Abbraccio fra Durant e Dirk Nowitzki: passaggio di testimone? Afp

I campioni in carica vengono eliminati dai Thunder, i Clippers rischiano parecchio ma alla fine superano i Grizzlies mentre gli Spurs hanno la meglio sui Jazz. Indiana vince una soffertissima gara-4 su Orlando, portandosi sul 3-1.

Los Angeles Clippers-Memphis 87-86 (2-1 nella serie)
Avanti di sei lunghezze a 13’’ dalla sirena i Clippers rischiano di compromettere tutto a causa della loro cronica mancanza di sicurezza dalla lunetta. Memphis ha in mano il pallone della clamorosa rimonta, ma la conclusione allo scadere di Rudy Gay trova soltanto il ferro. La seconda squadra di LA così conquista il suo primo successo casalingo nella postseason delle ultime sei stagioni. “Abbiamo sbagliato 17 liberi - sottolinea al termine Chris Paul - è assolutamente inaccettabile, ci siamo complicati la vita da soli”. I padroni di casa a sorpresa presentano in quintetto Caron Butler il quale, dopo essersi fratturato la mano sinistra in gara-1, sembrava destinato a rimanere fuori per almeno quattro settimane. I Clippers ci mettono qualche minuto a carburare ma appena Chris Paul decide di accelerare, la difesa di Memphis va in tilt. Paul e Mo Williams danno il via al parziale di 18-1 a cavallo tra la fine del primo e l’inizio del secondo quarto che spinge la squadra di LA al +13. Memphis risponde immediatamente con un contro-break di 13-0 e la gara resta in equilibrio fino alla metà del terzo quarto, quando gli ospiti provano a prendere possesso del match. I Grizzlies restano davanti e a 7’11’’ dalla fine sono ancora a +6. Gasol e compagni però si mettono a litigare con il canestro, i Clips ne approfittano e ribaltano il risultato. I liberi di Chris Paul a 23’’ dalla fine fissano il punteggio sul 86-80, gara chiusa quindi. Invece la compagine californiana fa di tutto per dare una mano a Memphis che torna sotto con la tripla di Gay e punisce i susseguenti tre errori (su quattro) dalla lunetta dei Clippers con un altro canestro pensate, a 8" dalla fine, del solito Gay. Bledsoe fallisce altri due liberi, i Grizzlies così con una sola lunghezza di ritardo hanno 7" per provare a vincere il match. Rudy Gay però si accontenta di una difficile conclusione dalla lunga distanza che non trova la retina, i tifosi di LA così tirano un sospiro di sollievo.
Los Angeles Clippers: Paul 24 (7/16, 1/3), Griffin 17, Foye 16. Rimbalzi: Evans 11. Assist: Paul 11.
Memphis: Gay 24 (3/8, 2/5), Randolph 17. Rimbalzi: Gasol 10. Assist: Conley 8.

Dallas-Oklahoma City 97-103 (Oklahoma City vince la serie 4-0)
Un eccellente James Harden, che firma 15 dei suoi 29 punti nell’ultimo quarto, trascina i Thunder al successo a Dallas infliggendo così un umiliante cappotto ai campioni in carica. I Mavericks chiudono nel peggiore dei modi un’annata decisamente deludente dopo la straordinaria cavalcata dello scorso anno. “Sicuramente fa male uscire in questo modo - commenta il tecnico di Dallas Rick Carlisle - quando sei la settima testa di serie hai un compito molto difficile nella postseason. Avremmo potuto e dovuto vincere qualche partita in più durante la regular season, ma sono comunque orgoglioso della mia squadra”. I Thunder perdono subito Kendrick Perkins, k.o. per un problema al bacino, ma riescono comunque a tenere in mano le redini del match, almeno fino all’intervallo. Nel terzo quarto, infatti, Dallas cambia marcia e grazie alla produzione di Dirk Nowitzki allontana Oklahoma City. I campioni in carica trovano ottime soluzioni offensive e all’inizio dell’ultimo quarto sono avanti di 13 lunghezze. Harden però ha altri progetti. La riserva di lusso dei Thunder, infatti, sale in cattedra, spinge gli ospiti al parziale di 13-0, firmando 10 punti, e riprende i Mavericks. Kevin Durant fa il resto, Oklahoma City così riesce a tornare davanti. A chiudere definitivamente i conti, e a mandare i campioni in carica in vacanza, ci pensa proprio Harden segnando in penetrazione a 10’’ dalla sirena il canestro del +5. I Thunder passano il turno e adesso aspettano la vincente della sfida tra Lakers e Nuggets.
Dallas: Nowitzki 34 (9/24, 1/1), Kidd 16. Rimbalzi: Carter 8. Assist: Kidd 8.
Oklahoma City: Harden 29 (8/12, 3/4), Durant 24. Rimbalzi: Durant 11. Assist: Westbrook 6.

Tony Parker cerca di eludere la marcatura di Devin Harris. Reuters

Utah-San Antonio 90-102 (serie 0-3)
Niente da fare per i Jazz, ancora una volta gli Spurs mostrano tutta la loro solidità e passano anche a Salt Lake City in gara-3. Nella storia dei playoff Nba nessuna squadra è mai riuscita a vincere una serie dopo essere stata sotto 0-3 e questi Jazz non sembrano proprio poter entrare nella storia della Lega. Troppo talento ed esperienza alla corte di coach Popovich per poter anche solo immaginare una clamorosa rimonta da parte di Utah. La squadra di casa comunque vende cara la pelle ma alla fine si deve arrendere alle giocate di un super Tony Parker che si esalta nei momenti più importanti del match. “Siamo ancora in corsa - prova a farsi coraggio Gordon Hayward - C’è ancora della pallacanestro da giocare quindi qualche possibilità ce l’abbiamo”. Tim Duncan e Tony Parker fanno subito capire che sarà una serata lunga per i tifosi di Utah segnando 14 dei primi 16 punti degli Spurs. I Jazz comunque restano nella scia della squadra texana e nel secondo quarto, grazie ai canestri di Alec Burks, mettono brevemente la testa avanti. San Antonio prova a scappare nel terzo quarto, arrivando al vantaggio in doppia cifra. La talentuosa panchina di Gregg Popovich si mette a produrre. Si fa sentire sotto canestro anche il brasiliano Tiago Splitter che segna sei punti consecutivi a cavallo tra la fine del terzo e l’inizio dell’ultimo quarto. Gli Spurs arrivano al +13, sembra finita, ma Utah ha la forza di reagire e riesce a tornare al -5. Appena San Antonio sente il fiato dei padroni di casa sul collo si affida a Tony Parker che nel finale diventa assolutamente immarcabile per la difesa di Utah. Il playmaker francese distanza i Jazz e negli ultimi 4’15’’ del match mette il risultato in naftalina segnando tutti e 12 i punti messi a referto dagli Spurs.
Utah: Harris, Jefferson 21, Favors 15. Rimbalzi: Millsap, Favors, Jefferson 11. Assist: Hayward, Harris 5.
San Antonio: Parker 27 (10/17), Duncan 17. Rimbalzi: Splitter 8. Assist: Ginobili 10.

Redick e Hill si sfidano in volo. Ansa

Orlando–Indiana 99-101 d.t.s. (1-3 nella serie)
George Hill insacca due tiri liberi a 2" dalla fine dell’overtime e Indiana porta a casa una soffertissima gara 4. Dominata a lungo, eppure quasi sfuggita di mano con un ultimo periodo sciagurato. Con un risultato cosí importante, le sottigliezze passano tuttavia in secondo piano. I Pacers ora possono chiudere la serie in casa propria, preparandosi a celebrare il passaggio al secondo turno. Non accadeva dal 2005. Per i Magic, invece è sostanzialmente finita. Nulla di sorpendente, visto l’assenza di Howard, anche se la possibilità di allungare la serie c’è stata eccome. Almeno nel convulso finale. all’inizio del quarto periodo, i Pacers giocano infatti una partita logica e lineare, capitalizzando sulle evidenti debolezze dei padroni di casa. Che significa fare essenzialmente due cose: attaccare i Magic in area (40 punti in due per Hibbert e David West) e difendere con concentrazione sul perimetro. Basta questo a tenere in pugno la situazione, contro un avversario che, a parte un paio di fiammate di Jason Richardson, non riesce davvero a graffiare. Anderson, in particolare, continua la sua serie da incubo, che nemmeno la fresca nomina di MIP (giocatore piú migliorato dell’anno) riesce a risollevare. L’assenza di Howard a calamitare raddoppi in area mette in mostra tutti i limiti dell’ex California, mentre Glen Davis non trova il tiro dalla media distanza, infragendosi contro gli aiuti. E cosí, quando Danny Granger porta Indiana sull’ 82-63 a 8’ dalla sirena, partita e serie sembrano praticamente finite. E’ qui che arriva l’inaspettata reazione di Orlando, con Anderson in panchina e Redick assieme a Richadrson sul perimetro a formare un quintetto agile e aggressivo. A firmare il parziale (26-7) sono soprattutto i guizzi sotto canestro di Davis, bravo a sfruttare i problemi di falli di Hibbert, anche se ci vuole una gran tripla di Redick a forzare l’overtime. Da lí è battaglia. Indiana ritrova il filo in attacco e riprova a scappare (95-89), ma una tiro da tre di Richardson e ancora Davis riportano Orlando in parità. La tavola è apparecchiata per il finale all’ultimo respiro. Hill non sbaglia, Davis si infrange sul ferro, mentre coach Frank Vogel tira un sospiro di sollievo.
Orlando: J. Richardson 25 (4/12 da tre), Davis 24, Nelson 12. Rimbalzi: Davis 11. Assist: Nelson 11.
Indiana: West 26 (11/23), Granger 21, Hibbert 14. Rimbalzi: West 12. Assist: Collison 9.