Cento anni nell'ingegneria dei tempi moderni, tra auto icona come RX-7 o MX-5 e le sfide tecnologiche vinte come il motore rotativo e la tecnologia Skyactiv-X, mentre il design ormai lo disegna la luce
Quello che fa innamorare dell'industria automobilistica giapponese ¨¨ l'intreccio tra tecnica e coraggio, quel compito che altrove nel mondo hanno gli uomini di marketing e i designer, e che qui invece spetta agli ingegneri. Qui, stupire non ¨¨ all'ordine del giorno. Convincere quotidianamente con innovazioni che funzionano, invece s¨¬. Mazda ¨¨ parte di questa storia, con i cento anni dalla sua fondazione che cadono nel 2020 e che aggiungono il senso di un¡¯avventura industriale abituata alla salita. A una sfida che gli ha visto prendere strade uniche, intuizioni di modelli destinati a diventare icone, adottare tecnologie destinate a cambiare le associazioni mentali perfino sul motore a combustione.
Si comincia dal futuro
¡ª ?Nascere a Hiroshima per un¡¯azienda nipponica nel 1920 significava spuntare in una baia popolata di capannoni qualsiasi dedicati a un lavoro poco pi¨´ che artigianale. La Toyo Cork Kogyo, cos¨¬ si chiamava, produceva sughero usato come isolante naturale. Nel 1921 l¡¯imprenditore Jujiro Matsuda la rileva, con un investimento fatto con fiducia verso l'ingegneria dei tempi moderni. Cambia nome, diventa solo la Toyo Kogyo Co, e passa a produrre utensili industriali. Il Giappone che si metteva in marcia aveva bisogno anche di mobilit¨¤, ed ecco che l'azienda fa quello che deve, e lo fa subito bene. Nel 1931 arriva il Mazda-Go, un motocarro a tre ruote equipaggiato con un innovativo cambio a quattro marce che si traduce in un vantaggio competitivo incredibile sulla concorrenza: riduce i consumi di carburante del 20%. Un successo commerciale che dura fino alla guerra. Quella di cui si vede fin troppo da vicino la fine. Proprio Hiroshima ¨¨ il bersaglio del primo bombardamento atomico della storia, il 6 agosto 1945. Si conter¨¤ una cifra non inferiore a 180 mila morti, ma c'¨¨ una montagna a proteggere l'impianto della Toyo Kogyo Co. Si pu¨° riprendere presto, e il messaggio ¨¨ chiaro. Prende piede il nome Mazda che viene da ¡°Ahura Mazda¡±, il Dio dell'armonia e della saggezza nella cultura dell'Asia profonda.
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L'auto come una sfida
¡ª ?Chi conosce la cultura giapponese, apprezza una differenza che non ¨¨ da poco. Chi vuole trovarsi uno spazio sul mercato, punta tutto sulla forza che pu¨° avere una idea di imporsi. La strategia ¨¨ nel marketing delle cose fatte bene. Nel 1960 Mazda punta al bisogno di trasporto di un Giappone ancora semplice, ma rampante, e debutta la R360 Coup¨¦, che fa dello stile e della leggerezza armi distintive. In meno di tre metri di lunghezza ci sono due posti e un motore due cilindri a V da 16 Cv di potenza per solo 380 kg di peso. Elegante, non un fulmine con i suoi 90 km orari di velocit¨¤ massima, ma fondamentale nell'immaginario collettivo che aspettava solo desideri possibili.
Solo un anno dopo, Mazda si dedica invece alle sfide che ad altri sembravano improbabili. Acquista dalla casa automobilistica tedesca NSU la licenza per sviluppare il brevetto del motore rotativo Wankel, giudicato da tutti un azzardo ingegneristico per quel sostituire la tradizionale architettura a cilindri e pistoni con un rotore centrale a lobi, capace di riprodurre tutte e quattro le fasi di un propulsore, in modo continuativo. Sette anni di lavoro per trasformare l'idea in una soluzione compatta, leggera e alla portata della guida di tutti i giorni. Nel 1967 arriva la futuristica Mazda Cosmo Sport/110S, prima autovettura al mondo dotata di motore rotativo, con una potenza di 110 Cv. All'eleganza vera penser¨¤ la Luce Rotary Coup¨¦, prodotta in 1000 esemplari dal 1969 al 1971, ma soprattutto prima e unica vettura nella storia ad aver mai adottato il motore rotativo abbinato alla trazione anteriore.
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L'alternativa ¨¨ possibile
¡ª ?Dalla Cosmo in poi, saranno quasi due milioni le vetture a motore rotativo vendute nel mondo, aprendo per¨° anche una via, quella di voler rappresentare in modo differente sul piano estetico quella sportivit¨¤ cos¨¬ diversa sul piano meccanico. Nasce cos¨¬ una sigla, RX, e decolla un¡¯intera generazione di modelli di successo lunga decenni. Nel 1991 Mazda si impone anche alla 24 Ore di Le Mans con la 787B, che resta l'unica auto arrivata al successo con propulsore non a cilindri classici e pistoni. Sempre nel 1991 il motore rotativo Wankel spinge una vettura destinata a diventare di culto cinematografico in stile Fast and Furious, la Mazda RX-7, mentre nel 2003 inizia la produzione del propulsore Renesis, massima evoluzione di questa tecnologia nell'ottimizzare l'iniezione di benzina e la gestione dei gas di scarico.
Tocca a lui equipaggiare la RX-8, coup¨¦ a quattro porte giocata tutta sulla leggerezza e l'agilit¨¤ di guida. Uscir¨¤ di produzione nel 2012, senza eredi. Ma per il Renesis ¨¨ solo un arrivederci. Mazda abbraccia un'altra avventura motoristica, la piattaforma Skyactiv-X, altrettanto rivoluzionaria. La tecnologia viene brevettata come Spark Plug Controlled Compression Ignition, e nella sostanza la classica candela si occupa dell'accensione tradizionale di tutta la miscela nel cilindro solo ad alti regimi. Per la maggior parte del tempo produce invece una scintilla controllata che fa letteralmente detonare una piccola bolla di carburante attorno a lei, provocando un¡¯onda d'urto che aumenta istantaneamente la pressione sul resto del contenuto del pistone, dove a quel punto anche una miscela incredibilmente pi¨´ ricca di aria che di benzina riesce ad accendersi da sola, per effetto esclusivamente della pressione. In linea di principio, come succede nei propulsori a gasolio, proprio per questo pi¨´ limitati nei consumi. Questa ¨¨ l'innovazione del 2 litri Skyactiv-X da 180 Cv, un motore dal doppio volto, con percorrenze medie nell'ordine di 4,6 l/100 km ma senza limitare la vivacit¨¤ di una guida a suo modo ¡°all'antica¡±, ispirata agli allunghi.
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L'icona che non c'era
¡ª ?Nel frattempo, il marketing delle cose fatte da Mazda ha fatto incontrare la passione delle persone che di auto sportive vivevano, e parlavano. Il giornalista americano Bob Hall conosce e convince Kenichi Yamamoto, negli Anni Settanta a capo del reparto ricerca e sviluppo Mazda. Si trattava di ripensare alle Triumph TR7, al Duetto Alfa e perfino alla Ferrari 275 GTB, con un divertimento pi¨´ largo delle altre cabrio: classica e moderna insieme, leggerissima e coinvolgente a ogni curva. L'auto intensa alla fine arriva, si chiama MX-5 ed ¨¨ il 1989. Da allora, quattro versioni, con ben oltre un milione di esemplari venduti che valgono il record di sportiva a due posti pi¨´ venduta della storia.
Il gioco della luce
¡ª ?Quando poi il tempo passa e qualcuno lo guarda passare, in Giappone pu¨° venirne fuori un'altra sfida. Che ha a che fare con quella lavorazione dei quadranti degli orologi da polso di pregio, una caratteristica della ceramica dipinta e cotta pi¨´ volte, tipica dell'artigianato nipponico. Quando la luce si muove sulla superficie smaltata, crea effetti sempre nuovi. Nel 2010 Mazda presenta la sua concept car Shinari, una sportiva che soprattutto inventa il Kodo Design, una filosofia estetica che fa dei riflessi sulla carrozzeria un elemento di personalit¨¤. Il risultato pratico arriva nel 2012, con la prima generazione del Suv Medio CX-5 e le sue proporzioni costruite attorno al movimento, non solo all'occupazione fisica dello spazio. Al Tokyo Motor Show 2017 poi ¨¨ tempo della Kai Concept, con Mazda che raggiunge definitivamente lo scopo. La vettura anticipa la nuova media compatta Mazda 3, ma soprattutto definisce in modo pi¨´ radicale e distintivo il Kodo design, cio¨¨ infondere nuova vitalit¨¤ alle auto con effetti di colore cangianti in base all'ambiente circostante, studiando il movimento di ciascun riflesso sulle superfici. Le forme sono definite dalla luce, un risultato che diventa evidente al Salone di Ginevra 2019, con il debutto della nuova CX-30, destinata a entrare con successo nel segmento dei crossover compatti. A ottobre dello stesso anno, Mazda MX-30 debutta al Tokyo Motor Show. ? la prima elettrica del marchio giapponese, anche lei figlia del Kodo design, con la passionalit¨¤ di un posto guida che ricorda la MX-5 e con la prospettiva di utilizzare a bordo il motore Wankel e le sue dimensioni estremamente compatte come generatore di energia. Tante idee che convergono, e che convincono assieme.
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