Dragic si riprende i Suns
"Ora ho più personalità"

Goran Dragic, 26 anni, 183 gare con Phoenix in due stagioni e mezzo. Afp

Goran Dragic è tornato a Phoenix e si sente un giocatore più estroverso e sicuro delle proprie potenzialità rispetto a qualche tempo fa, quando fu ceduto dai Suns a Houston. A dimostrazione di questo, ieri lo sloveno ha indossato durante la conferenza stampa di presentazione la sua nuova maglia con il numero 1, segno evidente che Dragic non si sente più il sostituto di Nash. "Sono una persona nuova – ha spiegato Dragic -. Sono un giocatore diverso rispetto alla mia prima esperienza ai Suns e voglio ripartire alla grande. Per questo ho cambiato numero di maglia, scegliendo l’1. Credo sia il numero giusto per me".

il ritorno — Il popolare playmaker ha firmato un contratto quadriennale da 30 milioni di dollari, che può aumentare fino a 34 milioni con i bonus, per tornare a Phoenix: le 28 partite disputate in quintetto nella scorsa stagione con i Rockets gli hanno dato sicuramente più convinzione. Con il trasferimento di Nash ai Los Angeles Lakers, Dragic sarà al comando delle operazioni e ritroverà coach Alvin Gentry, che è giustamente euforico. I Suns avevano scelto di rinunciare allo sloveno, cedendolo ai Rockets insieme a una prima scelta del draft in cambio del playmaker Aaron Brooks, ma erano decisi a riportarlo a casa e Dragic è stato felice di tornare. "Quando sono arrivato a Houston mi sono state concesse molte opportunità, ho iniziato a partire in quintetto e a giocare 30-35 minuti a partita – ha spiegato il nuovo giocatore di Phoenix -. Ho acquisito molta più fiducia in me stesso, ho capito che non dovevo prendermi tiri affrettati, ma che dovevo avere pazienza e cercare di far girare la squadra. Ho avuto le mie possibilità e credo che questo sia il principale motivo per cui adesso mi sento un giocatore diverso. Non provo risentimento nei confronti della dirigenza per la cessione dello scorso anno: credo che mi abbia dato l’opportunità di dimostrare quello che valgo a molte persone e ora sono felicissimo di tornare".

la crescita — Dragic, che ha solo 26 anni, ha ammesso di essere cresciuto tantissimo e di non essere più quel ragazzo silenzioso che era arrivato quattro anni fa dalla Slovenia dopo essere stato scelto dai Suns al secondo giro del draft. "Ero giovane e arrivavo dall’Europa – ha spiegato -. Mi sentivo smarrito, non parlavo bene l’inglese. Ma adesso è cambiato tutto". Lon Babby, presidente delle basketball operation dei Suns, ha dichiarato che il trasferimento ai Rockets "è stato un bene per Goran. E' cresciuto come giocatore. Abbiamo riflettuto a lungo su come migliorare la squadra e non abbiamo avuto esitazioni: dovevamo assolutamente riportarlo a Phoenix. Quando è andato via, Goran è rimasto in buoni rapporti con tutti, per questo siamo felici del suo ritorno". Fino all’infortunio del titolare Kevin Lowry, Dragic era una riserva anche a Houston, poi lo sloveno ha preso il posto del compagno di squadra e si è impossessato del posto in quintetto. In 28 partite da titolare, Dragic ha tenuto una media di 18 punti, 8.4 assist e 1.82 palle rubate a partita. "Credo di essere migliorato in molte cose, in particolare nella gestione della squadra – ha spiegato il playmaker dei Suns -. Ho più personalità: in passato, e Gentry lo sa benissimo, ero molto più timido sul terreno di gioco. Non parlavo molto, ma ora è diverso. Ho grande fiducia in me stesso, so che posso essere un leader. Parlavo spesso con i miei compagni a Houston e con coach McHale, credo che il mio più grande passo in avanti sia stato proprio dal punto di vista della comunicazione".

la voce del coach — Gentry ha spiegato che per un playmaker è normale avere bisogno di qualche anno per maturare nella lega professionistica. "È la posizione più difficile da ricoprire nella Nba, per questo un play ha bisogno di più tempo per crescere – ha dichiarato il coach dei Suns -. Se mi guardo intorno, noto che nella lega ci sono giocatori che ci mettono dai due ai quattro anni prima di prendere fiducia e di riuscire a guidare verbalmente una squadra. Credo che da questo punto di vista Goran abbia fatto passi da gigante". Dopo avere imparato da Nash, adesso toccherà a Dragic fare da guida a Kendall Marshall, il playmaker ex North Carolina scelto da Phoenix al primo giro del draft: alla Summer League di Las Vegas, lo sloveno ha avuto l’opportunità di far capire al rookie che può capitare di giocare male e dunque è importante dimenticare prima possibile una brutta prestazione e guardare avanti. Dragic è anche felice di ritrovare il suo compagno di squadra ai Rockets Luis Scola, diretto a Phoenix dopo che i Suns hanno vinto l’asta prevista dalla nuova regola della Nba sull’amnesty. E i Suns, dopo aver inseguito invano Eric Gordon (avevano fatto un'offerta che New Orleans ha pareggiato) hanno anche coperto il vuoto nel ruolo di guardia, rifirmando per due anni Shanno Brown. Dragic ha ricordato quello che gli diceva sempre Nash: "Devi solo aspettare il tuo momento. Avrai un paio di opportunità e dovrai essere bravo a sfruttarle". E lo sloveno è convinto di riuscirci in questo ritorno nel deserto. "Prima mi sentivo perso - ha spiegato Dragic -. "È stato difficile approcciarmi a una lingua e a una cultura che non conoscevo. Adesso è tutto più facile, mi sento a casa".