Che cosa ¨¨ emerso dal congresso annuale della societ¨¤ italiana di ematologia
Ogni anno in Italia si registrano circa 40mila nuovi casi di tumori del sangue e il numero ¨¨ destinato ad aumentare insieme all¡¯invecchiamento generale della popolazione perch¨¦ si tratta di neoplasie che colpiscono soprattutto dopo i 65 anni d¡¯et¨¤. Leucemia, linfoma e mieloma sono i ¡°nomi¡± pi¨´ noti, ma in realt¨¤ esistono centinaia di tipi diversi. Alcune forme sono tipiche anche dell¡¯infanzia e molti bambini oggi guariscono completamente. Ci¨° che ¨¨ importante sapere ¨¨ che i progressi nella ricerca scientifica e nuove terapie efficaci hanno portato grandi miglioramenti nella qualit¨¤ e nella quantit¨¤ di vita dei pazienti. E hanno reso croniche molte di quelle che una volta erano considerate malattie mortali.
Decine di sottotipi differenti
¡ª ?¡°Conosciamo decine di sottotipi diversi di appartenenti a tre grandi macro-gruppi: leucemie, linfomi e mielomi, che sono i pi¨´ noti anche tra i non addetti ai lavori ¨C ha spiegato Paolo Corradini, presidente della Societ¨¤ Italiana di Ematologia (Sie), durante il congresso annuale della societ¨¤ scientifica tenutosi a Roma ¨C. Meno diffusa ¨¨ la conoscenza delle neoplasie del sangue appartenenti ai gruppi delle sindromi mielodisplastiche o delle neoplasie mieloproliferative croniche. I tumori del sangue oggi sono malattie sempre pi¨´ curabili per molti anni, che in un numero crescente di casi riusciamo anche a guarire definitivamente. Abbiamo fatto importanti passi avanti che consentono a chi si ammala di vivere pi¨´ a lungo e bene¡±. Una notizia non di poco conto, specie se si considera che due terzi dei malati sono persone avanti con l'et¨¤, over 65.
Forme acute e aggressive, oppure croniche
¡ª ?Un¡¯altra informazione importante ¨¨ che non tutti i tipi di neoplasie del sangue si presentano nello stesso modo. Certe malattie possono manifestarsi in forma acuta (pi¨´ grave e con un decorso aggressivo), ma la maggior parte in realt¨¤ tende ad avere un andamento molto ¡°lento¡± o cronico. Le forme acute possono avere un esordio che configura una vera e propria emergenza clinica, tanto che circa il 20% dei nuovi pazienti ricorre al pronto soccorso prima di ricevere la diagnosi definitiva. ¡°Purtroppo i sintomi sono sempre piuttosto vaghi e poco specifici perch¨¦ potrebbero essere spia anche di molte altre patologie (non di rado simili a quelli di una brutta influenza)¡± ha sottolineato Emanuele Angelucci, vicepresidente della Sie.
Campanelli d¡¯allarme
¡ª ?¡°? per¨° importante parlare con un medico in presenza di alcuni segnali che non vanno trascurati ¨C ha aggiunto Angelucci, direttore dell¡¯Unit¨¤ di Ematologia e terapie cellulari all¡¯IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova -. Sar¨¤ poi lui, se lo ritiene opportuno, a inviare il paziente da un ematologo e a prescrivere eventuali accertamenti specifici¡±. Senza allarmarsi, meglio non trascurare: febbre o febbriciattola (in particolare pomeridiana o notturna) e un senso di debolezza che perdurano senza cause apparenti per pi¨´ di due settimane; dolori alle ossa o alle articolazioni che non regrediscono; perdita di appetito e dimagrimento improvviso e ingiustificato; emorragie sottocutanee (piccole chiazze rosse chiamate petecchie) e/o sanguinamenti delle mucose spontanei; gonfiore indolore di un linfonodo superficiale del collo, ascellare o inguinale. Possono essere presenti anche una sudorazione eccessiva, soprattutto di notte, che obbliga a cambiare gli indumenti e un prurito persistente diffuso su tutto il corpo.
225mila italiani
¡ª ?Fortunatamente oggi le prospettive dei pazienti sono cambiate in meglio, anche grazie al fatto che le terapie sono diventate sempre meno tossiche e pi¨´ ¡°a misura di anziano¡±. ¡°Le statistiche ci dicono che vivono in Italia oltre 225mila persone con una diagnosi di tumore del sangue ¨C ha concluso Corradini, direttore della Divisione di Ematologia alla Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -. La sopravvivenza media attesa per i pazienti con malattie neoplastiche del sangue in Italia ¨¨ dell¡¯87% a un anno, del 65 % a cinque anni e poco meno del 60% dei malati ¨¨ vivo dopo 10 anni dalla diagnosi¡±. Percentuali che sono uguali, e in diversi casi persino superiori, a quelle registrate dalla media europea.
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