Vettel e Webber, pace vera?
Per la Red Bull caso chiuso

I due piloti si sono incontrati nella sede del team per spiegarsi dopo l'incidente in Turchia e farsi ritrarre in posa amichevole. Poi le dichiarazioni concilianti. Il tedesco: "Lottavamo come piloti ma la squadra è unita". L'australiano: "Cose che capitano, guardiamo avanti"

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Vettel e Webber posano come a dire: "Cose che capitano"

MILTON KEYNES (Inghilterra), 3 giugno 2010 - Un incontro definito positivo, una foto in cui i due si guardano ridendo come due vecchi amiconi e mimano un "Va beh, dai, cose che capitano", due dichiarazioni grondanti di fair play in cui ciascuno giustifica il comportamento del compagno di squadra e pensa solo al prossimo GP, quello del Canada tra due domeniche. È la verità confezionata dalla Red Bull per dare resoconto della pace fatta tra Sebastian Vettel e Mark Webber, incontratisi oggi nella sede del team per chiarire l'incidente accaduto al 40° giro del GP di Turchia, collisione costata al team di Christian Horner una doppietta quasi sicura.

spirito forte — In attesa di vedere in pista se quanto accaduto non avrà lasciato davvero qualche strascico, c'è dunque da registrare la pace fatta tra i due. "Il team ci ha messo in grandi condizioni - ha detto Vettel - non è bello quanto accaduto per la squadra e a me dispiace per loro e per aver perso la leadership della corsa. Io e Mark siamo piloti e stavano lottando come tali. L'accaduto non cambierà il nostro lavoro insieme. Siamo una grande squadra e lo spirito è forte. Non vedo l'ora di correre in Canada". Webber sulla stessa falsariga: "È stato un peccato per il team, avevamo una grande occasione di vincere. Questo però è lo sport e questi episodi accadono, anche se non avrebbero dovuto. Io e Seb continueremo a lavorare insieme, nessun problema. Guardiamo avanti". La pace è firmata, in favore di telecamere e taccuni. Ma sarà reale?