Il 4 giugno 1973 al Tourist Trophy i piloti del Motomondiale per la prima volta decisero di non correre per protestare contro la poca sicurezza che aveva provocato l¡¯incidente a Monza in cui avevano perso la vita Pasolini e Saarinen
Il Tourist Trophy del 4-8 giugno 1973 ¨¨ il quinto round stagionale di quell¡¯anno particolarmente infausto: la prima gara iridata dopo la tragedia di Monza del 20 maggio in cui perirono, per una caduta al curvone al primo giro della 250, Renzo Pasolini e Jarno Saarinen. Il motociclismo si ripete nelle sue giornate di gioia e di gloria e nelle sue giornate di lutti e di dolore. Non si placano ancora le polemiche dopo l¡¯incidente che sabato 29 maggio ¨¨ costato la vita al 19enne pilota svizzero della Moto3 Jason Dupasquier: il minuto di raccoglimento prima dello start della MotoGP che comunque si ¨¨ svolta regolarmente, cos¨¬ come in precedenza la Moto2 e ancor prima la Moto3 quando per¨° non c¡¯era ancora la notizia della scomparsa del povero Dupasquier.
differenze
¡ª ?In quel terribile 20 maggio 1973, in tutt¡¯altro contesto rispetto a quanto accaduto pochi giorni fa al Mugello, specie rispetto allo status del circuito monzese, (all¡¯epoca ¡°tempio della velocit¨¤¡± affascinante quanto pericoloso per gli oltre 200 Km/h di media e per la mancanza di vie di fuga in punti pericolosissimi quali il curvone lambito da guard-rail) e al caos di quel giorno subito dopo lo start con due piloti morti (Renzo e Jarno) pi¨´ sei feriti anche gravemente (Kanaya, Mortimer, Jansson, Palomo, Giansanti, Villa) e altri coinvolti ma salvi per miracolo in mezzo a un groviglio di moto a pezzi, di caschi a terra, di arti recisi, di paglia ovunque, di fiamme e di fumo, la gara della 250 fu bloccata con bandiere rosse solo dopo tre giri e la successiva corsa iridata delle 500 fu cancellata. Una stagione, quella del 1973 dopo la tragedia monzese ¡°da far tremare i polsi e inorridire l¡¯animo ¨C cos¨¬ scriveva poi il giornalista Ezio Pirazzini ¡ª in cui si diceva che il motociclismo era morto quando sul 51¡ã Gran Premio delle Nazioni era scesa la cappa dell¡¯ineluttabile pi¨´ tremendo¡±. Quel giorno, oltre l¡¯autodromo di Monza, sotto processo fin¨¬ il motociclismo. Una stagione davvero maledetta, quella del 1973, tant¡¯¨¨ che and¨° pi¨´ volte a terra lo stesso Giacomo Agostini ¨C il pilota pi¨´ vincente e con meno incidenti ¨C uscendo miracolosamente illeso da una caduta il 7 settembre a Misano quando in prova sulla nuova MV Agusta 4 cilindri concludeva un volo di 50 metri con una botta tremenda: ¡°Ho visto la morte in faccia¡± dir¨¤ poi Ago, costretto a saltare gli ultimi appuntamenti ancora in calendario. Ma bisognava continuare. Come? I piloti iniziano, non senza divisioni interne, a parlare di organizzarsi e di rifiutare di correre in alcuni circuiti. MV Agusta, Aermacchi-Harley Davidson, Yamaha siglano un ¡°patto per la sicurezza¡±, un fatto mai accaduto prima. A Clermont Ferrand, Bougeois, Chevallier e Offenstadt si rifiutano di partire nella 500 rimediando i fischi del pubblico e una squalifica.
no al tourist trophy
¡ª ?Il 4 giugno 1973 sulla griglia di partenza del Tourist Trophy non c¡¯¨¨ Agostini e non ci sono le MV Agusta, non ci sono gli altri big del motomondiale e le altre grandi Case italiane, europee, giapponesi. ? il primo grande forfait nel motociclismo! I giornali titolano: ¡°Agostini e gli altri campioni in sciopero!¡±.Un primo, inequivocabile segnale che qualcosa stava cambiando, che qualcosa andava fatto. Gli organizzatori, a suon di sterline, convincono comunque 300 piloti a gareggiare in quel TT. Nella 500, salir¨¤ per la prima volta sul gradino pi¨´ alto del podio Jack Findlay (Suzuki) che a fine corsa dir¨¤: ¡°Non potevo lasciarmi sfuggire questa occasione di scrivere il mio nome nell¡¯albo d¡¯oro del TT. Poi, con questa vittoria, pago le rate della mia moto e tiro avanti ancora¡±. Dietro al corridore australiano arriva un altro degli eterni secondi: Peter Williams (Matchless) precedendo un gruppone di illustri sconosciuti. Idem nelle altre categorie: nella 350 di sole Yamaha domina Tony Rutter davanti a Ken Hugget; nella 250 (anche qui tutte Yamaha) Charlie Williams vince davanti a John Williams; nella 125 si rivede il 39enne Tommy Robb che su Yamaha batte Jan Kostwinder; nei sidecar, con tutti i big presenti sulle rombanti BMW boxer, la coppia Klaus Enders-Ralf Engelhardt batte il duo Slegfried Schauzu-Wolfang Kalauch. Comunque nella settimana fra prove e gare, anche in quella edizione del 1973, il Mountain Circuit chiede il conto salato: oltre 150 cadute, 7 feriti gravi, 1 pilota morto (il giovane britannico John Clark) contro un muro!
la reprimenda
¡ª ?Dopo lo sciopero, ogni Federazione nazionale richiama i propri piloti tesserati pronti a nuovi forfait: di fatto una ammonizione per farli tornare in pista, altrimenti addio licenza! La situazione diventa incandescente. Il 17 giugno c¡¯¨¨ il GP di Jugoslavia sul terribile circuito di Abbazia. In prova cade rovinosamente Walter Villa, appena ripresosi dall¡¯incidente del 20 maggio a Monza: per il modenese trauma cranico, fratture di clavicola e braccio sinistro e contusioni varie. Esce vivo per miracolo Phil Read dopo aver sbattuto a forte velocit¨¤ contro un paracarro distruggendo la sua MV 4 cilindri. Alex George ¨¨ moribondo dopo lo schianto contro la roccia in discesa. Janos Reisz va contro i tubi di ferro del parapetto ustionandosi per il fuoco della sua Yamaha. Centotrenta cadute in totale, un via vai di ambulanze in pista, con i piloti a zig-zag. Dopo le qualifiche del sabato, MV Agusta e Yamaha decidono di dire basta abbandonando il circuito con Agostini, Read, Lansivuori.
il segnale di mv
¡ª ?La Casa di Cascina Costa va gi¨´ duro con gli organizzatori e la Fim: ¡°La MV Agusta, ritenendo che sul circuito di Abbazia non esistono misure adeguate di sicurezza per garantire l¡¯incolumit¨¤ dei piloti, decide di ritirare le proprie moto e i propri piloti dal GP di Jugoslavia. Si riserva anche di ripetere analoga azione tutte le volte che i circuiti del Mondiale non risponderanno agli standard di sicurezza richiesti congiuntamente alla Harley Davidson e alla Yamaha Motor¡±. Sar¨¤ davvero cos¨¬? Non pare proprio, come dimostreranno i successivi Gran Premi ad Assen, Spa-Francorchamps , Brno, Anderstop, Imatra, Jarama. Ci vorr¨¤ tempo, ci vorranno anni, altri incidenti e altri morti, per cambiare davvero le cose. Quanto meno per non trasformare i piloti in kamikaze e le corse in una corrida.
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