Il 13 giugno 1949, al TT dell¡¯isola di Man iniziava con la gara delle 350 il campionato del mondo di motociclismo, nuovo ciclo per le due ruote fra gloria e tragedie
Settantadue anni fa, il 13 giugno 1949, al Tourist Trophy dell¡¯isola di Man iniziava con la gara delle 350 il campionato del mondo di motociclismo. Seguono due giorni dopo le 250, quattro prove di contorno con moto derivate di serie, con la gran chiusura del Senior TT riservato alla classe 500 il 17 giugno la cui partenza veniva data dal Duca di Edimburgo. Miglior teatro non poteva avere il neonato Motomondiale, su un saliscendi di 60,723 Km, spettacolare quanto infido fra pav¨¦, muri, piante e paletti, composto da strade malmesse normalmente aperte al traffico sull¡¯Isola di Man, dove la prima gara risaliva al 1907 con 31 edizioni internazionali, prima dell¡¯alba iridata.
emblema, nel bene e nel male
¡ª ?Quel 13 giugno 1949, con la prima corsa iridata al Mountain Circuit si apriva il nuovo ciclo del motociclismo mondiale fra trionfi e gloria ma anche fra dolori e lutti in una esaltante infinita competizione tecnica e agonistica che dura tuttora. Il Tourist Trophy, nel bene e nel male, comunque lo si voglia guardare, resta l¡¯emblema del motociclismo: allo stesso tempo insuperabile banco di prova per moto e piloti, esaltante per le sue emozioni e i suoi brividi e un monito a non superare la sottile linea che divide il rischio calcolato dal suicido, il trionfo dalla tragedia. Sbagliato o giusto togliere il TT dal Motomondiale? Sbagliato o giusto, correrci comunque, al di l¨¤ della cornice iridata? Gli interrogativi restano aperti e ogni opinione motivata ¨¨ legittima. Un fatto ¨¨ certo: il Tourist Trophy era e resta l¡¯emblema del motociclismo. Quindi andava fatto in un contesto generale della societ¨¤ dove il rapporto sicurezza-rischio ¨¨ sempre in evoluzione, mai lo stesso. E dunque hanno fatto bene, in quella riunione a Londra a fine 1948 i rappresentanti delle federazioni motociclistiche delle varie nazioni, a decidere di trasformare il Campionato Europeo (l¡¯ultima edizione 1939 era stato vinto nella 500 dal pesarese Dorino Serafini su Gilera 4 cilindri compressore) in Campionato del Mondo partendo dal TT e allargando cos¨¬ i confini del motociclismo (Case, piloti, media, appassionati) oltre il vecchio continente, con il coinvolgimento del resto del mondo: America, Giappone, Asia, Australia, Africa.
fra le due guerre
¡ª ?Il primo Motomondiale si avviava con sei Gran Premi (Inghilterra, Svizzera, Olanda, Belgio, Ulster, Italia), con cinque classi, anche se in quel primo round del TT 125 e sidecar saranno out, debuttando nel successivo GP di Svizzera. Resta il fatto che i protagonisti delle corse fra le due guerre, sia le Case che i piloti, pur non potendosi fregiare del titolo di campioni del mondo perch¨¦ il mondiale non c¡¯era, meritano a pieno titolo l¡¯aureola iridata, quanto meno nella memoria. Gli italiani, da sempre fra i principali protagonisti nel motociclismo sia come piloti che come Case, avevano accettato la sfida del Mountain Circuit sin dagli anni ¡¯20: in primis con Achille Varzi, all¡¯epoca l¡¯anti Nuvolari, che nell¡¯edizione del 1924 per la prima volta riesce a concludere la massacrante corsa, pur se lontano dai primi causa due cadute per nebbia. Dovranno passare ben 13 anni per vedere il tricolore sul pennone pi¨´ alto quando nell¡¯edizione del 16 giugno 1937, dopo una rimonta leggendaria, trionfa il ¡°diavolo nero¡± ¡°the black devil¡± Omobono Tenni sulla Guzzi 250 (425 chilometri in 3h32'6", giro veloce in 29¡¯08 media 125,052 Km/h), che gi¨¤ due anni prima con la sua bicilindrica 500 aveva sbancato con Stanley Woods battendo in sella alle ¡°Aquile d¡¯acciaio¡± sovralimentate da 50 CV a 7500 giri da oltre 180 Km/h e telaio con molleggio elastico posteriore il Re del TT Jimmie Guthrie e gli altri specialisti sulle invitte moto inglesi, la cui ultima sconfitta risaliva al lontano 1911 per opera dell¡¯americana Indian. Insieme a Nuvolari, dopo la cavalcata trionfale del TT, Tenni diventa il mito italiano del Motorsport nel mondo. Un radiocronista inglese comment¨° quella gara in diretta: ¡°Tenni sta correndo con tale pazza irruenza da lasciare dubbiosi sulla possibilit¨¤ che possa finire la corsa intero, in un pezzo solo¡±.
italia in trionfo
¡ª ?Il binomio tricolore Tenni-Guzzi conquista il TT, un duro colpo per gli inglesi. Il Duce stesso va a Mandello per premiare tutta la Guzzi e il suo campione. Nell¡¯era del mondiale altri italiani scriveranno il loro nome nell¡¯albo d¡¯oro del TT: per primi Carlo Ubbiali, Tarquinio Provini e Giacomo Agostini, con ben 10 vittorie. Fra tutti, insuperabile Mike Hailwood con 14 vittorie anche se il bottino maggiore ¨¨ di Joe Dunlop con 25 centri extra ¡°mondiale¡±. Fra le nostre grandi Case, indimenticabili i trionfi e le prestazioni sul Mountain Circuit di Guzzi, Gilera, Benelli, Bianchi, Mondial, MV Agusta, Aermacchi, Ducati, Paton.
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quella prima volta
¡ª ?Ma torniamo al primo TT iridato del 1949. Sempre da ¡°Motor Cycle¡±: ¡°Un sentiero che sfiora gli abissi e che dal paradiso di Douglas, porto azzurro popolato da candide ali di gabbiano e da piroscafi alla fonda, si innalza alla sommit¨¤ dello Snaeffel, impressionante e infernale¡¡±. Trecentomila spettatori assistono a quella prima edizione dal 13 al 17 giugno del ¡¯49 estasiati alla partenza della 350 con oltre 100 corridori al via e 75 classificati all¡¯arrivo, con una gran lotta fra le AJS di Leslie Graham e Bill Duran e le Velocette di Freddie Frith e Ernie Lyson, risoltasi alla fine a favore di questi ultimi causa problemi tecnici delle AJS. C¡¯¨¨ addirittura la volata per il terzo posto, andato a Artie Bell davanti al compagno di marca Harold Daniel che brucia Reg Amstrong (AJS), Bob Foster (Velocette) e Johnny Lockett (Norton). Nella gara del Lightweight riservata alla 250, con partenza in gruppo e non con i piloti al via due alla volta, dominano le Case italiane Benelli e Guzzi. Pare fatta per Dario Ambrosini sulla rossa monocilindrica della Casa del Leone quando il cesenate vola via ad alta velocit¨¤, causa l¡¯asfalto oleoso per un precedente incidente lasciando via libera alle moto dell¡¯Aquila pilotate da Enrico Lorenzetti (anche lui poco dopo out per caduta), Manliff Barrington e Tommy Wood. Seguiti da Roland Pike (Rudge), Ronald Mead (Norton), Sven-Aage Sorensen (Excelsior) con il giro veloce di Wood in 28¡¯08,9 alla media di 129,4 Km/h.
oltre 100 cadute
¡ª ?Ed ecco il gran finale del 17 giugno con la corsa clou della 500, con 59 piloti ammessi sugli oltre 80 iscritti. L¡¯irlandese Artie Bell (gi¨¤ trionfatore dell¡¯Ulster nel 1947) su Norton fa il miglior tempo in qualifica: 25¡¯52.0 a una media che supera il tetto dei 140 Km/h. Gara di sette giri per un totale di 425,1 Km! Dopo varie schermaglie, a met¨¤ corsa nel terzo passaggio ¨¨ Leslie Graham su AJS a prendere il largo, seguito dal compagno di squadra Reg Armstrong e da Bob Foster (vincer¨¤ su Velocette il mondiale 350 l¡¯anno dopo) su Guzzi, costretto al ritiro per la rottura del mozzo del volano quand¡¯era primo ed aveva stabilito il giro pi¨´ veloce a quasi 145 Km/h di media. I primi tre sono protagonisti di pi¨´ cadute e fra questi solo Graham alla fine taglia il traguardo, seppur malconcio, solo 10¡ã con 11 minuti e mezzo di distacco. Sempre causa cadute si ritirano altri grandi protagonisti fra cui Arthur Wheeler, Eric Oliver, Freddie Frith. Trionfano le Norton con Harold Daniell e Johnny Lockett su Ernie Lyons (Velocette), Artie Bell (Norton), Sid Jensen e Fred Stevens su Triumph. Graham, comunque, segna al secondo passaggio il giro veloce in 25¡¯31¡± alla media di 142,8 Km/h. Insomma, l¡¯esordio mondiale al TT parla esclusivamente la lingua inglese, occupando i tre gradini del podio in tutte le categorie. In quel primo round mondiale al TT del 1949 ci furono oltre 100 cadute, alcune gravi, una mortale, quella che cost¨° la vita a Ben Drinkwater, nello Junior TT. Che moto gareggiavano in quel primo Tourist Trophy, avvio del Motomondiale? Qui ci limitiamo ad accennare alle mitiche Moto Guzzi dell¡¯epoca, fra le protagoniste assolute nelle tre maggiori cilindrate. Ad esempio, la 250 monocilindrica che a fine 1949 diventer¨¤ campione del mondo con l¡¯eccelso fuoriclasse veronese Bruno Ruffo dopo epici duelli con Dario Ambrosini sulla bialbero Benelli. La Casa di Mandello gi¨¤ prima della seconda Guerra mondiale aveva fior di moto da corsa, a cominciare dalla 250, moto che per¨°, con l¡¯inibizione ai compressori e alle miscele carburanti speciali (dal 1946 benzine massimo di 72 ottani con notevoli riduzione di potenza) avranno non pochi problemi costringendo a rivisitazioni e riprogettazioni dei motori. Proprio all¡¯alba del motomondiale, nella combattuta quarto di litro (moto italiane, inglesi, tedesche) Guzzi porta in pista il ¡°Gambalunghino¡± da 110 Kg di peso, oltre 25 CV a 8.500 giri e quasi 180 Km/h. Nella 350 (avversarie principali Norton e AJS prima dell¡¯arrivo della Gilera poi della MV Agusta, quindi Bianchi) la Guzzi tiene banco con la monocilindrica bialbero 320 cc. da 32 CV a 8000 giri e oltre 180 Km/h. In quel periodo, nella 500, la miglior moto di Mandello ¨¨ il ¡°Gambalunga¡± col motore ¡°piatto¡± del monocilindrico Dondolino sul telaio innovativo: qui si arriva a toccare i 40 CV a 8000 giri sui 190 Km/h. Tutt¡¯altro discorso, poi, con l¡¯uscita da Mandello della nuova famiglia di bolidi pluricilindrici, iniziando appunto dalla 500 bicilindrica protagonista al TT 1949 (145 Kg, 48 CV a oltre 8000 giri, sui 200 Km/h) fino al rivoluzionario 500 8 cilindri del 1956-57 con oltre 80 CV e pi¨´ di 280 Km/h! La corsa al Mountai Circuit, sempre, ¨¨ stata vissuta e viene vissuta come una settimana speciale, una festa popolare internazionale, un rito cui l¡¯appassionato non poteva e non pu¨° mancare nella logica: ¡°Gli assenti hanno sempre torto¡±. Sin dalla prima edizione del 1907, tanti i particolari inediti e i cerimoniali, come ad esempio il tabellone segnatempi, un interminabile casellario di legno e ferro posto sul rettifilo del traguardo, aggiornato con i tempi e le classifiche dei corridori da boy-scout che si preparano un anno per quella prova. Chi ¨¨ stato al TT anche una sola volta come spettatore pu¨° dire con orgoglio: ¡°Io c¡¯ero¡±. Infatti il TT non va raccontato, va vissuto.
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