Ci sono allenamenti che ci intimoriscono perch¨¦ ne immaginiamo la difficolt¨¤ ancor prima di viverli. L'idea di provare quella sensazione ci blocca. E se invece la fatica ci desse una mano?
Viviamo in un'epoca in cui la fatica ¨¨ una sensazione da eliminare. Una nemica. Passiamo gran parte del nostro tempo a cercare una soluzione per farne sempre meno, per semplificarci la vita. L'auto deve essere sempre pi¨´ comoda e avere nuove tecnologie per eliminare rischi e manovre, in casa gli elettrodomestici si occupano (quasi) di tutto, cerchiamo di ottimizzare spostamenti, tagliare passaggi, velocizzare processi. Insomma, l'obiettivo ¨¨ una vita sempre pi¨´ semplice. Salvo che poi vediamo chiaramente come gli sport di ultra endurance vivano ogni anno una crescita incredibile: ultramaratone, trail estremi, avventure in bicicletta e in questi ultimi tempi anche i viaggi a piedi lungo antichi cammini di pellegrinaggio. Insomma, se nella quotidianit¨¤ si ambisce a una vita senza fatica, poi nello sport si avverte un crescente fascino verso tutto ci¨° che ¨¨ sfidante ed estremo. Quale ¨¨ il segreto?
IL CONCETTO DI FATICA
¡ª ?La chiave di lettura di tutto questo trasporto verso gli sport di endurance sta nell'andare ad approfondire il concetto di fatica: perch¨¦ in certe persone riesce a diventare una compagna di viaggio preziosa??Una volta, parlando proprio della fatica del maratoneta, una grande atleta raccontava che agli sportivi piace la fatica "perch¨¦ la fatica ¨¨ vita". Maggiore ¨¨ la sensazione di stanchezza e maggiore ¨¨ la consapevolezza di essere vivi, di poter vincere le difficolt¨¤ e quindi di poter continuare a vivere. Uno sportivo infatti impara nella sua carriera che cercare scorciatoie per vincere senza fare fatica significa sostanzialmente barare, perch¨¦ se si vogliono raggiungere certi risultati ¨¨ indispensabile faticare e pi¨´ si fatica e pi¨´ si pu¨° andare in alto. Se quindi partiamo da questa verit¨¤ e la trasportiamo nel mondo dello sport amatoriale possiamo capire molto del perch¨¦ la fatica diventi una grande amica dell'endurance. Se un atleta ¨¦lite fatica per vincere, un amatore fatica per raggiungere il suo obiettivo, che pu¨° essere terminare quella gara o quell'allenamento. Riuscire a superare quindi quel momento di difficolt¨¤ e arrivare al target genera in noi la stessa soddisfazione che nell'atleta genera una vittoria. Da qui deriva quindi l'equazione fatica=soddisfazione che ci spinge a praticare sport estenuanti.
I CONSIGLI GIUSTI
¡ª ?E se invece la fatica rappresenta un ostacolo? Come trasformarla in una spinta motivazionale?Partiamo proprio dal concetto appena espresso: fatica come sinonimo di soddisfazione.?
Il primo consiglio ¨¨ quindi quello di ripensare a un momento di soddisfazione sportiva: l'arrivo a un traguardo particolarmente atteso, un allenamento ben riuscito, un momento importante di una gara ad esempio. Ecco, ora ripensate non solo alla gioia, ma alla fatica che precede quella gioia. Vi renderete conto che sono direttamente proporzionali: pi¨´ la fatica ¨¨ grande e pi¨´ lo ¨¨ la soddisfazione di superarla. Per natura tendiamo a ricordare con grande enfasi i momenti positivi e di "vittoria" della vita, dimenticando quelli meno felici e quindi ricordiamo bene i successi, ma dimentichiamo il lavoro e le sensazioni sgradevoli che li accompagnano. Focalizzarsi invece su questa dualit¨¤ fatica-successo riequilibra le cose. Se avessimo di contro superato quel traguardo agevolmente e senza fatica, difficilmente quella vittoria sarebbe stata memorabile.
IL MURO DELLA MARATONA
¡ª ?Questo riposizionamento del pensiero ci aiuter¨¤ a pensare alla fatica come parte integrante della vittoria e ci porter¨¤ quindi ad attenderla a braccia aperte. Sapendo che il momento che precede il successo ¨¨ quasi sempre un momento di difficolt¨¤ che va superato, inizieremo ad aspettarlo come anticamera della nostra gioia. Un esempio ¨¨ il cosiddetto muro della maratona. Praticamente sempre nei 42 km arriva un momento difficilissimo, che corrisponde al calo di energie e di zuccheri nel sangue e avviene appena dopo il 30esimo chilometro. Se iniziamo, al posto che temerlo, ad aspettare quel momento vedendolo come step precedente al traguardo, inevitabile e importante proprio per raggiungere il nostro obiettivo, la nostra mente far¨¤ il resto. E la fatica diventer¨¤ una compagna di viaggio, non gradita magari, ma alla quale abbiamo fatto l'abitudine, tollerata.
Uscire dalla fatica
¡ª ?Vero ¨¨ che succede anche che la fatica non ci porti al risultato sperato. Alle volte non riusciamo a superarla come vorremmo e da compagna diventa nemica giurata. Molto fa in questo caso la mente. Se inizieremo a focalizzare il pensiero su quanta fatica stiamo facendo, facilmente cadremo nel vortice. La tecnica qui ¨¨ quella di "uscire dalla fatica", cio¨¨ portare la mente su altri aspetti. Distogliamo l'attenzione e portiamola su sensazioni semplici. Nessun pensiero complicato: iniziamo a percepire i movimenti del corpo, i piedi che si muovono, portiamo l'attenzione sulle dita delle mani, sul respiro, sulla goccia di sudore che ci cola sul naso. Riprendiamo i singoli movimenti del corpo. Riposizioniamo la mente sul momento attuale e soprattutto sul respiro che inevitabilmente ci tiene in vita. E magicamente avremo superato quel momento difficile, saremo andati oltre, senza quasi accorgercene.
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