Kevin Garnett (sin) contro Chris Bosh. Reuters

Boston è una delle squadre più calde del momento e lo conferma anche a Miami, dove tiene a bada l’esuberanza di LeBron James, e si prende la decima vittoria nelle ultime 13 partite. Bene anche Chicago, capace di battere in casa i Knicks nonostante l’ennesima assenza di Derrick Rose. Philadelphia e Dallas riprendono la corsa verso i playoff battendo rispettivamente New Jersey e Sacramento. Brutto tonfo di Orlando a Washington, Cleveland batte Charlotte grazie al contributo dell’ex D-League Lester Hudson.

Miami Heat-Boston Celtics 107-115
Macchina perfetta. Con una grande prova di squadra Boston (33 vinte-24 perse) sbanca Miami (40-16) centrando la decima vittoria nelle ultime 13 partite e confermandosi una delle squadre più calde dell’aprile Nba. Gli uomini di Doc Rivers sopravvivono al ciclone LeBron (21ª gara con almeno 30 punti) sparando con precisione chirurgica (61% dal campo, 9/14 dall’arco) e opponendo la forza del collettivo alla classe dei solisti degli Heat. Ma anche l’orchestra perfetta di Boston ha i suoi solisti: Pierce centra tiri pesanti nei momenti chiave, Garnett torna una sentenza dalla media, gioca come fosse ringiovanito di 10 anni e mette a referto la 13ª doppia doppia da quando il coach l’ha convinto a giocare da centro. E Rondo è un perfetto direttore, con la 18ª gara di fila in doppia cifra negli assist, roba che in Nba non si vedeva dai tempi di John Stockton. Miami naufraga perché LeBron è troppo solo: Wade al rientro dopo una gara di stop morde solo nel secondo quarto (anche se ha il merito di impedire il tracollo, visto che gli Heat a 6’32” dal riposo erano sotto di 18), Bosh è un disastro sia in attacco (5/13 dal campo) che in difesa. E tra gli altri brilla solo Chalmers, col suo 3/5 da tre. Si procede a strappi in avvio, con Miami che parte con un’incoraggiante 9-3 e Boston che risponde chiudendo con un perfetto 16-2 che vale il 33-22 al riposo, tirando col 61% e vincendo 13-5 la sfida a rimbalzo (non male per la terza peggior squadra della lega sotto canestro). I Celtics fanno male anche con la panchina, da cui da qualche gara si alza Ray Allen (encomiabile nell’incitare i compagni prima e durante il match), e volano sul 51-33 a metà periodo. Ma Wade e LeBron vedono dei varchi nella sempre attenta difesa dei Celtics, riuscendo a portare Miami al riposo con soli 8 punti da recuperare (65-57). Gli Heat accorciano fino a -5 (69-64) in avvio di ripresa, ma Rondo aggiunge punti al suo costante rifornimento di assist e Boston scappa di nuovo, con Miami tenuta disperatamente in partita da LeBron. Gli sforzi di James sembrano premiati quando Bosh firma l’89-88 sbagliando poi il libero del pari: sfumato l’aggancio, Miami deve incassare la nuova fuga di Boston, riportata dal fratello giovane di Garnett avanti 108-96 con 4’47” da giocare. Miami spara le ultime cartucce e accorcia fino a 110-105, ma Rondo e Pierce dalla lunetta tengono Boston al sicuro.
Miami: James 36 (10/20 da due, 1/3 da tre, 13/14 tiri liberi), Wade 20, Chalmers 18. Rimbalzi: Bosh 9. Assist: James 7.
Boston: Pierce 27 (5/11, 3/5, 8/10 tl), Garnett 24, Rondo 18. Rimbalzi: Bass 10. Assist: Rondo 15.

Carmelo Anthony ha realizzato 29 punti. Afp

Chicago Bulls-New York Knicks 98-86
La rivincita. Chicago (44-14) batte senza faticare troppo New York (29-28), vendicando così la sconfitta al supplementare patita domenica al Madison Square Garden. Nemmeno il nuovo forfeit di Derrick Rose (leggera distorsione alla caviglia destra, 23ª gara stagionale da spettatore) ferma i Bulls, che infliggono ai Knicks la quarta sconfitta nelle 15 partite dell’era Mike Woodson usando le loro armi migliori: difesa e rimbalzo. New York chiude infatti col 43% dal campo e un pesantissimo 51-33 sotto le plance, con appena 5 rimbalzi offensivi catturati (i Bulls ne prendono 18). Chicago, che non tira benissimo (43%), trova comunque punti pesanti dal perimetro grazie alla serata ispirata di Rip Hamilton (18 punti nel terzo quarto, prima gara in doppia cifra dal rientro dall’infortunio che lo ha tenuto fermo un mese), Luol Deng e Kyle Korver. New York invece è solo Carmelo Anthony, che da quando si è sbarazzato di Lin e Stoudemire segna a volontà (32,5 punti nelle ultime 4 gare). Ma il resto della squadra a Chicago si è fermata a 20/54 al tiro. La sconfitta dei Knicks matura nel secondo quarto, dopo un primo parziale chiuso avanti 25-22 grazie a 11 punti di Melo e 11 degli ultimi 13 tiri a bersaglio dopo aver permesso ai Bulls di scappare sull’8-0. Il secondo quarto però è un lungo incubo offensivo per gli ospiti, tenuti ad un misero 4/21 dal campo che consente a Chicago di volare al riposo avanti 47-25. New York prova a rialzarsi nella ripresa e torna fino a 49-45, ma non ha fatto i conti con lo scatenato Rip Hamilton, che imperversa da ogni posizione e con 18 punti trascina i Bulls fino al 72-62 della terza sirena. Ai Knicks servirebbe una vittoria per proseguire più serenamente la corsa ai playoff, ma il tentativo di rimonta è stroncato sul nascere da Kyle Korver, che ci mette 11 punti nel parziale per tenere al sicuro i Bulls. E a New York, a 1’16” dalla fine e con 10 lunghezze da recuperare, non resta che alzare bandiera bianca e richiamare i titolari in panchina pensando al rendez vous di stanotte a Milwaukee, avversaria diretta per l’ultimo posto ai playoff.
Chicago: Hamilton 20 (6/13, 1/1, 5/7 tl), Deng 19, Korver 14. Rimbalzi: Deng 10. Assist: Watson 7.
New York: Anthony 29 (10/16, 1/3, 6/9 tl), Smith 14, Shumpert 12. Rimbalzi: Chandler 15. Assist: Davis 6.

Jordan Crawford in azione. Ansa

Washington Wizards-Orlando Magic 93-85
Si vince al centro. Kevin Seraphin, pivot di Washington (14-44), si inventa la notte più bella della sua carriera Nba per regalare ai suoi Wizards la vittoria su Orlando (34-24), priva per la seconda gara di fila di Dwight Howard, il miglior centro della lega fermato da un problema alla schiena che gli ha fatto perdere 4 delle ultime 6 partite. Ma se coach Van Gundy non si preoccupa (“Lo teniamo fuori per essere sicuri che torni al 100% e non occuparci più del problema” dice il coach dei Magic dell’infortunio della sua stella, con cui da qualche giorno vive da separato in casa dopo aver scoperto che ne aveva chiesto il licenziamento), i Magic senza Dwight naufragano, incapaci di arginare un 22enne al secondo anno che in carriera non era mai salito sopra quota 20 punti. Ma i Wizards non solo solo Seraphin: chiudono col 50% al tiro, mandano 5 giocatori in doppia cifra e tengono Orlando al 36% dal campo. E dire che gli ospiti (con Davis centro al posto di Howard) erano partiti benissimo, volando sul 29-18 a fine primo quarto grazie a 11 punti di Redick. Washington però cambia marcia nei 6’ conclusivi del secondo periodo, quando infila un 14-2 chiuso da 5 punti di fila di Wall a cui Davis mette una pezza col canestro che manda le due squadre al riposo sul 41 pari. I Wizards ci riprovano (60-55 a 2’ dalla terza sirena), ma Orlando tiene duro e l’ultimo quarto inizia con gli ospiti avanti 61-60: il match resta tirato fino a 4’35” dalla fine (80-77 Washington), poi i padroni di casa infilano un 13-6 con cui mettono le mani sulla seconda vittoria di fila.
Washington: Seraphin 24 (11/16, 2/2 tl), Crawford 21, Wall 15. Rimbalzi: Seraphin 13. Assist: Wall 7.
Orlando: Nelson 19 (5/11, 3/8), Redick 15, Q. Richardson 14. Rimbalzi: Davis 10. Assist: Nelson 7.

Corey Maggette (sin.) contro Alonzo Gee. Ap

Cleveland Cavaliers-Charlotte Bobcats 103-90
Il precario colpisce ancora. Lester Hudson, guardia 27enne che i Cavs hanno pescato a fine marzo dalla D-League, firma un’altra gara da incorniciare con tanto di 14 punti nell’ultimo quarto per regalare a Cleveland (19-36) la vittoria su Charlotte (7-49). “Penso ancora di stare sognando” ha detto il prodotto di Tennessee-Martin, che con i Cavs ha un contratto in scadenza il 18 aprile, il secondo da 10 giorni firmato dopo che Cleveland lo ha chiamato dalla lega di sviluppo per ripopolare un roster decimato dagli infortuni. E Hudson, che in Nba aveva già giocato con Boston, Memphis e Washington, ha trovato nella truppa di Byron Scott l’ambiente ideale: nelle ultime 3 partite ha segnato 74 punti, guadagnandosi virtualmente un “posto fisso” almeno fino a fine stagione. La serata magica di Hudson comincia a 2’37” dalla prima sirena con i liberi che avviano l’11-0 su cui Cleveland costruisce il 30-22 di fine primo quarto. I Cavs allungano fino a 34-24, ma anche i Bobcats hanno un asso in panchina: Kemba Walker, un anno fa eroe della vittoria di UConn in Ncaa, che ci mette 16 punti per riportare i Bobcats fino al 49-45 del 24’. Gli ospiti ripartono forte e completano la rimonta in avvio di ripresa, superando sul 56-51 con Biyombo. Parker, al rientro, riporta sotto i Cavs ma Charlotte strappa ancora, così Byron Scott chiede nuovamente aiuto a Hudson, che a 8” dalla sirena infila il canestro che porta i Cavs avanti 72-71. Trascinati da Casspi i padroni di casa allungano fino a 82-73 a 9’22” dalla fine; Walker prova a tenere dentro i Bobcats, ma Hudson inizia l’ultimo atto del suo show con 7 dei 9 punti che proiettano Cleveland avanti 95-77 a 5’09” dalla fine. Charlotte prova ancora a rientrare, ma è sempre Hudson a firmare il canestro della sicurezza (100-88 con 1’28” sul cronometro) e a condannare i Bobcats alla 13ª sconfitta consecutiva.
Cleveland: Hudson 25 (7/11, 2/7, 5/5 tl), Parker 19, Jamison 17. Rimbalzi: Hudson 8. Assist: Hudson 6.
Charlotte: Henderson 21 (9/13, 0/1, 3/3 tl), Walker 20, Augustin 16. Rimbalzi: Biyombo 8. Assist: Augustin 11.

New Jersey Nets-Philadelphia 76ers 88-107
Di nuovo in marcia. Dopo 4 sconfitte consecutive Philadelphia (30-27) riprende battendo New Jersey (21-38) il suo cammino verso un posto nei playoff, che sembrava certo prima di perdere 10 delle ultime 15 partite. Ma coach Doug Collins è riuscito a scuotere uno spogliatoio che sembrava aver perso cambiando quintetto base, in cui inserisce Meeks e Vucevic al posto di Turner e Hawes. E proprio il centro, per la prima volta in panchina dopo essere partito titolare in 27 partite, ha risposto come il coach voleva, infilando il suo massimo stagionale alla voce punti e facendo sentire la sua presenza anche in difesa: “Ci sono due modi per reagire a una notizia come quella dell’esclusione dal quintetto titolare - ha spiegato il 23enne al quarto anno in Nba -: sedersi e mugugnare o ingoiare il rospo, comportarsi da uomo e cercare di dimostrare in campo tutto quello che vali”. Hawes è stato uno degli uomini chiave nei 62 punti prodotti dalla panchina dei Sixers, che hanno vinto 53-36 la sfida a rimbalzo tenendo gli avversari al 36% dal campo. Hawes firma il canestro del 20 pari alla prima sirena, poi i Sixers spezzano l’equilibrio negli ultimi 6’ del secondo quarto, quando allungano da 34-33 a 52-43 sigillato da una tripla di Lou Williams a fil di sirena. I Nets provano a restare in partita con Humphries (27ª doppia doppia dell’anno), ma Philadelphia strappa grazie alla panchina e vola sull’82-64 a 53” dalla terza sirena. Thaddeus Young prosegue l’allungo anche nell’ultimo periodo, con Brand che a 8’17” dalla fine, con un gioco da tre punti, sigilla la vittoria dei 76ers firmando il 93-70. I Nets non si rialzano e incassano la prima sconfitta dopo due vittorie.
New Jersey: Humphries 20 (7/18, 6/7 tl), D. Williams 14, Petro 12. Rimbalzi: Humphries 10. Assist: D. Williams 5.
Philadelphia: L. Williams 20 (3/4, 2/4, 8/8 tl), Hawes 19, T. Young 19. Rimbalzi: Vucevic 8, L. Williams 8, Hawes 8, T. Young 8. Assist: Iguodala 7.

Dallas Mavericks-Sacramento Kings 110-100
Capitolo chiuso. Dallas (32-26) si lascia alle spalle la telenovela Lamar Odom (messo alla porta dopo un alterco col proprietario Mark Cuban sabato, è ancora sotto contratto ma, di comune accordo, non giocherà più per il resto della stagione) e si rituffa nella complicata corsa playoff centrando contro Sacramento (19-39) appena la seconda vittoria nelle ultime cinque partite. I campioni in carica, che hanno un calendario difficilissimo con 6 delle ultime 8 gare in trasferta, ritrovano il successo spedendo 6 uomini in doppia cifra, tirando 7/14 da tre e vincendo 56-40 la sfida a rimbalzo contro una squadra piena di talento ma ancora troppo immatura. Un contributo chiave al successo dei Mavs è arrivato come al solito dalla panchina, che ci ha messo 54 punti compresi quelli per avviare la fuga buona nel secondo quarto. Sacramento infatti chiude avanti 27-25 grazie a Evans un primo quarto equilibrato, poi Dallas trova da Yi (8 punti in 4’) e Beaubois il contributo necessario per il parziale di 14-7 che avvia la fuga dei padroni di casa, avanti 57-50 al rientro negli spogliatoi. I Kings provano a riavvicinarsi nel terzo quarto ma non vanno oltre il -4, con Beaubois che dopo l’81-77 di Thornton a 38” dalla sirena regala ai Mavs il +6. Nowitzki e lo stesso play francese avviano nel quarto conclusivo il break che porta in doppia cifra il vantaggio di Dallas, divario che Sacramento non riesce più a colmare prolungando a 5 la serie di partite senza vittoria.
Dallas: Nowitzki 15 (3/11, 1/3, 6/6 tl), Beaubois 15 (5/13, 5/5 tl), West 13, Terry 13. Rimbalzi: Nowitzki 14. Assist: Kidd 7.
Sacramento: Cousins 25 (11/21, 3/4 tl), Thomas 16, Thornton 16, Evans 16. Rimbalzi: Cousins 18. Assist: Thomas 5, Evans 5.