Beli, primo assaggio di Bulls
Batte Memphis, ma pochi squilli

Marco Belinelli in azione contro Marrreese Speights: debutto coi Bulls. Reuters

Cinque punti, un canestro, sette tiri. La prima uscita di Marco Belinelli in maglia Bulls è in linea con quella della squadra: pochi chiari, tanti scuri, e soprattutto lunghe pause. Alla fine Chicago la spunta su Memphis (92-88), ma è forse l’aspetto meno interessante della partita, almeno per i tifosi italiani. E’ stata una perfetta serata di preseason, con clima ancora mite, vuoti sugli spalti, lo speaker che pronuncia il nome di Marco in almeno quattro modi diversi. Ma è pur sempre la prima allo United Center per il ragazzo di San Giovanni. La sua serata inizia presto, alle 17, mentre quasi tutti i compagni sono ancora in spogliatoio. Sessione di tiro intensiva con l’assistente Ron Adams, mentre la grande insegna “Welcome to the Madhouse”, richiamo al vecchio Chicago Stadium e alla Madison Street su cui si affacciava, sembra offrirgli il benvenuto ufficiale nella città. La serata, però, non sarebbe stata facile per Belinelli e i Bulls.

Nazr Mohamed e Nate Robinson, due new-entry per Chicago. Reuters

panchina da rivedere — "In una stagione NBA prima o poi tutti serviranno. Queste partite non servono per il risultato, ma per capire su chi posso fare affidamento" dichiara Thibodeau prima della palla a due. Un chiaro messaggio al suo secondo quintetto (Marco compreso), che il coach ha alternato in blocco ai titolari e che ha tenuto dentro per tutto l’ultimo periodo. La risposta, però, non è stata delle migliori. Chicago ha toccato il massimo vantaggio sul 70-54 nel terzo quarto con il quintetto base, ma ha perso nettamente il duello con le seconde linee dei Grizzlies. "Abbiamo faticato a trovare ritmo, non siamo abituati a giocare assieme. Ma è stato importante avere la solidità mentale per portare a casa la partita" ha detto Marco.

beli-bulls — Per Belinelli l’ingresso ufficiale arriva dopo 7’ di primo quarto. Subito un rimbalzo lungo e un assist, poi il primo tiro in maglia Bulls, una comoda tripla dall’angolo: primo ferro e fuori, con le mani dei presenti già pronte a esultare. Sbagliava anche Korver, niente paura. C’è ancora tempo per un viaggio in lunetta su un “dai e vai” con Gibson e per il primo canestro del campo, a fine quarto. Un bel tiro dai cinque metri buttandosi indietro, con il cronometro dei 24 secondi agli sgoccioli. Da lì le acque si placano parecchio, anche perchè il basket è un gioco di squadra, e trovare gli spazi giusti quando in campo ci sono Nate Robinson, Jimmy Butler e persino Kyrylo Fesenko tutti assieme è una missione singolare. La seconda apparizione arriva a 2’ dalla fine del terzo periodo e durerà fino alla sirena finale, senza peraltro regalare troppi sussulti. Un paio di bei lanci in contropiede, alcuni tiri comodi sbagliati, recuperi e palle perse. Ma il coach non si preoccupa. "Marco è sveglio, gioca duro, sa tirare. E’ molto migliorato in difesa, e forse questo è l’aspetto più importante. Adesso deve solo imparare a conoscere i compagni". Venerdì la seconda uscita, in casa contro Cleveland. Messa da parte l’emozione, è già un’occasione per un bel passo avanti, lasciandosi alle spalle l’anonimato.

Chicago: Deng 18, Noah, Mohammed e Robinson 13, Belinelli 5 (1/5 da due, 0/2 da tre, 2 rimbalzi, 2 assist, 3 recuperi, 2 perse)
Memphis: Jordan 13, Murray 11, Speights 9.