Miami è campione
LeBron è il suo profeta

LeBron James è campione Nba. Sono parole che forse a un certo punto, nemmeno lui pensava di sentir mai pronunciate. Invece il titolo è arrivato, con un anno di ritardo rispetto al previsto, non nella finale in cui gli Heat venivano dati per strafavoriti (quella del 2011 contro Dallas), ma in quella in cui ci arrivavano da underdog, con Oklahoma City che pareva pronta per vincere dopo aver eliminato in rapida sequenza Mavs, Lakers e Spurs. Gara-5 è stata un monologo di Miami (121-106 il finale), che ha dominato sin dalla palla a due, mettendo definitivamente in ghiaccio il risultato nel terzo quarto, chiuso sul 95-71 con una grandinata di triple, arrivate anche grazie al fatto che i Thunder hanno tentato di chiudere l’area per impedire le penetrazioni all’indemoniato LeBron (tripla doppia con 26 punti, 11 rimbalzi e 13 assist), lasciando inevitabilmente scoperto l’arco.

solo miami — La partita, anche quando il punteggio non sembrava indicarlo con certezza, non è mai esistita. Oklahoma City è scesa in campo non certo con l’atteggiamento di chi non ha domani, timida e timorosa, senza quella forza della disperazione che ci si poteva aspettare. Miami partiva alla grande, con 4 triple nel primo quarto e un Mike Miller resuscitato (12 punti con 4/4 da tre nei primi 24’). Con LeBron che attaccava il canestro con costanza, servito spesso in velocità, gli Heat volavano a +17 (53-36 a 4’41” dalla pausa). Con Harden che trovava solo punti dalla lunetta, un Westbrook egoista e pasticcione e un Durant così così (per i suoi standard), Oklahoma City (disastrosa difensivamente, soprattutto negli aiuti inesistenti dal lato debole) restava relativamente in partita all’intervallo solo grazie al 17/18 dalla lunetta, visto che dal campo tirava col 37% contro il 55 degli avversari.

passerella — Quando in avvio di ripresa OKC torna a -5, la risposta di Miami mette subito fine alle aspirazioni di rimonta dei Thunder con due triple consecutive di Chalmers e Battier. L’illusione peraltro dura poco, perché la marea Heat sale rapida e quando Battier, Miller e Bosh trovano ancora il canestro dall’arco (a quel punto Miami ha 12/20 da tre), i Thunder crollano a -25. C’è giusto tempo per altre due triple di Miller che arriva a 7/8, a una dal record di Ray Allen (8 nel 2010 contro i Lakers). Il resto è solo passerella, strameritata, per LeBron e compagni. L’incubo, durato nove anni, è finalmente finito.
Miami: James 26 (9/16 da due, 0/3 da 3, 13 assist, 11 rimbalzi), Miller 23 (0/3 da due, 7/8 da tre), Bosh 24 (8/13 da due, 1/1 da tre, 7 rimbalzi), Wade 20 (7/12 da due, 8 rimbalzi).
Oklahoma City: Durant 32 (10/18 da due, 3/6 da tre, 11 rimbalzi), Westbrook 19 (4/15 da due, 0/5 da tre, 6 assist), Harden 19 (2/3 da due, 3/8 da tre, 5 rimbalzi).

LE PAGELLE — Queste le pagelle di gara 5

Miami
Chalmers 7 Duro, si becca anche con Durant, serve assist e trova buoni punti dall’arco.
Wade 7 Fa quello che serve, in attacco e in difesa, anche se sono altri a dare spettacolo, lui mette sempre lo zampino.
James 9 Nella partita più importante della sua vita infila una tripla doppia. Mvp indiscusso delle finali, record personale nei playoff con 13 assist.
Battier 8 Solita presenza in difesa e implacabile dall’arco, vero uomo in più degli Heat rispetto all’anno scorso.
Bosh 8 Punti importanti in avvio di ripresa che servono a dare la spallata decisiva ai Thunder.
Haslem 6 Gioca poco ma non serviva.
Cole 6 Partecipa anche lui alla festa delle triple mettendone una nel primo tempo.
Miller 9.5 Sette triple a segno, dopo dei cameo nelle prime 4 partite con la schiena a pezzi. Passerà alla storia come una delle prestazioni non solo balistiche più incredibili nella storia delle finali.

Oklahoma City
Westbrook 5.5 Sbaglia tanto (4/20) e non mette mai in ritmo i compagni.
Sefolosha 6 Coach Brooks decide di utilizzarlo solo 8’. Non si capisce perché viste le alternative.
Durant 7 Primo tempo timido poi le prova tutte ma ormai è troppo tardi.
Ibaka 5 Sempre in ritardo sugli aiuti difensivi, i 9 punti e 4 rimbalzi non bastano per compensare.
Perkins 4.5 Un disastro, sempre un passo dietro in difesa.
Collison 5.5 Non era certo lui a poter cambiare qualcosa quando la partita aveva già un padrone.
Harden 4.5 Ancora in ombra, mette un paio di triple ma contano poco, trova punti dalla lunetta nel primo tempo ma non dà mai la sensazione di essere convinto di ciò che fa. La vera delusione dele finali.
Fisher 6 Tre triple a segno ma anche tanti disastri in difesa.