Motore 3.5 biturbo e ruote posteriori carenate per sfidare gli sport prototipi Mercedes. Ovviamente nellĄŻiconica livrea bianco-viola: ¨¨ in vendita uno dei tre esemplari esistenti dellĄŻiconica Jaguar Xjr-11, che fin¨Ź sul podio nelle gare di endurance a Silverstone e Spa
Probabilmente i pi¨´ giovani la conoscono soprattutto attraverso i videogiochi, ma la Xjr-11 ¨¨ unĄŻautentica pietra miliare nella storia di Jaguar. Non tanto per i risultati sportivi, inferiori sia a quelli della precedente Xjr-9 sia a quelli delle successive Xjr-12 e Xjr-14, quanto per le sue caratteristiche tecniche. Preceduto e seguito da vetture equipaggiate con motori aspirati, questo Giaguaro da corsa si distingueva dagli altri sport-prototipi della casa di Coventry per il suo motore turbocompresso, una soluzione adottata per sfidare le velocissime Sauber-Mercedes. Uno dei tre esemplari di questa straordinaria auto ¨¨ attualmente in vendita in Inghilterra, a Micheldever.
BENVENUTO TURBO
ĄŞ ?Alla fine degli anni Ottanta la Jaguar, che allĄŻepoca collaborava per la costruzione delle sue vetture da corsa con la Twr di Tom Walkinshaw, decise di provare a cambiare strategia e giocare la carta della sovralimentazione. I grossi V12 aspirati, cavallo di battaglia della casa inglese nelle corse dedicate agli sport-prototipi, erano ancora competitivi sui circuiti molto veloci e in gare particolarmente lunghe, ma tendevano a soffrire un po' quando si trattava di duellare con le Sauber-Mercedes (spinte da motori turbo) sulle percorrenze pi¨´ brevi e su tracciati pi¨´ lenti. A Coventry si decise allora di sfidare le Frecce dĄŻArgento con le stesse armi, individuando nel Rover V6 3.0 della MG Metro 6R4 il propulsore da cui partire per equipaggiare i telai sviluppati da Twr.
V6 Biturbo
ĄŞ ?Il sei cilindri della piccola Gruppo B fu quindi preso in carico da Jaguar, che lo sottopose a una energica cura a base di anabolizzanti. Contraddistinto dalla sigla V64V, questo propulsore aveva il suo asso nella manica nel rapporto peso-potenza: si trattava di un sei cilindri leggero (appena 143 kg sulla bilancia) con un angolo tra le bancate di 90Ąă, dotato di distribuzione a quattro valvole per cilindro con doppio albero a camme in testa: Jaguar ne svilupp¨° due versioni, una da 3.5 litri di cilindrata, destinata appunto al Mondiale Sport-Prototipi, lĄŻaltra da 3.000 cc, chiamata ad equipaggiare invece le vetture del campionato Imsa. La differenza principale con lĄŻoriginale motore Rover era il ricorso ai due compressori Garrett, che a seconda della pressione a cui venivano fatti lavorare consentivano di raggiungere una potenza compresa tra i 650 Cv e 750 Cv. Praticamente l'80% in pi¨´ di quelli della Metro 6R4, che doveva accontentarsi di "soli" 410 Cv per sfidare rivali come Ford RS200, Lancia Delta S4 e Peugeot 205 Turbo 16.
LA BREVE CARRIERA
ĄŞ ?Il motore, che trasferiva la sua potenza alle sole ruote posteriori carenate, era montato longitudinalmente in posizione centrale-posteriore: dello chassis fu incaricata ancora una volta la Tom Walkinshaw Racing, che part¨Ź dai telai delle precedenti Xjr-8 ed Xjr-9 per sfornare una monoscocca composita in fibra di carbonio e kevlar. La vettura, denominata Xjr-11, debutt¨° nel Campionato iridato Sport-Prototipi nel luglio 1989 a Brands Hatch, firmando la pole position e un sesto posto in gara. Nonostante lĄŻesordio incoraggiante, per¨°, un'affidabilit¨¤ non eccelsa ne avrebbe compromesso la breve carriera: dopo aver corso anche la stagione 1990, nella quale si aggiudic¨° la sua unica vittoria a Silverstone, la Xjr-11 fu ritirata a causa dei cambi di regolamento, che non la rendevano pi¨´ idonea alla partecipazione nel Mondiale '91. Al suo posto Jaguar schier¨° le aspirate Xjr-12 e Xjr-14.
XJ 220: LA REINCARNAZIONE?
ĄŞ ?La Xjr-11 fu dunque mandata in pensione anzitempo, ma in un certo senso si reincarn¨° in un altro progetto mitico della casa inglese. A partire da inizio anni Ottanta, infatti, alcuni dipendenti Jaguar avevano iniziato a lavorare in via non ufficiale ad una vettura che, nei loro intenti, avrebbe dovuto sfidare le pi¨´ prestazionali sportive stradali dellĄŻepoca come Ferrari F40 e Porsche 959. Jim Randle, che guidava il team di sviluppo della hypercar "apocrifa", pensava ad una V12 a motore centrale con trazione integrale, dalle prestazioni assolute. Informati dellĄŻiniziativa, i vertici del marchio ne rimasero entusiasti, tanto da approvare in via ufficiale il progetto dellĄŻauto: nacque cos¨Ź la bellissima XJ 220, sviluppata proprio in collaborazione con Tom Walkinshaw Racing. La vettura fu annunciata nel 1989, ma la sua versione definitiva mostrata nellĄŻottobre del 1991 era sensibilmente differente dai prototipi iniziali: non solo la trazione integrale era scomparsa a favore di uno schema tutto dietro, ma in luogo del V12 aspirato da 6.2 litri faceva la sua comparsa un V6 biturbo da 3.5 litri. Esatto, proprio lui: il sei cilindri sviluppato per la Xjr-11, che nel frattempo era stato "civilizzato" per lĄŻutilizzo stradale e depotenziato a circa 550 Cv e 645 Nm di coppia. Un motore brutale, celebre per il suo turbo lag e per la sua erogazione violenta, che poteva spingere il Giaguaro fino alla soglia dei 350 km/h.
Venendo alla vettura in vendita, lĄŻesemplare ¨¨ disponibile presso Duncan Hamilton Rofgo, rivenditore britannico specializzato in supercar, sportive dĄŻepoca e auto da corsa. Si tratta di una delle tre Jaguar Xjr-11 esistenti, nello specifico la vettura nata come telaio #289 e in seguito aggiornata ¨C nel 1990 ¨C a #590. Contraddistinta dallĄŻevocativa livrea Silk Cut bianco-viola, un must per gli Sport-Prototipi Jaguar dellĄŻepoca. L'auto sfoggia un pedigree di tre podi e numerosi buoni piazzamenti, tra cui due secondi posti a Silverstone e Spa nel 1990 (entrambe con la coppia Lammers/Wallace) e una terza posizione in Messico, nella stessa stagione (conquistato dal duo Wallace/Jones). Il prezzo? Ovviamente su richiesta, ma data la rarit¨¤ del modello e la sua importanza nella storia del marchio inglese ¨¨ certamente una cifra per portafogliĄ sovralimentati.
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