Il fisioterapista ci guida alla scoperta di questo diffuso fastidio che colpisce i calciatori e non solo
L¡¯articolo del dott. Paolo Torneri, Fisioterapista a San Martino Buon Albergo (VR), co-fondatore di FisioScience ed autore di cinque libri in ambito medico-scientifico.
Fascite, tallonite, fasciopatia¡ com¡¯¨¨ che si dice? C¡¯¨¨ ancora una grande confusione sulla terminologia adatta alla descrizione coerente di questa problematica. Se la gestione clinica non dipende dalla parola che utilizziamo, l¡¯utilizzo di una definizione corretta ci pu¨° dare spunti e informazioni sulla causa e successiva riabilitazione di questa patologia.
Fascite plantare: definizione
¡ª ?Il termine che la letteratura scientifica supporta ¨¨ quello di ¡°Fasciopatia Plantare¡±. In passato si pensava che la fasciopatia plantare fosse il risultato di un processo infiammatorio (da qui il termine fascite o tallonite). Di conseguenza anche il trattamento puntava alla riduzione dell¡¯infiammazione¡ Ma non ¨¨ cos¨¬! Negli studi effettuati le valutazioni cliniche e le misura oggettive istologiche non mostrano i connotati tipici dell¡¯infiammazione (infiltrazione di macrofagi, linfociti, piastrine etc.). L¡¯attenzione si ¨¨ spostata verso la presenza di cambiamenti patologici non infiammatori derivata da processi degenerativi delle fibre collagene in seguito a microtraumi ripetuti che portano a inspessimento e fibrosi della fascia plantare. Nonostante la causa sia pi¨´ chiara, la gestione clinica rimane una ¡°rogna¡±, in quanto gli atleti possono incontrare diverse difficolt¨¤, tra cui il dolore costante al tallone e alla pianta del piede che pu¨° limitare la capacit¨¤ di correre, saltare, cambiare direzione e persino camminare normalmente. Il dolore e la rigidit¨¤ possono impedire allo sportivo di allenarsi e di partecipare alle competizioni, con conseguenti ripercussioni sulla sua forma fisica e psicologica. Vediamo insieme come la letteratura scientifica descrive questa condizione e cosa possiamo fare per gestirla al meglio.
Fascite plantare: sintomi
¡ª ?Il sintomo cardine ¨¨ il dolore al tallone o alla pianta del piede che si manifesta soprattutto al mattino o dopo essere rimasti seduti per un lungo periodo di tempo. Un altro segno tipico ¨¨ il dolore che peggiora camminando scalzi rispetto all¡¯utilizzo delle scarpe. Il dolore ¨¨ spesso descritto come una sensazione pungente e pu¨° essere accompagnato da rigidit¨¤ e comportare una difficolt¨¤ nel cammino (in fase acuta) e nella corsa. ? comune riscontrare un incremento improvviso nel livello di attivit¨¤ prima dell¡¯insorgenza dei sintomi. Il dolore ¨¨ meccanico e carico-dipendente e pu¨° presentare stati di irritabilit¨¤ differenti:
- Alta reattivit¨¤: associata alla fase acuta, dopo un attivit¨¤ provocativa (es camminata o corsa) il dolore si mantiene intenso e attivo.
- Bassa reattivit¨¤: in fase sub-acuta/cronica, durante l¡¯attivit¨¤ provocativa la persona pu¨° percepire dolore, ma esso cessa al termine dell¡¯attivit¨¤.
Fascite plantare: trattamento
¡ª ?La fase acuta viene gestita attraverso la modificazione delle attivit¨¤, riducendo o eliminando i carichi che irritano il dolore del paziente a seconda della sua irritabilit¨¤. Ad esempio, nel caso di dolore che si manifesta durante e post-corsa, potrebbe avere senso sospendere tale attivit¨¤ ma il paziente potrebbe mantenere il cammino. In tal senso, il riposo assoluto ¨¨ sconsigliato, ma ¨¨ necessario saper ridurre le attivit¨¤ provocative e mantenere lo stato di fitness. Per monitorare e capire cosa ¨¨ opportuno sospendere ¨¨ possibile testare il paziente e osservare i cambiamenti in termine di intensit¨¤ del dolore. Attraverso la scala NPRS (che monitora il dolore da 1-10) possiamo identificare se un gesto sportivo aumenta, non modifica o migliora il sintomo del paziente. Possiamo mantenere le attivit¨¤ svolte con un dolore accettabile per il paziente (solitamente da 1-4 nella scala NPRS) e sospendere le attivit¨¤ che alzano questo valore. Alcuni plantari e alcune tipologie di bendaggi possono funzionare da manovre di modifica del sintomo e possono essere associati alla fase acuta per migliorare la tollerabilit¨¤ del tessuto. Le scarpe devono supportare il piede, essere comode e avere il retropiede rialzato rispetto all¡¯avampiede. ? importante anche evitare di camminare a piedi nudi e con calzature piatte fino a che i sintomi non si sono completamente risolti.
Esercizi specifici
¡ª ?In contemporanea ¨¨ possibile partire con attivit¨¤ di rinforzo della fascia, attraverso esercizi specifici per la muscolatura del piede e della caviglia, evitando in prima istanza i movimenti dolorosi. Una progressione di esercizio per aumentare gradualmente la capacit¨¤ di carico della fascia plantare potrebbe essere la seguente:
- 3 x 25 reps Double Leg Heel Raise (3 volte a settimana)
- 3 x 15 reps Single Leg Heel Raise (3 volte a settimana)
- 3 x 8-15 reps Deficit single Leg Heel Raise (3 volte a settimana)
Le iniezioni di cortisone se da un lato possono dare un sollievo e ridurre il dolore possono portare a effetti collaterali nel medio termine aumentando il rischio di rottura della fascia. Una parte del trattamento pu¨° essere finalizzata alla riduzione dei fattori di rischio quali:
- Deficit di dorsiflessione della caviglia
- Piede cavo o piatto
- BMI elevato
- Diabete mellito
- Stare in piedi per lungo tempo
- Correre in maniera non graduale
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Quanto dura la fascite plantare?
¡ª ?Il trattamento conservativo porta alla risoluzione completa dei sintomi nel 90% dei pazienti e ha una durata approssimativa dai 3-6 mesi. Questo arco temporale non prevede come accennato in precedenza uno stop completo per la persona, ma fa riferimento al tempo medio necessario per non avvertire pi¨´ i sintomi. Ci sar¨¤ una fase intermedia infatti dove l¡¯atleta potr¨¤ riprendere a giocare con un dolore accettabile gi¨¤ dopo le prime settimane, gestendo durante la settimana il potenziale aumento dei sintomi.
Bibliografia
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