Fu il leggendario campione britannico, appena scomparso, a dare il via al bicilindrico Ducati nelle corse. ? proprio al fuoriclasse inglese che Borgo Panigale dedic¨° la prima sportiva neo-vintage della storia
Il mondo dei motori ¨¨ in lutto per la morte di Paul Smart, campione britannico morto a causa di un incidente motociclistico. Classe 1943, Smart ¨¨ entrato nell¡¯Olimpo del motorsport soprattutto grazie alla sua impresa alla 200 Miglia di Imola del 1972, vinta in sella a una Ducati 750 davanti al compagno di squadra Bruno Spaggiari: fu quello il primo successo di un bicilindrico di Borgo Panigale in una gara di rilievo internazionale, la vittoria che avrebbe dato il via alla leggenda del pompone bolognese nelle competizioni.
? proprio per celebrare quello storico risultato ¡ª un¡¯autentica pietra miliare nella storia racing della casa ¡ª che nel 2005 Ducati dedic¨° al pilota britannico quella che pu¨° essere considerata una delle primissime sportive neo-retr¨° della storia, la Paul Smart 1000 LE.
PIONIERA
¡ª ?Oggi abbiamo gioielli come la MV Agusta Superveloce, ma in quegli anni una moto simile rappresentava una novit¨¤ semplicemente dirompente: all¡¯epoca, nel massimo culmine di popolarit¨¤ per le hypersport stradali, la vintage-mania non era ancora esplosa. Certo, c¡¯era gi¨¤ qualche rappresentante di quelle che oggi chiamiamo modern classic come la Triumph Bonneville o la Kawasaki W 650, ma parliamo di moto ¡°da trotto¡± senza alcuna velleit¨¤ sportiva.
Le neo-retr¨° come le intendiamo oggi, nostalgiche il giusto ma tecnologiche sotto la pelle, erano ben di l¨¤ da venire. ? in questo contesto, con oltre un decennio di anticipo sulla moda esplosa qualche stagione fa, che Ducati se ne usc¨¬ con la serie SportClassic, una trilogia di moto che rievocava i fasti del passato senza rinunciare a prestazioni ¡°moderne¡±. Oltre alla pi¨´ turistica GT e alla caf¨¨ racer Sport 1000, il marchio bolognese sforn¨° anche una sportiva semi-carenata, la bellissima Paul Smart 1000 LE.
SOGNANDO LA 200 MIGLIA
¡ª ?Disegnata da Pierre Terblanche e battezzata in onore dell¡¯allora 63enne campione di Eynsford, la Paulina era chiaramente ispirata alla settemmezzo da corsa con cui Smart aveva trionfato al Santerno pi¨´ di trent¡¯anni prima. Di fatto si configurava quasi come una reinterpretazione della stradale 750 Super Sport del 1974, la race replica che la casa di Borgo Panigale lanci¨° sul mercato proprio sull¡¯onda del successo di Imola: una moto che ¨¨ stata a tutti gli effetti la progenitrice di un¡¯intera stirpe di sportive bicilindriche raffreddate ad aria, le SS, e latu sensu anche delle Superbike che hanno spadroneggiato nel Mondiale a partire da fine anni Ottanta.
Argentea, con il suo sinuoso cupolino a faro tondo, i loghi anni Settanta ed il telaio tubolare color acquamarina, la Paul Smart 1000 LE montava evocativi cerchi a raggi da 17 pollici, unica concessione old school in una componentistica da supersport fatta e finita.
CUORE BICILINDRICO
¡ª ?Freni Brembo con dischi da 320 mm, ciclistica ultra-regolabile firmata dallo specialista svedese Ohlins e forcellone bibraccio ¡°a banana¡±: sono solo alcune delle chicche tecniche che caratterizzavano la PS 1000, una moto assolutamente unica nel suo genere quando venne presentata ormai pi¨´ di quindici anni fa. Il cuore?
Incastonato nel traliccio d¡¯acciaio c¡¯era l¡¯inossidabile Desmodue da 992 cc, uno dei propulsori pi¨´ fortunati della casa di Borgo Panigale che affonda le sue radici nella serie Pantah (1979-1984). La versione montata sulla Paul Smart erogava 92 cavalli a 8.000 giri e altrettanti newtonmetri a quota 6.000 giri, dati non esagerati ma perfetti per una sportiva stradale quale la PS 1000 voleva essere. Per la serie corsi e ricorsi della storia, questo V2 pu¨° essere considerato a tutti gli effetti l¡¯erede del motore che Paul Smart port¨° alla vittoria ad Imola nel ¡¯72.
La sua settemmezzo era infatti spinta dallo stesso propulsore, opportunamente elaborato, che equipaggiava la 750 GT , il rivoluzionario L-twin a coppie coniche progettato dall¡¯ingegner Fabio Taglioni. Cio¨¨ proprio il bicilindrico da cui sarebbe nato il mito delle Rosse a due ruote, almeno per come lo conosciamo oggi.
GIOIELLO DA COLLEZIONE
¡ª ?A dire la verit¨¤ la Paul Smart 1000 LE non ¨¨ stata in assoluto la prima Ducati che oggi, con i canoni attuali, possiamo ricondurre al segmento neo-vintage. All¡¯epoca non si chiamavano cos¨¬, ma all¡¯inizio del nuovo Millennio il marchio bolognese present¨° la MH 900e, una sorta di dream bike stradale che lo stesso Terblanche aveva realizzato come tributo al grande Mike Hailwood e alla 900 Mhr.
Rispetto alla PS la MH 900e era certamente pi¨´ ¡°concept¡± e meno fedele al modello a cui si ispirava, ma le analogie tra le due sono numerose: entrambe spinte dal due valvole raffreddato ad aria, sia la Paul Smart che la MH sono dedicate a due campioni assoluti, protagonisti di primo piano della storia Ducati, e oggi sono molto apprezzate sul mercato collezionistico. Le moto storiche furono due la 1000 GT nuda con semi manubri e di colore giallo e con lo stesso motore la carenata grigia con faro tondo dedicata Paul Smart.
La sigla LE, Limited Edition, sta infatti ad indicare una produzione di soli 2000 esemplari (proprio come la ¡°progenitrice¡± da 900 cc) ciascuno dei quali ha ora un valore che pu¨° anche superare i 20.000 euro. Purtroppo, a legare Smart e Hailwood ci ha pensato anche un destino beffardo: ¨¨ stato proprio un incidente stradale, accaduto il 23 marzo del 1980, a portarsi via Mike the Bike e la figlioletta Michelle.
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