisto di qualsiasi servo assistenza e che richiede muscoli veri, restituendo in cambio una precisione assai bassa nei piccoli angoli rispetto agli standard attuali. Servono correzioni, e attenzione molto alta al comportamento dei freni, con sistema di recupero rigenerativo dell'energia ma ancora quel feeling legato alla natura tutta analogica del dispositivo. Con spazi di arresto da calibrare e l'impossibilit¨¤ di utilizzarli nelle curve a raggio stretto, per non innescare un evidentissimo sbandamento dell'asse posteriore che allarga la traiettoria. Qui ci si affida ad una meccanica che in caso di errore va ripresa lasciandola per un attimo andare, alla vecchia scuola, e c'¨¨ una velocit¨¤ massima dichiarata di 180 orari che un fatto trascurabile. Manta GSe pu¨° essere una vettura urbana sfiziosa, che arriva fino ai 200 km di autonomia con una corposa spinta del motore, moltiplicata dai rapporti del cambio, e una marcia piuttosto confortevole. Soprattutto, ¨¨ una storia che ¨¨ diventata stile, anche se non ne conosceremo mai il prezzo.
Opel Manta GSe scheda tecnica
¡ª ?Motore: propulsore elettrico, potenza massima 108 kW/147 Cv, coppia massima 255 Nm.
Trasmissione: cambio meccanico a 4 rapporti, trazione posteriore.
Batteria: 31 kWh; autonomia, 200 km.
Dimensioni: lunghezza 4.343 mm, larghezza 1.632 mm, altezza 1.360 mm, passo 2.430 mm.
Peso: 1.137 kg.
Prestazioni: velocit¨¤ massima 180 km/h, accelerazione 0-100 km/h: N.D.
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