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Una dieta anti-Parkinson? Ecco a che punto sono gli studi scientifici
Pu¨° l'alimentazione aiutare a prevenire l'insorgere del morbo di Parkinson? Secondo la maggior parte degli studiosi la risposta a questa domanda ¨¨ "s¨¬", per questo sono in corso numerose ricerche, in diverse parti del mondo, per cercare di capire quale possa essere la dieta migliore per ridurre i rischi di incorrere in questa grave malattia neurodegenerativa.
Il percorso verso una dieta anti-Parkinson
¡ª ?In occasione della Giornata Mondiale del Parkinson 2024, che si celebra proprio oggi, 11 aprile, l'Associazione Italiana Parkinsoniani (AIP) ha condiviso delle utili informazioni per capire a che punto siamo nel percorso verso l'individuazione di una dieta che possa definirsi anti-Parkinson. L'AIP spiega che ci sono numerosi studi scientifici "che evidenziano gli effetti positivi della dieta chetogenica sulle malattie neurodegenerative e in particolare sulla malattia di Parkinson, grazie a un effetto antiossidante e antinfiammatorio".
La chetogenica ¨¨ una dieta anti-Parkinson?
¡ª ?In particolare ¨¨ stato notato da alcuni studiosi che nelle persone che seguono la dieta chetogenica "il cervello non ricava energia dal glucosio, generalmente prima fonte energetica del nostro organismo, ma dai corpi chetonici, sostanze derivanti dai grassi, con numerose propriet¨¤ benefiche per l'organismo" portando a un "netto miglioramento delle funzionalit¨¤ dei mitocondri". Tuttavia, sottolinea l'AIP, ¨¨ importante che "sia il medico a valutare se adottare questo regime alimentare che, attraverso una dieta chetogenica normocalorica o una supplementazione esterna, pu¨° portare benefici a pazienti con malattia di Parkinson".
Dai latticini al caff¨¨ e la vitamina D
¡ª ?Altri studi si stanno concentrando invece sugli effetti di determinati alimenti o di alcune vitamine. In particolare l'AIP spiega che sono in corso degli studi "per verificare eventuali effetti di latticini e del caff¨¨" nella prevenzione della malattia di Parkinson, ma ci sono per ora risultati ancora molto contrastanti. Invece sembra esserci un maggiore accordo nella comunit¨¤ scientifica per quello che riguarda la vitamina D, perch¨¦ siccome "nella malattia di Parkinson, cos¨¬ come nell'Alzheimer e in altre patologie croniche, se ne rilevano bassi livelli nel sangue, molti specialisti mettono in correlazione la mancanza di questa vitamina con queste patologie". Anche in questo caso, per¨°, ¨¨ ancora tutto da provare.
Il microbiota
¡ª ?Alcuni studi poi si stanno concentrando su un altro argomento molto importante quando si parla di alimentazione e di salute dell'intestino: il microbiota. Infatti l'AIP spiega: "Il coinvolgimento del sistema nervoso dell'intestino nella malattia di Parkinson ¨¨ abbastanza conosciuto. Nelle cellule nervose dell'intestino si osserva piuttosto precocemente la comparsa di alfa-sinucleina, la proteina che si accumula nei neuroni dei malati di Parkinson. Il 60% dei pazienti presenta stipsi che pu¨° comparire anche molti anni prima rispetto alle difficolt¨¤ motorie. Questa evidenza appare quindi in linea con l'ipotesi che la malattia possa avere origine dall'intestino e da qui possa diffondersi al cervello. Poich¨¦ il microbiota ha un importante effetto di regolazione dell'attivit¨¤ intestinale, sono numerosi i ricercatori che stanno studiando se questo insieme di batteri possa effettivamente influire sull'insorgenza della malattia".
Gazzetta dello Sport
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