Daniele Barbone ¨¨ un ultrarunner italiano che partecipa alla "Leggendaria". La gara estrema per eccellenza che si corre in totale autosufficienza. E la racconta per Gazzetta Active
Per chi partecipa alla Marathon des sables, il ¡°tappone¡± ¨¨ qualcosa di atteso e temuto. Si svolge di norma al quarto giorno e pu¨° variare di pochi chilometri ad ogni edizione. Quest¡¯anno sono 86,2. Pi¨´ di una doppia maratona e con grande variabilit¨¤ di fondi e paesaggi. Tutto quello che il deserto pu¨° regalare in termini podistici, all¡¯interno di questa tappa, lo si trova. Per molti ¨¨ un viaggio nel viaggio. Dura dal giorno quattro al giorno cinque della competizione. Tempo massimo consentito 35 ore. Significa partire alle 8 del mattino ed avere fino alle 19 del giorno successivo per tagliare il traguardo. All¡¯interno di quest¡¯orario, diversi cancelli ai punti di controllo, per evitare l¡¯estensione oltre la ragionevolezza della gara e con essa anche i rischi per i concorrenti.
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Il tappone della Marathon des Sables: la partenza
¡ª ?Il gruppo parte in due onde. I primi cinquanta in classifica partiranno dopo tre ore dal resto del gruppone. Nel mentre viene totalmente smantellato il campo. Questo vuole dire per i campioni in gara, uno start nel nulla. Niente pi¨´ tende. Niente arco gonfiabile. Niente corrente per lo speaker. Niente. Solo cinquanta fenomenali atleti che, allineati in mezzo ad una spianata tra le dune, sentiranno la voce di Patrick Bauer indicare loro ¡°trois, deux, un, go !¡±. Intanto il resto del gruppo si sar¨¤ sgranato tra i primi check point. ? parte della bellezza di questo tipo di partenze, chi ¨¨ pi¨´ lento si vede raggiungere da atleti il cui sorpasso rimane emozionante. Consente anche di incitarli e di sentirsi con loro nello sforzo, uniti dalla passione per la corsa e per questi ambienti, seppure con un passo diverso.
Gli imprevisti
¡ª ?Al check point 1 una sorpresa. Pioggia. Non un intenso acquazzone, bens¨¬ solo una serie di nuvole che prima scuriscono il cielo e poi fanno scendere gocce fine che ritemprano i corridori. Le nuvole se ne vanno, cos¨¬ come i podisti che proseguono verso il successivo punto di controllo. Nel deserto la pioggia ¨¨ evento possibile, ma il caldo ritorna e fa dimenticare rapidamente al paesaggio, ed agli uomini che lo attraversano, quell¡¯inatteso regalo. A seguire ambienti di grande bellezza. Alte dune compatte da risalire e poi discendere, piccoli villaggi incastonati intorno ad oasi sporadiche, lunghe piste piatte con sullo sfondo gli jebel, alture talvolta molto scoscese totalmente prive di vegetazione. E ancora bianche pianure che richiamano ad antichi laghi prosciugati ed ai miraggi nel deserto. La tappa sar¨¤ lunga per i runner della MDS. Ognuno a modo suo sar¨¤ protagonista di un¡¯impresa. Qualcuno decider¨¤ di smezzare il percorso e gestire i cancelli orari per recuperare qualche ora di riposo di notte. Qualcun altro adotter¨¤ un passo pi¨´ continuo cercando di non fermarsi se non per il ricarico dell¡¯acqua ai check point. Ognuno ha la sua personale strategia.
La fatica
¡ª ?Dopo tre giorni di gara, per¨°, le cicatrici nei piedi si accumulano, cos¨¬ come la stanchezza e la difficolt¨¤ di alimentarsi. Tutto diventa pi¨´ imponderabile e la strategia, per quanto ben congegnata, va riponderata progressivamente. Quando scende la sera, i primi arrivi. Con un tempo strepitoso di 7h27¡¯ il campione uscente (e vincitore di 9 edizioni complessive di MDS) Rachid el-Morabity taglia il traguardo davanti al fratello Mohammed el-Morabity. Quanto agli atleti ¡°normali¡± questi arriveranno nella notte, al mattino e poi lungo tutta la giornata successiva. Il rituale vuole che tutti i corridori e lo staff attendano l¡¯ultimo che taglier¨¤ il traguardo. Tutti ad applaudirlo. Perch¨¦ lo sport ¨¨ condivisione. Si festeggia il primo all¡¯arrivo, e si onora l¡¯ultimo al traguardo.
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