I giocatori di Reggio Emilia baciano il trofeo di LegaDue. Ciam/Cast

“Una soddisfazione impagabile”. Questo è il pensiero di coach Max Menetti dopo aver compiuto il suo lavoro: anche se la stagione regolare della LegaDue non è ancora finita, la sua Trenkwalder Reggio Emilia (71-67 su Imola) ha vinto il campionato e tornerà in Serie A dopo cinque anni. Nei quali, sportivamente e non solo, è successo di tutto.

l'ultima volta — Menetti aveva chiuso come capo allenatore il 2006-07. Non andò bene, anche perché “quella retrocessione è legata a uno dei più grandi scandali del basket italiano”, ricorda il coach. Il caso-Lorbek, ovviamente, e due punti conquistati da Treviso sul campo dei reggiani (con lo sloveno in campo) che la società emiliana avrebbe voluto volentieri indietro. Così non fu, e l’ambiente se la legò al dito. Preistoria, oggi. Perché nel frattempo Menetti ne ha viste altre: dopo aver seguito Frates a Montegranaro, l’anno scorso a Reggio Emilia lo ha dovuto sostituire nel finale di stagione, a causa di un grave problema di salute dell’attuale vice di Sergio Scariolo a Milano. Un campionato disastroso, iniziato con Piero Coen in panchina ma poi, grazie a un grandissimo rush finale (4 vittorie su 5, contro big come Casale, Venezia, Barcellona e Veroli) si conquistò almeno la salvezza.

ricostruzione — “Da febbraio 2011 abbiamo costruito la base del gruppo che ha vinto quest'anno. Ieri c’erano Robinson, Frassineti, Pini, Slanina, Cervi e Chiacig, che avevano finito la stagione con noi. Da loro siamo ripartiti perché erano le persone giuste, oltre al valore tecnico, e ce lo avevano dimostrato nel momento di più grande difficoltà. Poi con gli inserimenti di Taylor, Filloy, più Antonutti e Ruini dopo l’infortunio di Valenti e la crescita di Cervi hanno fatto il resto”. Già: l’ennesimo prodotto di un grandissimo settore giovanile, nonché la nuova speranza azzurra nel ruolo di centro (212 cm, classe 1991, argento con la nazionale Under 20 agli ultimi Europei). Nella gara più intensa, quella della certezza matematica della promozione, ha tirato fuori 13 punti, 10 rimbalzi e 4 stoppate. “Ed è proprio in casa che mi piace di più giocare, davanti a tanti tifosi. Di questa stagione ricorderò soprattutto le partite davanti al pubblico di Reggio Emilia, e anche il derby di Bologna con 1000 reggiani al seguito”, dice Riccardo.

La festa dei tifosi di Reggio Emilia dopo la vittoria che vale la Serie A. Ciam/Cast

cavalcata con dramma — In questa stagione Reggio Emilia è partita alla grande: 12 vittorie in 15 gare, poi la sconfitta di Verona (-28 lo scorso 29 gennaio) apre una serie di 4 k.o. esterni consecutivi, con la debacle di Pistoia in chiusura (da +14 a metà gara al -16 finale): “Quella in Toscana fu una gara un po’ a sé, con un nostro black out coinciso con una loro grande giornata (28-3 il parziale dell’ultimo quarto, n.d.r.), mentre le altre sconfitte sono arrivate più per problemi fisici e anche personali all’interno della nostra squadra, che non abbiamo mai pubblicizzato”. Il riferimento, ovviamente, è alla morte di Filippo, secondogenito di Demian Filloy, nato prematuro lo scorso 28 febbraio e deceduto solo due giorni dopo. Un dramma devastante, che esige rispetto e silenzio. Reggio trova le sue motivazioni nell’unità del gruppo e nella sua qualità. “Noi siamo partiti dalla nostra difesa, puntando sull’impegno di tutti per nascondere i nostri punti deboli - analizza Cervi -. Abbiamo trovato gli uomini giusti in ogni partita, ci siamo allenati sempre molto bene anche con l’aiuto dei ragazzi del settore giovanile: siamo stati costruiti per vincere e ce l’abbiamo fatta, riportando questa società dove merita di stare”. Così la Trenkwalder mette a segno una grande serie di vittorie, approfittando dei problemi incontrati da Scafati, arrivata capolista alla Final Four di Coppa. “Non eravamo mai riusciti a vincerne 5 di fila - dice Menetti -, averlo fatto adesso la dice lunga sui valori di questa squadra. Abbiamo affrontato partite molto dure, e contro Imola non siamo riusciti a sviluppare granché del nostro basket: però abbiamo vinto, sbattendoci per 40’, cambiando le cose nel terzo quarto concedendo a loro poco e niente (8 punti nella frazione per l’Aget, n.d.r.). In più l’atmosfera era bellissima: palazzetto strapieno, loro venuti a cercare i punti per la salvezza matematica. Sembrava una finale di playoff”.

la festa — Ed è stata una festa particolare per una società fatta soprattutto da reggiani (“Come me e l’a.d. Dalla Salda”, ricorda Menetti. “Questa è la mia città”, dice orgoglioso Cervi), che è un raro esempio di club che investe: lo fa nel settore giovanile, per esempio, un vanto da sempre. “Nel vivaio qui si spendono soldi veri, grazie al patròn Landi e al presidente Paterlini. Ma si cresce anche puntando su persone come Ale Frosini, ieri campione sul campo e oggi dirigente, e Flavio Fioretti, che è venuto qui dopo aver fatto la finale scudetto da assistente a Cantù”. E allora non resta che godersi un “Bel Momento”. Non a caso. Fate un giro su Facebook: “’Quelli… del bel momento’ è un gruppo creato insieme a dei compagni di squadra - sorride Cervi -. Solo un piccolo gioco tra noi che ha preso piede, abbiamo fatto anche delle magliette”. Bentornata, dunque, Reggio Emilia. Il tuo momento è adesso.