Contro ogni pronostico nel 1991 la Mazda 787B s¡¯impose sulla Sarthe spezzando il dominio delle auto europee e statunitensi
Anche se al momento non ha ancora ispirato pellicole con cast hollywoodiani, la vittoria di Mazda alla 24 ore di Le Mans del 1991 resta certamente un¡¯impresa da film. Nelle corse e nello sport in generale capita ogni tanto l¡¯outsider che ribalta i pronostici, ma l¡¯impresa della casa di Hiroshima nella gara endurance pi¨´ famosa al mondo ha avuto un sapore speciale. ? stata la prima vittoria di una casa asiatica, ormai l'unica possibile per una vettura spinta da un motore Wankel. Come se non bastasse, si ¨¨ trattato di un successo ottenuto contro due personaggi che di l¨¬ a poco avrebbero scritto la storia della Formula 1. Parliamo di Jean Todt, allora a capo del team Peugeot Motorsport che schierava le velocissime Peugeot 905, e di un certo Michael Schumacher, al volante delle altrettanto veloci Sauber Mercedes C11. ? stato il trionfo della strategia, dell¡¯affidabilit¨¤ e della resistenza, con il pilota che port¨° la 787B al traguardo, il britannico Johnny Herbert, costretto a saltare la cerimonia del podio perch¨¦ ricoverato in pronto soccorso, stremato da un malore. Quello di Mazda resta un acuto senza possibilit¨¤ di replica, in virt¨´ del cambio regolamentare che ha messo al bando le auto con propulsore rotativo a partire dal 1992.
La Mazda 787B
¡ª ?Le vetture schierate dal team Mazda Speed il 22 e 23 giugno del 1991 sul circuito della Sarthe furono due 787B ed una pi¨´ vecchia 787. Rispetto a quest¡¯ultima, la 787B era stata rivista nella geometria delle sospensioni per poter montare pneumatici pi¨´ larghi. Soprattutto, memori dei problemi al motore patiti dalla 787 nella precedente edizione, i tecnici giapponesi scelsero di limitare la potenza del motore R26 B Wankel a quattro rotori , capace sulla carta di sprigionare 900 Cv a circa 10.000 giri.
Ogni rotore era dotato di 3 candele di accensione e di una cubatura di 654 cc, pari ad una cilindrata complessiva di 2.616 cc. La soglia scelta per garantire l¡¯affidabilit¨¤ durante le 24 ore di gara fu 700 Cv ad un massimo di 8.500 giri. Il motore era abbinato alla trazione posteriore e ad un cambio sequenziale a 5 rapporti di origine Porsche. La 787B raggiungeva la velocit¨¤ massima di 340 km/h, anche grazie al peso limitato a 845 kg per merito della compattezza del propulsore e della leggerezza della monoscocca in carbonio e kevlar, prodotta dalla Advanced Composite Technology. La 787B numero 55, guidata dal trio composto dal tedesco Volker Weidler, dall¡¯inglese Johnny Herbert e dal belga Bertrand Gachot, era riconoscibile per la livrea verde/arancione, ben pi¨´ appariscente di quella bianca e blu delle altre due vetture: la 787B numero 18 di Kennedy, Johansson e Sala e la 787 numero 56 di Dieudonn¨¦, Yorino e Terada.
Mazda alla 24 ore di Le Mans: le qualifiche
¡ª ?All¡¯inizio degli anni Novanta anche il motorsport non sfuggiva alle contorsioni regolamentari volte ad allargare il bacino dei partecipanti e degli spettatori televisivi. Il 1991 ¨¨ stato di fatto un anno di transizione per l¡¯endurance, con le vetture di Gruppo C divise in due classi, le C1 spinte da motori aspirati con la cilindrata massima limitata a 3,5 litri, senza vincoli inerenti al consumo carburante e per un peso minimo della vettura fissato a 750 kg, mentre le C2 avevano cilindrata libera, ma vincolate ad un consumo massimo di carburante. Quindi alla 59? edizione della 24 ore di Le Mans c'erano tre tipologie di sfidanti: Peugeot, con la nuovissima 905 da 3,5 V10 (categoria C1), oltre alle pi¨´ convenzionali Jaguar XJR 12 con motore 7 litri V12 e le Sauber Mercedes C11 spinte da un 5 litri V8 turbocompresso (categoria C2). Poi c¡¯erano le Mazda, con il motore Wankel R26 B e classificate come C2, che in qualifica giocarono in difesa anche per un regolamento che impediva loro, cos¨¬ come per Mercedes, Jaguar e Porsche, di lottare per la pole. Questo perch¨¦ la Fia, a prescindere dai tempi di qualifica assoluti, riserv¨° i primi 10 posti sulla griglia di partenza alle C1 (come le francesi Peugeot 905), mentre il resto della griglia era composta dai meno recenti prototipi C2. Paradossalmente, in prima fila partivano le due Peugeot che in qualifica avevano ottenuto il terzo e l¡¯ottavo tempo assoluto in prova, mentre le 787B erano mediamente pi¨´ veloci di 5 secondi al giro rispetto alla vecchia 787, ma il trio Weidler-Herbert-Gachot non and¨° oltre il 19¡ã posto in griglia.
Metodo giapponese
¡ª ?L¡¯approccio cambi¨° radicalmente in vista della gara, con i tecnici di Mazda Speed che scelsero invece una strategia aggressiva per puntare alla vittoria. Le Peugeot 905 erano considerate veloci ma non affidabili in una gara di 24 Ore, mentre le Jaguar avevano problemi di consumi, a causa dell¡¯assetato V12 e della zavorra imposta per regolamento che fece lievitare il peso a circa mille chilogrammi. L¡¯obbiettivo di Mazda era quindi quello di tenere un ritmo di gara alto per mettere pressione alle Mercedes C11, poco pi¨´ veloci rispetto alla 787B. Al via, le Peugeot 905 scattarono in testa come da pronostico e condussero una gara in solitaria fino al primo pit-stop, quando la prima prese fuoco durante il rifornimento e la seconda pat¨¬ un problema elettrico che la releg¨° in 35? posizione. Alla boa delle sei ore di gara le Mercedes C11 erano saldamente al comando occupando tutti e tre i gradini del podio, mentre la Mazda 787B numero 55 aveva risalito la china fino alla quarta posizione.
Durante la notte comincia a materializzarsi il sogno di Mazda: la Mercedes C11 numero 32 si ritrov¨° costretta a perdere 40 minuti ai box mentre si trovava in seconda posizione, a causa di un detrito che ha imposto la sostituzione di diversi componenti. Dopo 12 ore di gara, alle 4 di notte, la Mazda 787B si trova terza non lontana dalle prime due Mercedes e con un buon margine sulle due Jaguar XJR 12 che la inseguivano, ma poco prima dell¡¯alba ecco il secondo colpo di scena: la C11 numero 31 di Wendlinger, Schumacher e Kreutzpointner ¨¨ costretta ai box per un problema che impone la sostituzione della trasmissione. Addio secondo posto e rientro all¡¯ottavo posto a dieci giri di distacco dal leader. Per Schumacher si tratter¨¤ di un appuntamento mancato con il podio del 23 giugno, ma dovr¨¤ attendere soltanto il 25 agosto per il suo debutto in quel campionato del mondo di F1 che gli regaler¨¤ ben 7 titoli. Alle prime luci del giorno, la 787B numero 55 si trovava seconda a quattro giri di distanza dalla C11 superstite, la numero 1 guidata dal trio Schlesser, Mass e Fert¨¦. Un margine discreto, ma non sufficiente per mettere al riparo la vittoria da un eventuale problema, che infatti si materializza in una scia di fumo bianco lasciata prima dell¡¯ora di pranzo: per la C11 ¨¨ il ritiro. Intorno alle 13 di domenica 23 giugno la Mazda 787B conquista cos¨¬ la testa della corsa, e non le resta che gestire il margine di due giri che vanta nei confronti della Jaguar XJR 12. L¡¯ultimo stint di guida spetta a Johnny Herbert, futuro compagno di Schumacher in Benetton F1, che porta alla vittoria la Mazda 787B senza per¨° poter tagliare il traguardo, a causa dell¡¯euforia del pubblico che ha invaso la pista per godersi il trionfo storico della casa giapponese. Dopo il rientro ai box tra due ali di folla, il pilota britannico venne portato nel centro medico per un leggero malore e dovette perdersi la cerimonia del podio. Questa avventura ¨¨ durata 362 giri per una distanza di 4932,2 km, ma soprattutto ¨¨ valsa come una sfida vinta dall'ingegneria diversa ma possibile, da una cura maniacale riservata all'affidabilit¨¤ di una vettura differente in tutti i suoi fondamentali meccanici. L¡¯unico inconveniente patito dalla Mazda 787B vincente ha riguardato un cuscinetto della ruota posteriore, cambiato per precauzione. ? stato un successo costruito sull'intuizione del motore rotativo, dalle sue doti di fluidit¨¤ e leggerezza, sostenute con decenni di sviluppo. Che ha trovato un traguardo, e ora un nuovo inizio.
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