Ha mostrato, da debuttante, il più organizzato calcio di questa Coppa d’Africa, ma è costretto a tornare a casa. Capo Verde perde 2-0 contro il quotato Ghana, ma segna un punto da cui ripartire, per essere presto di nuovo competitivi ad alto livello nel Continente. Il Ghana, che ora troverà Burkina Faso o Togo, fa valere la maggiore esperienza internazionale, che si pesa anche in malizie e condizionamenti, anche se alla fine le Black Stars mostrano una compattezza che li propone come favoriti alla vittoria finale, insieme alla Costa d’Avorio.

la partita — Il Ghana è costretto a fare la gara, ma non trova contromisure alla difesa capoverdiana. Kwesi Appiah ripropone lo juventino Asamoah dietro all’unica punta Gyan e rinnova la fiducia ad Atsu. La manovra delle Black Stars è piuttosto lenta (doppio mediano con Badu-Rabiu, limitato nella creazione) e soprattuto l’idea di attaccare non è precisa: ci si prova ad affidare ad iniziative individuali, che a causa dell’organizzazione corporativa di Capo Verde, finiscono spesso per essere velleitari uno contro due. La produzione dell’attacco ghanese è povera, ma la squadra rischia poco nelle ripartenze degli avversari, che di tanto in tanto provano ad accompagnare gli attacchi con alcuni uomini. Poche le emozioni nei primi 45’.

Il contatto tra Gyan e Carlitos che ha indotto l'arbitro a fischiare il rigore. Afp

La ripresa si apre con il contestato rigore in favore del Ghana, Proprio nel minuto in cui si infortuna la “stella” di Capo Verde, Ryan Mendes, il 53’ Gyan subisce una carica in area da Carlitos: trasforma dagli undici metri il giocatore dell’Espanyol Wakaso, da poco entrato in campo. Grande, oltre che sorprendente, è la maturità della squadra guidata dall’ottimo c.t. Antunes. Il “discepolo” di Mourinho, riesce a cambiare lo stile di gioco della sua squadra mantenendo ordine in campo: i suoi squali blu iniziano a gestire la palla con sapienza, trovando subito equilibrio (si veda anche la fase di riconquista del pallone) e cercando di pescare le zone scoperte della fisica difesa ghanese. La qualità non è elevatissima e per questo non produce tantissimo: pericoloso solo un tiro da fuori del subentrato Platini al 58’, e qualche mischia sui calci di punizione di Babanco. Il portiere ghanese Dauda non sbaglia nulla e l’arbitro non gli regala niente nelle situazioni dubbie, facendo aumentare il nervosismo in squadra. Che però ci prova fino all’ultimo: Heldon nel recupero sfiora il gol con una punizione a giro. Il portiere si spinge in avanti nel corner al 94’: sul contropiede, con tutti i capoverdiani nell’area ghanese, le Black Stars, ancora con Wakaso, segnano il 2-0 finale. Esce a testa alta Capo Verde: in semifinale ci va il Ghana per la quarta volta consecutiva dopo quelle raggiunte nel 2008, 2010 e 2012.

Festa per i maliani dopo i rigori fortunati. Afp

avanti mali — Un momento di felicità a tutta la gente del martoriato Mali lo regala la Nazionale, che batte, dopo 120’ e i rigori, il Sudafrica a domicilio e vola in semifinale di Coppa d’Africa, dove attende la vincente del quarto di finale tra Costa d'Avorio e Nigeria, in programma domenica sera a Rustenburg. La partita è assolutamente povera di contenuti tecnici, col Sudafrica che prova a fare la gara coi relativi mezzi a disposizione (leggi: qualità dei singoli a disposizione), mentre il Mali prosegue col calcio miserrimo che a proposto in tutta la Coppa d’Africa.

super keita — Unica eccezione: lo splendore di Seydou Keita. Giocatore feticcio di un genio del futbol come Pep Guardiola, l’anima delle Aquile, dopo un anno a monetizzare i frutti della sua carriera al Barcellona nel campionato cinese, rimane una delizia per gli appassionati di calcio. Nel disordinato 4-1-4-1 del c.t. francese Carteron, in appoggio all’attaccante del Chievo Samassa, ma è costretto a ripiegare anche sulla linea dei difensori. Nel gol sudafricano che sblocca il match, alla mezz’ora, prova a chiudere lui una transizione disastrosa della sua squadra, che lascia in parità numerica gli avversari: non gli riesce l’impresa e il Sudafrica va in vantaggio con Tokelo Rantie. E’ protagonista, dopo 58 minuti di football ruminato, principale del pareggio maliano: è lui che fa ripartire, palla al piede, l’azione della squadra, allarga sulla destra per Samassa, che allarga la difesa con un taglio profondo e poi offre in mezzo l’assist a Keita che mette dentro l’1-1 e fa piangere Durban e l’intero Sudafrica: zittire le vuvuzela è invece impossibile.

poco sissoko — La partita si trascina stancamente fino al 90’. non esaltante la prova del neo viola Momo Sissoko, ma la posizione di uomo davanti alla difesa forse non gli si addice in questo contesto: i sudafricani moltiplicano le ricezioni nella zona davanti all’area di rigore, ma anche i centrali hanno parecchie responsabilità: i Bafana Bafana però non ne aprofittano. I primi supplementari di questa Coppa d’Africa non sono certo da tramandare ai posteri: le squadre sono stanche, sempre più lunghe e disunite: c’è qualche iniziativa individuale, latitano totalmente le emozioni. Si decide tutto ai rigori. Diakité para alla grande i rigori di Furman e Mahlangu e infastidisce il penalty decisivo che finisce fuori: Seydou Keita è il primo ad abbracciarlo. La guerra non si ferma, ma qualche sorriso qua e là può sempre spuntare. E fa bene.