Bmw M 1000 RR by Pistard: la superbike vincitrice del National Trophy 1000

Dalla Supersport 300 alla vittoria del National Trophy 1000. Se per molti il grande salto potrebbe essere considerato come "un passo più lungo della gamba", questo non vale per Gabriele Giannini che è riuscito a trionfare nel trofeo più prestigioso all’interno del Campionato Italiano Velocità al suo anno di debutto in sella alla Bmw M 1000 RR del team Pistard. Il giovane pilota, classe 2002, non si è fatto intimorire dagli oltre 230 Cv di potenza della superbike bavarese e, con costanza, concentrazione, determinazione, nonché il supporto della squadra già vincitrice lo scorso anno con Tamburini, è riuscito a crescere per sfruttare tutto il potenziale del mostro di Monaco conquistando la vittoria in un campionato con talenti del calibro di Simone Saltarelli, Riccardo Russo, Eddi La Marra e Luca Salvadori. Per celebrare il successo del romano, siamo andati a Vallelunga per scoprire i segreti della sua Bmw e, ovviamente, per provarla tra i cordoli insieme alla versione di serie.

Bmw M 1000 RR by Pistard: le modifiche

Stesse grafiche del modello "da concessionario", fari adesivi e alette aerodinamiche in fibra di carbonio. Se non fosse per l’assenza della targa e degli specchietti, la M 1000 RR potrebbe sembrare una normalissima sportiva da pista, ma sotto la carenatura bianco-rosso-blu si nasconde una preparazione "ad hoc" per tenere alto il marchio dell’elica. Con il sostegno dell’HP Race Support (divisione nata in Italia nel 2016 per team e amatori), il bombardone di Monaco è stato preparato sotto ogni punto di vista, a partire dal quattro cilindri in linea che supera la soglia dei 230 Cv (quasi paragonabile a una MotoGP di 15 anni fa). Ovviamente sono state modificate anche le sospensioni per rendere più sensibili le regolazioni, ma il grande step è a livello elettronico dove è stata adottata una centralina più aperta per personalizzare tutti i sistemi disponibili, il pacchetto di sensori e i logger dedicati alla registrazione dei dati per la telemetria.

Bmw M 1000 RR by Pistard: come va/1

Il bello e il brutto di una moto da corsa, rispetto a un modello di serie, è la sua concretezza. Tutto il superfluo è stato rimosso e la connessione tra moto e pilota è diretta e sincera: dalle manopole e dalla sella in neoprene si sente tutto quello che passa sotto alle ruote e ogni singola vibrazione della meccanica. Per fortuna Gabriele è un ragazzo alto e, appena saliti in sella, l’impostazione di guida permette di trovare la giusta posizione. Infatti, la seduta è decisamente più alta e rigida e i semimanubri aperti permettono di chiudersi in carena alla perfezione e senza fatica, caratteristica che su gran parte delle versioni base è più difficile da ritrovare. Un buon punto di partenza per fare qualche giro in sella a una Superbike quasi definitiva, infatti per chi non lo sapesse il regolamento del Nation Trophy 1000 permette un livello di preparazione quasi completamente libero.

Bmw M 1000 RR by Pistard: come va/2

Inserita la prima e rilasciata la frizione, il motore fa sentire la sua voce già dai bassi e l’erogazione rabbiosa mette subito in chiaro di che pasta è fatta. Questa M 1000 RR va guidata in alto di regimi, area del contagiri dove il quattro cilindri diventa esplosivo e sembra allungare senza fine. Il sound è penetrante e le cambiate accompagnate dalle luci del cruscotto da corsa aiutano ad azzeccare il momento in cui inserire la marcia. Il rettilineo tra i Cimini e la Campagnano sembra lungo la metà rispetto a quanto siamo abituati e in un batter d’occhio è il momento di prendere i freni in mano. L’impianto frenante ha un mordente deciso e, anche se invoglia a forzare l’ingresso, fa capire che per essere sfruttato bisogna avere una certa esperienza e sensibilità. Infatti, l’assetto caricato sull’anteriore e la ciclistica regolata per il tracciato romano permettono di aggredire la curva con decisione.

Bmw M 1000 RR by Pistard: come va/3

Senza forzare sui manubri la carenata numero 19 punta la corda senza impegno fino a quando è il momento di prendere il gas in mano e far scivolare il posteriore per chiudere la linea. In questo frangente bisogna essere decisi e, chi come noi ha meno confidenza, si ritrova con la manopola destra puntata e il motore che vuole spingere con rabbia. Rispetto a una moto di serie, gestire questa situazione è molto più complicato. L’attacco dell’acceleratore è molto brusco, ma per fortuna il carattere quasi elettrico del quattro cilindri in versione Stock lo si ritrova man mano che l’uscita si avvicina e i controlli elettronici intervengono per tenere a bada la ruota anteriore che vorrebbe puntare il cielo.

Bmw M 1000 RR by Pistard: come va/4

Curva dopo curva, il legame con questa belva diventa sempre più stretto e si trova la confidenza necessaria ad abbassare il tempo in ogni giro. La cosa più sorprendente, però, è che nonostante la ricchissima dose di stalloni sprigionati dal quattro cilindri bavarese, la moto non è per nulla stancante e l’unica amarezza che rimane una volta sventolata la bandiera a scacchi è la consapevolezza di quanto siano bassi i propri limiti rispetto a quanto potrebbe fare concretamente questa superbike guidata da uno vero come Giannini.

Bmw M 1000 RR by Pistard: in conclusione

Questo missile a prova di Campionato Italiano ha un potenziale incredibile che però solo un pilota riesce a sfruttare. Se da un lato la ciclistica permette di fiondarsi in piega nel giro di pochi secondi, dall’altro il motore così performante va letteralmente domato per poter sfruttare tutta la trazione disponibile. Una vera fortuna aver avuto l’opportunità di salire in sella a una moto da corsa di questo calibro e che, con l’esperienza del team Pistard e del duo dell’HP Race Support con Rossano Innocenti e Simone Casaroli, è riuscita a riconquistare la corona d’alloro per il secondo anno consecutivo.