Il dottor Pietro Ramella spiega la gravit¨¤ di un problema sempre pi¨´ diffuso e le posizioni - ancora divise - della comunit¨¤ scientifica a riguardo
Si pu¨° essere dipendenti dai social? La scienza, pur avendo riconosciuto da tempo la dipendenza da internet, non ¨¨ ancora totalmente concorde a riguardo, e soprattutto non si ¨¨ ancora espressa su quelli che di fatto sono diventati dei veri e propri luoghi di aggregazione online, ovvero i social media, anche se sempre pi¨´ persone ¨C e non sono ragazzi ¨C sviluppano dei comportamenti molto vicini a quelli di una vera e propria dipendenza, come spiega il dottor Pietro Ramella, psicoterapeuta dell¡¯Humanitas Medical Care di Milano.?
Innanzitutto, esiste una vera e propria dipendenza dai social??
¡°Ci sono pareri contrastanti a riguardo. Se andiamo a guardare il manuale psichiatrico dei disturbi mentali redatto dall¡¯American Psychiatric Association, non ¨¨ ancora classificata come tale: esiste la dipendenza da internet, ma tutti questi nuovi comportamenti che fanno parte di quest¡¯ultima decade sono ancora in una fase di studio. Non ¨¨ ancora una diagnosi psichiatrica catalogata, ma potrebbe rientrare nelle prossime revisioni dei manuali, poich¨¦ ¨¨ un problema reale, nel quale il comportamento dei pazienti ¨¨ molto simile a quello delle altre dipendenze, pur cambiando l¡¯oggetto di riferimento¡±.?
Quando si pu¨° parlare di dipendenza da social??
¡°Per capirlo si seguono tre principali criteri, che sono gli stessi per tutte le dipendenze. Primo: quando si parla di scadimento funzionale, per cui i social vanno a togliere tempo ad altre attivit¨¤ fondamentali come le relazioni interpersonali, l¡¯alimentazione, l¡¯igiene personale. Il secondo ¨¨ il craving, ovvero nel momento in cui non si ha a portata di mano lo stimolo si percepisce una sensazione di disagio, di bramosia dell¡¯oggetto stesso: questo richiama molto la dipendenza da alcool o da altre sostanze. Se non si ha il cellulare a portata di mano o non si pu¨° usare in quel momento si vive una sensazione di disagio. Il terzo fattore ¨¨ la tolleranza: la dipendenza inizia con qualche ora al giorno e finisce per coprire quasi tutta la fascia di veglia del soggetto, quindi si ha sempre pi¨´ bisogno di?stare sui social. Si sente l¡¯esigenza di ¡°alzare¡± sempre di pi¨´, come nelle dipendenze da gioco d¡¯azzardo¡±.?
Da dove nasce questa necessit¨¤ di utilizzarli in modo sempre pi¨´ continuo??
¡°La maggior parte degli studi potrebbe concentrarsi sul nuovo contesto, sulla questione sociale. Del resto, i social sono stati creati ¨C o almeno cos¨¬ veniva detto ¨C per aumentare la socializzazione delle persone, ma alla fine portano maggiore isolamento, soprattutto da quando ¨¨ arrivato il Covid nel 2020. A questo aggiungiamo la creazione di modelli sociali e di emulazione di un¡¯immagine data dai social, che diventano una vetrina, al punto da diventare strumenti di marketing e di pubblicit¨¤, pi¨´ che 'luoghi' di socializzazione. Personalmente, ma non ¨¨ ancora stato dimostrato dagli studi, credo che potrebbe esserci anche una base genetica, cos¨¬ come in tutte le altre dipendenze, quindi si pu¨° essere maggiormente ¡®vulnerabili¡¯ a qualcosa¡±.?
Pu¨° dipendere anche dall¡¯eccesso di stimoli portato dai social stessi??
¡°Secondo me ¨¨ proprio quello che crea la dipendenza. Se pensiamo al gioco d¡¯azzardo ¨¨ la stessa cosa: ho una risposta istantanea a una ricerca di gratificazione istantanea. Allo stesso modo, pubblico un contenuto con l¡¯aspettativa di avere un like, una conferma. Inoltre i social si collegano anche alla FOMO, la paura di essere 'tagliati fuori', la necessit¨¤ di essere sempre e comunque aggiornati su tutto, di non perdersi nulla. Alla fine tutto questo ¨¨ uno stimolo sempre presente e costantemente accessibile, soprattutto perch¨¦ ormai non sappiamo pi¨´ stare senza stimoli, non sappiamo pi¨´ accettare l¡¯idea di ¡°noia¡±, che ¨¨ un¡¯emozione complessa. Continuiamo a vivere di stimoli esterni, non creati da noi stessi, ci affidiamo costantemente a qualcosa di esterno a noi non creati da noi stessi¡±.
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