Mattia Beda ¨¨ uno degli italiani che parteciper¨¤ alla prova di 252,8 chilometri nel deserto, il 14 aprile. Per l¡¯occasione ha lanciato una raccolta fondi per una onlus che aiuta bambini in difficolt¨¤
La decisione l¡¯ha presa su un sentiero. Pi¨´ o meno sei mesi fa. "Stavo facendo il Cammino di Santiago, immerso tra i pensieri. Cercavo una nuova sfida per mettermi alla prova". Mattia Beda, 41 anni, ha scelto cos¨¬ di iscriversi alla Marathon des Sables, l¡¯epica corsa a tappe di oltre 250 chilometri nel deserto del Sahara. "? un¡¯idea nata quasi per gioco con un amico. Ci siamo allenati insieme e con il passare delle settimane abbiamo organizzato una raccolta fondi per supportare Associazione Caf, onlus milanese che aiuta bambini allontanati dalle famiglie per gravi motivi".
l'impresa
¡ª ?Contesto. Mattia ¨¨ sempre stato uno sportivo. Negli anni si ¨¨ divertito tra tennis, sci e corse, ma quello della Marathon des Sables ¨¨ un guizzo improvviso: "Prima di oggi - racconta - ho corso al massimo delle mezze maratone. Qualche Stramilano senza impegno, niente pi¨´. Da runner mi accontentavo di un paio di uscite settimanali, ma le riflessioni fatte durante gli oltre 800 chilometri a piedi del Cammino di Santiago mi hanno spinto all¡¯avventura. Insieme a Giovanni, un mio caro amico, ho deciso di buttarmi". Vicentino di nascita e milanese d'adozione, Mattia ¨¨ impegnato da anni nel campo del marketing e oggi lavora con un noto gruppo italiano di distribuzione di prodotti ortofrutticoli. Gli allenamenti per preparare una competizione del genere hanno rivoluzionato la sua quotidianit¨¤: "Da ottobre lavoro con un coach di endurance, che ha tirato gi¨´ un percorso su misura per me. Dalle classiche due uscite sono passato cos¨¬ a quattro o cinque corse a settimana, toccando punte di 115 chilometri ogni sette giorni. Di base andavo a correre molto presto di mattina, o la sera molto tardi. ? stato complicato organizzarsi, in particolar modo nei mesi pi¨´ freddi". Soprattutto per il confronto con pioggia?e vento: "L¡¯impegno per una competizione del genere ¨¨ totalizzante. In settimana corro e lavoro, nei weekend corro e corro".
gli allenamenti
¡ª ?Nel raccontare i lunghi allenamenti, Mattia si sofferma su un paio di aspetti. In primis, l¡¯autosufficienza: "Resistere nel Sahara marocchino ¨¨ una sfida con il corpo. L¡¯organizzazione garantisce ai partecipanti solo 10 litri d¡¯acqua al giorno, tutto il resto deve stare nello zaino". Dal cibo ai kit di sopravvivenza: "Porter¨° con me pasti liofilizzati da consumare in momenti definiti, ma non solo. ? per esempio fondamentale avere a portata di mano specchietti per fare segnali con il sole, in caso di difficolt¨¤, o imparare a estrarre il veleno dei serpenti in caso di morsi. Senza dimenticare sacchi a pelo per dormire, visto che a disposizione avremo al massimo delle tende berbere". Insomma, per chiudere l¡¯impresa ogni dettaglio ¨¨ da studiare. "Lo zaino peser¨¤ una decina di chili e negli ultimi mesi ho lavorato sulla resistenza ai carichi per gestire i 252.8 chilometri della gara (divisi in 6 stage di 31.1, 40.8, 85.3, 43.1, 31.4 e 21.1 chilometri, ndr), da chiudere in 7 giorni. Le statistiche dicono che di solito il 70% dei partecipanti arriva al traguardo e l¡¯obiettivo ¨¨ essere tra i finisher".
la raccolta fondi
¡ª ?Mattia ha unito un¡¯iniziativa meritevole agli stimoli sportivi: "Abbiamo lanciato una campagna fondi per supportare?Associazione Caf e aiutare tanti bambini in difficolt¨¤ (qui il link per le donazioni). Ho conosciuto di persona i ragazzi della onlus, fanno un grande lavoro per i meno fortunati". Partendo da un obiettivo di 10.000 euro, ne sono gi¨¤ stati raccolti quasi 6.000: "Ho mandato messaggi ai miei contatti e tanti amici e colleghi hanno risposto in maniera positiva, apprezzando lo spirito. Dopo averci messo la faccia - sorride - ora non posso per¨° tirarmi indietro. La Marathon des Sables devo farla e pure finirla". Appuntamento al 14 aprile.
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