Nba, Brookyn mina vagante: con Williams il 2° posto a Est non è un sogno

Il coach dei Brooklyn Nets, PJ Carlesimo subentrato a Johnson. Ap

La serie di otto trasferte di fila in arrivo a un mese dalla fine della regular season pareva un Everest da scalare per Brooklyn in piena lotta playoff: a Est è attualmente quarta (40-28), a un successo di distanza da New York, terza, e due da Indiana seconda, con due vittorie di vantaggio su Atlanta, quinta. Ma è la storia della stagione a dire che i Nets possono non solo guardare con fiducia al finale di stagione, se non addirittura cullare il sogno del secondo posto a Est. Più del momento di forma, sei successi nelle ultime otto partite, e delle due vittorie a Detroit e Dallas con cui è iniziato il giro di gare esterne, i motivi sono due: il buon rendimento in trasferta e la svolta nella stagione della stella Deron Williams.

anno nuovo, vita nuova — Solo Miami a Est ha un ruolino esterno migliore dei 18 successi e 14 sconfitte dei Nets. Brooklyn ha vinto 7 delle ultime 9 partite giocate fuori casa, 13 delle 19 trasferte del 2013: a fronte delle sconfitte a Chicago e a Memphis, sono arrivati i colpi sui campi di squadre da playoff come Atlanta, Milwaukee, Indiana, New York e addirittura Oklahoma City. Una legge che sarà subito messa alla prova, sabato, sul parquet dei Clippers. Comunque vada, resta l'inversione di tendenza rispetto a un 2012 da 8 sconfitte in 13 trasferte, con Boston unico scalpo eccellente. Naturale collegare il cambio di marcia all'avvicendamento in panchina tra Avery Johnson e PJ Carlesimo, che al momento ha un record di 26-14: nessun coach della franchigia era mai partito così bene. Rimandato l'appuntamento per un recente flop casalingo con Atlanta, torna in discussione anche la supremazia cittadina: nel 2013 i Nets sono 22-12, i Knicks 17-16.

Deron Williams e Brook Lopez, mente e braccio dei Nets. Reuters

super d-will — Cercando di affrancarsi dall'etichetta di “mangiallenatori”, il timoniere della svolta è stato Deron Williams. A renderlo irriconoscibile a inizio stagione non era la pressione del grande mercato o del rinnovo quinquennale da 98.8 milioni ma le sue caviglie disastrate da operare nella off-season. Ma dopo la terza iniezione stagionale di cortisone prima dell'All Star Game ha cambiato faccia: da allora segna 23.9 punti con 7.6 assist. E' più rapido ed esplosivo per arrivare in area, dove sa sempre far succedere qualcosa, dando creatività e imprevedibilità a un attacco monocorde. E il timore delle sue incursioni gli lascia più spazio per le triple. A novembre viaggiava a 15.7 punti con 13.4 tiri, il 38.8% su azione e il 26.9% da tre, a marzo è salito a 24.5 punti con 17.4 tiri, il 49.4% su azione e il 42.7% da tre. E poi c'è Brook Lopez, messo sul mercato l'estate scorsa come male necessario per inseguire il sogno proibito Dwight Howard, e oggi tra i migliori centri Nba con 19 punti e 7.1 rimbalzi di media.

radici — Se i Clippers hanno cercato un posto al sole a Los Angeles alzando alley-oop al motto di “Lob City”, i Nets hanno scelto di conquistare Brooklyn con le maglie bianche e nere, una difesa conservativa basata sui ritmi bassi più che sull'aggressività (22° posto per percentuale concessa, 26° per palle perse forzate: poco contropiede) e un attacco a metà campo fondato sui vantaggi della taglia fisica (terzi a rimbalzo in Nba) e sull'uno contro uno. Un primo risultato è un riempimento medio di circa il 95% del Barclays Center. Deron Williams può essere la scintilla che rende esplosivo un progetto costato un visibilio. Ogni risultato inferiore alla finale di conference sarebbe stata una delusione, sparò a inizio anno il patron Mikhail Prokhorov. Ne è passata di acqua sotto i ponti, ma non sembra più un miraggio: delle contender playoff, Brooklyn ha il calendario migliore, nessuna paura delle trasferte, una stella infuocata e uno scontro diretto con Indiana a una settimana dalla fine della regular season.