Nel 1977 Ugo Grandis travas¨° su una moto da lui progettata (70 esemplari in tutto) il motore da 903 cc dell¡¯auto torinese. Le impressioni di un collezionista: ¡°Una moto pesante, ma mi sono pentito di averla venduta¡±
Dopo la mitica M¨¹nch Mammut, la moto con motore automobilistico pi¨´ conosciuta dagli appassionati ¨¨ stata senza dubbio l¡¯italianissima Shifty motorizzata Fiat 127. La progett¨° nel 1977 e ne produsse una settantina di esemplari il padovano Ugo ¡°Ugolino¡± Grandis, giovane ingegnere appena rientrato in Italia dalla sua esperienza presso la divisione sudafricana di Chrysler. Grandis aveva in mente un¡¯idea un po¡¯ bizzarra da realizzare: quella di renderla appetibile per l¡¯intercambiabilit¨¤ del motore. Pensava insomma che un qualsiasi utente possessore di una Fiat 127, potesse avere anche una moto per l¡¯uso estivo utilizzando il medesimo motore. Come se fosse cos¨¬ semplice e agevole per un normale utente travasare un motore di un¡¯auto sulla moto e viceversa. E Grandis la chiam¨° Shifty, un nome derivato proprio dal verbo ¡°to shift¡± che significa appunto ¡°spostare¡±.
Una settantina di esemplari
¡ª ?Straconvinto che l¡¯dea del travaso dei motori facesse molti adepti, aveva allestito un¡¯unit¨¤ produttiva in una ex stalla, un capannone-officina a Busa di Vigonza, a pochi chilometri da Padova. Nella sua mente l¡¯idea era semplice quanto, almeno teoricamente, geniale. Chi possedeva una Fiat 127 e sognava di avere anche una maximoto poteva comprare una Shifty senza motore e, quando serviva, trasferirci quello della propria automobile. I vantaggi, almeno a parole, erano ovvi: si poteva usare l¡¯automobile d¡¯inverno e la moto d¡¯estate con un solo motore, per di pi¨´ molto affidabile ed economico nell¡¯uso e nella manutenzione, in quanto Fiat. Tra il 1977 e il 1982 furono solo una settantina gli esemplari che uscirono dall¡¯officina di Grandis, molti dei quali venduti in Spagna. Quindi nel 1982 cess¨° l¡¯attivit¨¤, che fall¨¬. Per ricordo se ne tenne uno degli ultimi prodotti, senza motore, ma regolarmente targato sostenendo che l¡¯avrebbe tenuta sempre con s¨¦. Cos¨¬ fu, almeno fino a quando nel 1998 Ugo Grandis mor¨¬ a soli 56 anni e i suoi parenti decisero di disfarsene e la vendettero.
Nuovo proprietario
¡ª ?A quel punto entr¨° in scena un appassionato di Bolzano, Renato Merendino, che qualche anno prima aveva contattato Grandis per risolvere alcuni problemi tecnici della sua Shifty con sidecar. E nel 2000 Merendino la ritrov¨° dai famigliari, ancora nuova e senza motore, e l¡¯acquist¨°. ¡°La Shifty - fa osservare - non pu¨° essere minimamente paragonata a un mezzo moderno, tuttavia ¨¨ sufficientemente sicura e agile. Il pregio maggiore ¨¨ senz¡¯altro la straordinaria elasticit¨¤ del motore, decisamente automobilistico¡±.
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Il motore
¡ª ?Il 903 Fiat, del resto, ¨¨ un motore nato dal grande estro dell¡¯ingegner Dante Giacosa, tra l¡¯altro fu anche il pap¨¤ della 500, che ha motorizzato intere generazioni di auto e automobilisti. Nasce con la 600, si evolve negli anni, fino a crescere appunto a 903 cc, ed arriva alle soglie del 2000. Quasi cinquant¡¯anni di onorata carriera dove, oltre alle auto, ¨¨ finito su barche, cogeneratori, furgoni e¡ sulla Shifty. Anche il cambio ¨¨ quello della 127, ma ruotato di 90 gradi, con la retromarcia bypassata e la trasmissione finale a catena. La componentistica della moto, invece, ¨¨ di varia origine. Grandis, anche per contenere i costi, ha utilizzato l¡¯avantreno della Laverda SF750, la sella del Benelli Sei e la strumentazione di origine 127. Il motore 903 invece ¨¨ quello da 45 Cv, montato sia sulla 127 che sull¡¯Autobianchi A112, ma venne usato anche quello della 127 Special che aveva circa 70 Cv. In ogni caso componentistica facile da reperire a costi ridotti. Il tutto con un peso di 270 kg, un peso importante certo, ma inferiore a quello di alcune Harley-Davidson.
Il collezionista
¡ª ?Sempre in Italia, invece, ci fu un collezionista napoletano, il generale dell¡¯Esercito, Ettore Freda, che ne possedette una e che poi decise di vendere. ¡°La Shifty ¨C rivela Freda ¨C era una moto molto molto pesante, con un bellissimo motore, elastico e godibile che era montato girato di 45 gradi. Il grande problema di questa moto era il cambio, perch¨¦ con il piede bisognava fare lo stesso movimento della mano con il cambio dell¡¯auto. Farlo col piede ¨¨ molto difficile e scomodo. Il mio amico tecnico Salvatore Milano rifece il leveraggio del cambio. Era migliorata ma il problema restava. E io l¡¯ho venduta anche per questo, perch¨¦ avendo un numero 48 di piede avevo ancora pi¨´ difficolt¨¤ degli altri¡±.
La vendita
¡ª ?La parte ottica fari anteriore e posteriore erano del California, il cruscotto era della 127 ed era alloggiato dal coperchio che fungeva da serbatoio, in quanto il serbatoio vero, che era quello della vecchia Fiat 500, stava sotto la sella e utilizzava una pompa elettrica, mentre il motorino di avviamento, enorme, era quello della 127. La ciclistica era un mix tra Laverda e Moto Guzzi California. Il telaio lo aveva progettato Grandis ispirandosi appunto a quello della Guzzi. ¡°Io la comprai nel 2010 da un elettrauto di Torino pagandola 4.300 euro - prosegue Ettore Freda - e l¡¯ho rivenduta nel 2015 in Germania a 7.000. La vendetti per problemi di spazio (occupava il posto di due moto, ndr) e me ne sono pentito perch¨¦ era un mezzo particolare. Se avessi avuto l¡¯ampio locale che ho ora di sicuro non l¡¯avrei venduta. Oggi ce n¡¯¨¨ uno che la sta vendendo a 10.000 euro, ma l¡¯annuncio sul web c¡¯¨¨ da tempo, quindi ¨¨ segno che non riesce a venderla. A me la Shifty ha lasciato a piedi due volte per la pompa della benzina che poi abbiamo sostituito e per caricarla sul carro attrezzi abbiamo dovuto usare il verricello. Ripeto: mi dispiace averla venduta, ma in quel periodo non avendo spazio non potevo fare altrimenti¡±. Oggi comunque, anche se non vale cifre importanti, la Shifty comincia ad essere un pezzo da alta collezione. Pochi la conoscono, non ha vinto gare, non ha rivoluzionato nulla e non ha fatto grandi numeri sul mercato, ha solo rappresentato un pizzico di sana follia di un tecnico genialoide qual era Ugo Grandis.
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