l'intervista
Italo Forni: "Il cross con Ducati e l'arancione Laverda. Che sfide con Angiolini e Picco"
C'¨¨ stato un tempo in cui il motocross era uno degli sport pi¨´ seguiti nel Paese, sicuramente pi¨´ della velocit¨¤, se non altro perch¨¦ quasi ogni regione d'Italia aveva almeno una o due piste. Parliamo degli anni Settanta, e il funambolico Italo Forni era senza dubbio uno dei piloti pi¨´ amati. Due volte campione italiano (nel 1972 in 250 con Cz e nel 1976 in 500 con Laverda) ¨¨ stato pilota ufficiale di praticamente tutti i marchi esistenti: Ancillotti, Aprilia, Beta, Cz, Ducati, Honda, Kawasaki, Ktm, Laverda, Maico, Montesa, Puch e Villa.
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Classe 1950, Italo ¨¨ una fucina di ricordi ed aneddoti, a cominciare dal perch¨¦ scelse come sport le due ruote: "Giocavo a rugby, ma ebbi un grave incidente. Il dottore mi disse che avrei dovuto rivolgermi verso uno sport pi¨´ tranquillo, dove comunque si usava il casco. Ecco fatto!"
A lui si deve anche il classico colore arancione della Laverda: "Finimmo un prototipo poco prima di partire per la gara. Dovevamo assolutamente verniciarlo, e l'unica opzione era farlo nella catena di montaggio delle mietitrebbie Laverda, che erano, appunto, arancioni. Il colore una volta in pista piacque, e Massimo Laverda decise di usarlo per tutte le sue future moto da competizione".
Italo, raccontaci cosa era il motocross a quel tempo.?
Gli anni Sessanta e Settanta sono stati i migliori della specialit¨¤, i tifosi alle gare erano tantissimi e si viveva in un ambiente genuino, tutti potevano entrare nei paddock.
Tu sei stato pilota di una infinit¨¤ di case ufficiali: si guadagnava bene??
Riuscivi a vivere senza problemi, potevi comprarti l'auto e il furgone, ma non ¨¨ che si diventasse ricchi. Diciamo che io ero tra i pi¨´ pagati, perch¨¦ avevo un occhio di riguardo per tutti gli sponsor tecnici, dedicandoci il tempo necessario. Fui uno dei primi piloti Dainese, cos¨¬ come avevo ottimi rapporti con Alpinestars, Agv,?Nava: a quei tempi non era scontato spendersi per promuovere gli accessori.
Qual ¨¨ la casa con cui ti sei trovato meglio?
Laverda, che a quei tempi era importatore Husqvarna; quindi, la moto si chiamava in realt¨¤ Laverda-Husqvarna ed era molto veloce ed equilibrata. Avevo un ottimo rapporto con Massimo e Piero Laverda, e mi tolsi delle belle soddisfazioni anche in enduro con la Chott, un mezzo che non sembrava adatto alle competizioni ma che, in realt¨¤, se ben preparato, andava veramente forte.
Dove, invece, ti trovasti peggio??
Diciamo che ho qualche brutto ricordo della Kawasaki 500, che era potentissima e veloce, ma rompeva invariabilmente i telai: ho ancora le cicatrici di quando accadde tra le due cave di Cingoli. Per¨° la moto mi piaceva, cos¨¬ come la Honda, di cui sono stato il primo pilota ufficiale in Italia con la Elsinore. Avere guidato per primo in Italia le giapponesi, che suscitavano molta curiosit¨¤, aument¨° decisamente la mia notoriet¨¤ all'epoca.?
Altre moto che ti hanno lasciato un segno??
La Beta 500 preparata da Fabrizio Guidotti era pazzesca, anche se purtroppo dal 1978 in poi, dopo un incidente stradale con una Ducati Darmah, non ero pi¨´ lo stesso, avevo perso forza sulle gambe, e non riuscii a portarla a quel titolo che sicuramente meritava. Voglio ricordare anche le ottime Puch dell'importatore Frigerio e la persona di Ivano Beggio che, nonostante non fossi chiaramente pi¨´ competitivo, mi diede due moto e i mezzi per correre a fine carriera.?
Raccontaci il tuo periodo come pilota ufficiale Ducati.?
Sono stato l'unico pilota ufficiale Ducati della storia nel cross, nel 1976 e 1977. Il mitico ingegner Taglioni mi chiamava il suo fangaiolo preferito, e c'era il progetto di portare una moto di Borgo Panigale a vincere con le ruote artigliate. Come detto, allora il settore dell'off-road trainava le vendite.
Voci informate sostengono per¨° che, in realt¨¤, Taglioni considerava sacrilego fare correre una Ducati sul fango. ? vero??
Diciamo che con Taglioni avevo un rapporto di grande amicizia soprattutto perch¨¦ avevo studiato agraria, e lui era un fanatico delle orchidee, che coltivava nelle sue serre ad Imola. Ogni tanto gli portavo delle variet¨¤ particolari, e lui era contentissimo. Sul perch¨¦ poi non si tir¨° fuori nulla di buono dalla moto, vedo la responsabilit¨¤ nel periodo difficilissimo che stava attraversando allora l'azienda, con passaggi di propriet¨¤ e pochissimi fondi, tanto che Taglioni dovette progettare per fare cassa un bicilindrico diesel da montare sulle chiatte! Non certo in un sabotaggio interno.?
Chi i tuoi rivali pi¨´ forti? Maddii? Alborghetti? Picco??
Alberto Angiolini, eclettico e scanzonato. Alborghetti lo ricordo soprattutto per l'amicizia che legava i nostri genitori, Maddii arriv¨° quando ero gi¨¤ in fase calante, con Picco c'¨¨ un buon rapporto, ma con lui persi un italiano 500 vinto in pista dopo una lotta tra avvocati. Acqua passata, comunque.
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Picco corre ancoraˇ?
Anch'io! Ho appena finito il Motogiro d'Italia con una Norton Commando Jps e mi appresto ad andare con una Bmw RS69 all'Isola di Man rigorosamente su strada a parte la tratta Civitavecchia-Barcellona!
Italo, tu sei molto attivo nel sociale, raccontaci cosa fai.
Ad un familiare ¨¨ stata diagnostica anni fa la sclerosi multipla e mi sono reso conto come in questa situazione ci si possa trovare allo sbando, senza aiuti. Io ho avuto una vita molto fortunata, ed ho ritenuto doveroso restituire qualcosa impegnandomi ad andare in giro, anche con il cappello in mano, per cercare di creare delle strutture che aiutino chi ha la sclerosi od altre malattie come Sla, atassie, miastenie e promuovano la ricerca. Sono molto orgoglioso di essere presidente della Assi.SM Onlus, che collabora con ricercatori di tutto il mondo e con l'Universit¨¤ di Ferrara.
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