Ferrari, come si riparte? Il 2023 è segnato, ecco le chiavi per il rilancio

Chi lavora alla Ferrari racconta di una fabbrica che è come un’astronave. A Maranello c’è tutto: una galleria del vento che funziona, un super simulatore di ultima generazione (l’ha prodotto l’ex ferrarista Ashley Warne con la sua azienda Dynisma) e banchi prova motore e telaio d’avanguardia. Ma sono gli uomini a manovrare tutti questi strumenti e finora non si è riusciti a ricavare il massimo delle prestazioni. Qualcuno, fra di loro, sostiene che non sia colpa della mancanza di talento ma del clima che si respira all’interno della Gestione Sportiva, dove lavorano circa 1200 dipendenti. Un clima di paura e incertezza, che si riflette sul comportamento delle persone, finendo per smorzare l’entusiasmo. La tendenza sarebbe quindi di evitare le scelte rischiose o azzardate, proprio quelle che invece permettono a gente come Adrian Newey di trovare le soluzioni tecniche più geniali, facendo la differenza. Il compito di Vasseur sarà riuscire a ribaltare questa tendenza, sempre che il presidente John Elkann e l’a.d. Benedetto Vigna gli diano il tempo e la fiducia necessari. Non lo aiuta il fatto che tante aree della produzione e la gestione finanziaria del team siano passate sotto la direzione di Vigna. La prossima vettura, già in fase di gestazione, sarà concepita dagli stessi responsabili che hanno dato vita a quella attuale: Enrico Cardile (telaio), Diego Tondi (aerodinamica), Flavio Montecchi (chief designer) ed Enrico Gualtieri (power unit). Sarà i coraggio delle scelte a decretarne il successo o l’ennesimo fallimento. Manca un direttore tecnico a Maranello. La campagna acquisiti dalla Red Bull finora non ha dato i frutti sperati, perché figure senior come il d.t. Pierre Waché (sul podio domenica a Montecarlo...) e l’aerodinamico Enrico Balbo hanno rifiutato il trasferimento. Perciò non ci si può aggrappare ai rinforzi. Del resto, chi passerebbe armi, bagagli e famiglia dalla Gran Bretagna all’Emilia, per poi magari essere rispedito a casa dopo due anni come è successo a tanti tecnici di valore “demoliti” in passato a Maranello?