Perfezionare questo aspetto ¨¨ molto importante per velocizzare la corsa e contemporaneamente scaricare meno peso sulle articolazioni e sui muscoli
"Io appoggio in avampiede! Ci ho lavorato tanto...". Quanti di voi si sono impegnati per modificare l'appoggio del piede ? E quanti ne sono orgogliosi? Tanti, sono certa. Vorrei dire tutti, ma forse qualcuno che resiste al richiamo dell'appoggio perfetto c'¨¨ ancora. S¨¬, perch¨¦ di appoggio si ¨¨ parlato ovunque e ripetutamente. In alcuni momenti pareva quasi che si potesse valutare un buon runner da un neofita solo dall'appoggio. Dimmi come appoggi e ti dir¨° che runner sei. Dietro a queste discussione c'¨¨ una grande verit¨¤ e cio¨¨ che migliorare il tempo di appoggio a terra ¨¨ molto importante per velocizzare la corsa e contemporaneamente scaricare meno peso sulle articolazioni e sui muscoli.
l'appoggio nella corsa
¡ª ?Il lato meno positivo della questione ¨¨ che ci si ¨¨ concentrati sul solo appoggio del piede, sviscerandone ogni movimento e ogni inadeguatezza, puntando il dito sul tallone, sulle dita, sulla pronazione della caviglia. Quando invece l'appoggio ¨¨ la risultante finale di processi molto pi¨´ complessi che riguardano l'intera meccanica di corsa. Quando ci si concentra su un solo punto dimenticandosi il totale, spesso si diventa "ciechi" nei confronti di macro errori. Un esempio? Se ci si concentra solo sull'iperpronazione di un runner, si finisce per farne una questione di piede, quando invece molto spesso la pronazione eccessiva ¨¨ derivante da un angolo particolare del bacino.?
come correre
¡ª ?? fondamentale invece cercare di apprezzare l'intera meccanica di corsa per ?armonizzarla e renderla pi¨´ efficiente. Se guardiamo infatti i grandi campioni africani, potremo notare che molti di loro iperpronano. Ma di certo non possiamo dire che il loro piedi funzionino male. Quello che dobbiamo valutare ¨¨ il tempo d'appoggio a terra. In qualsiasi modo si appoggi il piede, la tecnica va bene finch¨¦ il tempo che il piede passa a terra ¨¨ infinitesimo. Nel caso invece questo tempo - misurato da tantissimi orologi da corsa - superi i 300 millisecondi, facilmente la nostra corsa sar¨¤ poco reattiva, il peso scaricato a terra eccessivo e il piede poco efficiente.?
come funziona il piede
¡ª ?Dobbiamo pensare il piede come una molla: le articolazioni flettono sotto al carico del peso corporeo e poi tonano in posizione restituendo energia. Pi¨´ questo meccanismo ¨¨ efficiente e pi¨´ l'appoggio sar¨¤ corretto. Per aiutare la rapidit¨¤ di appoggio ¨¨ fondamentale avere una falcata ampia, una rullata corretta e una cadenza alta. Il piede deve compiere un percorso circolare, come fosse attaccato a un pedale di una bici. Molto spesso invece ci¨° che osserviamo sono podisti che muovono i piedi avanti e indietro come fossero un pendolo.? Questa dinamica costringe l'appoggio di tallone e blocca il piede, che non riesce pi¨´ a restituire l'energia necessaria. La corsa risulter¨¤ quindi inefficiente e pesante. Se invece la traiettoria del piede ¨¨ circolare, il piede per forza di cose appogger¨¤ in centro, rendendo quindi la spinta ottimale.
dal micro al macro
¡ª ?Non pi¨´ quindi un'analisi del solo piede, ma una visione globale di tutto l'atto della corsa. Si passa cos¨¬ dal valutare il solo piede come giusto o sbagliato a una dimensione di totalit¨¤ del movimento. Anche perch¨¦ andare a modificare pesantemente gli schemi motori di un adulto abituato a muoversi in un determinato modo potrebbe essere controproducente. Ad esempio modificare pesantemente la pronazione potrebbe far saltare tutte quelle compensazioni che il corpo umano attua nel tempo. Quello che bisogna valutare invece ¨¨ a parit¨¤ di sforzo quanto la corsa sa essere efficiente. Atleti amatori di buon livello corrono in maniera scoordinata, ma con risultati soddisfacenti o ancora appoggiano il piede non secondo i canoni dei manuali, eppure non sono soggetti a infortuni. In pratica se valutiamo che nel complesso la corsa ¨¨ efficiente, il tempo d'appoggio a terra limitato e l'atleta non avverte dolori particolari, possiamo dire che la situazione ¨¨ compensata. Non pi¨´ micro-analisi, ma macro quindi, per un quadro pi¨´ realistico e sostenibile.
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