Adesso Spoelstra ride
Da problema a eroe

Ce l’ha fatta anche stavolta. Eric Spoelstra sarà l’allenatore dei Miami Heat anche il prossimo anno e la sua parabola è sempre più simile a quella di un pugile che rischia spesso di andare al tappeto, ma alla fine si rialza e vince. Miami ha pensato spesso di esonerarlo, ma Spoelstra ha sempre tenuto duro: non è bastato il poco edificante episodio della spallata rifilatagli nella scorsa stagione da Lebron James. Non sono bastate la sconfitta nelle Finali del 2011 contro i Dallas Mavericks e la lite con Dwyane Wade di un mese fa a Indianapolis. E ora che Spoelstra è campione Nba, Miami non vuole (o non può?) più liberarsi di lui. Almeno per il momento.

Erik Spoelstra, 41 anni. Reuters

destini comuni — Lasciamo da parte le voci e le speculazioni sugli Oklahoma City Thunder e sul rinnovo contrattuale di coach Scott Brooks e trasferiamoci nel Sud della Florida. Grazie alla vittoria dei Miami Heat per 121-106 in gara-5 delle Finali, Lebron James ha finalmente conquistato il suo primo titolo, proprio come Spoelstra, che ha in comune con il "Prescelto" le numerose critiche ricevute nel corso della stagione, alle quali però nel caso di Lebron hanno fatto seguito gli elogi, che per il tecnico degli Heat non sono quasi mai arrivati e chissà se mai arriveranno. Spoelstra, dall’aspetto per metà robotico e per metà infantile, non è sicuramente un fuoriclasse delle pubbliche relazioni e quando parla l’impressione che se ne ricava è quella di un bambino che si diverte a fare l’adulto indossando le scarpe del papà, con risultati non proprio entusiasmanti. Una sensazione radicalmente smentita da coloro che conoscono bene il tecnico degli Heat, un professionista serio che chiede e spesso ottiene il massimo in palestra, nello spogliatoio, in panchina. "È un instancabile lavoratore", ha detto di lui Dwyane Wade, uno che lavora con Spoelstra fin da quando è arrivato a Miami nel draft del 2003. All’epoca, l’attuale coach di Miami ricopriva l’incarico di coordinatore video di Pat Riley, mentre Wade era una giovane stella dal talento ancora grezzo, ma purissimo. C’erano entrambi nel 2006, l’anno del primo titolo Nba degli Heat e in questa stagione, con ruoli diversi, hanno vinto ancora.

mentalita' e sforzo — "Il grande merito di Spoelstra è stato quello di averci sempre tenuto con i piedi per terra", ha spiegato la guardia originaria di Chicago, "trasmettendoci allo stesso tempo fiducia e consapevolezza delle nostre qualità. Non ha mai cercato alibi per giustificare una sconfitta, ma ci ha sempre spronato a migliorare perché forse quel che avevamo fatto non era abbastanza per vincere. Con il tempo siamo riusciti ad acquisire la sua mentalità". Il momento decisivo è stata sicuramente la vittoria di gara-5, la trentaquattresima nei playoff per il tecnico dei Miami Heat che eguaglia il suo mentore Pat Riley. Il record di Spoelstra durante la postseason è infatti di 34-22 (60.7%), mentre quello di Riley è di 34-36 (48,6%). Spoelstra sarà dunque ricordato come l’uomo che ha aiutato Lebron James a vincere il suo primo titolo Nba: questo non equivale automaticamente a una conferma – basti ricordare il caso di Paul Westhead, con il quale Magic Johnson conquistò il suo primo anello, ma che fu esonerato dai Los Angeles Lakers solo 18 mesi dopo – però dovrebbe quantomeno garantire al coach degli Heat più fiducia e tranquillità in vista della prossima stagione. "Credo nel lavoro e nel sacrificio", ha dichiarato il 41enne Spoelstra, originario delle Filippine e figlio di uno dei dirigenti storici della Nba, Jon Spoelstra. "Credo nello sforzo di costruire una squadra, di sacrificarsi, di dare qualcosa in più del massimo; questo è ciò che rende il mestiere di allenatore uno dei più difficili, ma anche dei più gratificanti".

L'abbraccio tra Spoelstra e LeBron. LaPresse

domatore di ego — E le critiche? Le ironie nemmeno troppo contenute sulla sua eleganza troppo ostentata, da figlio della buona borghesia, e su alcuni momenti di eccessiva ingenuità (come quando ha ammesso candidamente che i suoi giocatori avevano pianto dopo una sconfitta a Chicago)? "Non me ne sono mai preoccupato troppo, perché ho sempre saputo di avere la fiducia della dirigenza", ha ammesso il coach degli Heat. "Non è certo una casualità che molti di noi siano qui da 17 anni, lavoro con Riley da tantissimo tempo e siamo legati da un rapporto di stima reciproca, per questo non mi sono mai sentito in discussione ". Per molti osservatori esterni, Spoelstra era nella classica situazione in cui hai tutto da perdere e niente da guadagnare; due anni fa gli era stato assegnato l’incarico di gestire una squadra ricca di talento ma, inevitabilmente, anche di con degli ego sviluppati. Il merito indiscutibile del presidente dei Miami Heat, Pat Riley e del proprietario Micky Arison è stato quello di lasciarlo lavorare senza eccessive pressioni. Dopo le Finali Nba del 2011, il tecnico di Miami sembrava a un passo dall’esonero e le voci sul suo futuro si sono rincorse anche dopo le iniziali difficoltà degli Heat in questi playoff, che hanno visto la squadra della Florida rimontare in tre occasioni dopo essere stata sotto nella serie (2-1 contro Indiana, 3-2 contro Boston, 1-0 contro Oklahoma City). Forse è stata proprio questa la svolta, il fatto che Miami non si sia disunita al primo momento difficile e che abbia seguito le indicazioni del suo allenatore. La bravura di Spoelstra è stata quella di aver trasmesso le sue idee, giuste o sbagliate che fossero, alla squadra e paradossalmente lo ha aiutato anche il suo modo di essere così polemico e vivace in panchina, uno stile che probabilmente piace ai giocatori. Contro ogni pronostico, il tecnico degli Heat è riuscito a domare gli spiccati ego di alcune delle stelle più luminose della Nba.

adeguamenti — "A volte si è portati a pensare che quando un coach allena grandi campioni abbia paura di loro e finisca per essere delegittimato ", ha spiegato Riley. "Può succedere, ma non è il caso di Spoelstra, che ha un buonissimo rapporto con la squadra, ma allo stesso tempo non guarda in faccia nessuno. Osservo il suo lavoro quotidianamente e non sono stupito dai risultati che ha ottenuto". Spoelstra è riuscito a gestire nel modo migliore le dinamiche interne dello spogliatoio degli Heat, senza riservare particolari trattamenti di favore alle stelle della squadra e studiando nuove soluzioni tattiche che permettessero anche agli altri giocatori di sentirsi importanti. Ha convinto James a giocare di più sul perimetro e ha spostato Chris Bosh dalla posizione di ala grande a quella di centro per permettere a Lebron di muoversi in post basso. I risultati sono stati simili a quelli ottenuti da Boston con lo spostamento di Kevin Garnett nella posizione di centro e hanno permesso di creare agli avversari evidenti problemi di match-up in fase difensiva; la difesa dei Miami Heat è cresciuta tantissimo, fino a diventare quasi impenetrabile come quelle dei Chicago Bulls e dei Boston Celtics, ritenute fino a poco tempo fa le migliori della Nba.

Spoelstra: 194-118 il suo record in carriera. Reuters

eric e pat — Adesso Spoelstra è uno dei quattro allenatori in attività ad aver vinto almeno un titolo Nba, insieme a Gregg Popovich dei San Antonio Spurs che ne ha vinti quattro e a Rick Carlisle dei Dallas Mavericks e Doc Rivers dei Boston Celtics, entrambi fermi a uno. La differenza è che il coach degli Heat ci è riuscito dovendo convivere ogni giorno con l’ombra del grande Pat Riley, che nel 2006 vinse il titolo Nba con Miami dopo aver scelto di sostituire in prima persona il deludente Stan Van Gundy; nonostante le numerose smentite dall’alto, c’erano tutti gli indizi perché la storia si ripetesse. Ma Riley crede ciecamente nel suo allenatore e lo ha ripetuto per l’ennesima volta giovedì scorso, durante la festa per il titolo: "Secondo qualcuno Spoelstra riceve troppe critiche, secondo altri invece riceve troppi elogi. La verità è che Eric ha la piena fiducia della dirigenza, lui lo sa e per questo non deve prestare attenzione a quello che dice la gente, che ribalta le proprie opinioni ogni 15 minuti, come una clessidra. È maturato tantissimo, c’è un grande spirito di collaborazione tra noi e il fatto che ogni tanto mi chieda ancora qualche consiglio mi inorgoglisce molto.Sono il suo primo tifoso, perché in qualità di presidente voglio che la squadra vinca e ritengo Eric la persona più adatta per ottenere dei grandi risultati".