LĄŻuscita di scena di Angela Merkel ¨¨ unĄŻincognita che riguarda anche il settore automotive. La nuova coalizione di governo, a seconda della composizione, potr¨¤ riscrivere il destino della mobilit¨¤ tedesca e di quella europea
Dopo sedici anni Angela Merkel lascia la guida della Germania. E lo fa nel giorno in cui il sistema politico basato sui due grandi partiti di centro destra e di centro sinistra cambia sotto la spinta di quelle forze politiche che hanno puntato forte sul cambiamento: verdi e liberali. In virt¨´ della maggioranza relativa, seppure risicata, sar¨¤ con ogni probabilit¨¤ il socialdemocratico Olaf Scholz (Spd) a poter fare la prima mossa, puntando necessariamente puntare ad unĄŻalleanza con verdi e liberali (Fdp). Sul fronte opposto cĄŻ¨¨ la Cdu dellĄŻaltro candidato, Armin Laschet, al quale non ¨¨ bastato il supporto di Angela Mekel e che, in caso di fallimento dei tentativi di Scholz di formare un governo, potrebbe avere la sua occasione. Ma anche in questo caso, per avere i numeri dovr¨¤ imbarcare verdi e liberali.
LĄŻAUTO ¨¨ un fatto politico
ĄŞ ?Angela Merkel non ¨¨ mai stata una spettatrice passiva di fronte alle vicissitudini dellĄŻautomotive. Perfettamente cosciente del peso del settore, lo ha spalleggiato e sostenuto, intervenendo in maniera diretta laddove necessario. La vicenda della cessione di Opel ai francesi di Psa ne ¨¨ un esempio lampante: nei sei mesi di trattative serrate, a cavallo tra la fine del 2016 e lĄŻinizio del 2017, la Cancelliera ha lavorato dietro le quinte per ottenere la continuit¨¤ degli impianti produttivi tedeschi, garantendo stabilit¨¤ allĄŻeconomia e allĄŻoccupazione. Ma ¨¨ lĄŻintero comparto auto nazionale ad essere stato sempre sotto lĄŻocchio vigile di Angela Merkel: a settembre 2019 ha varato un piano da 100 miliardi di euro (54 dei quali entro il 2023) con lĄŻobiettivo di mettere su strada fra 7 e 10 milioni di auto elettriche entro il 2030, oltre che installare un milione di colonnine e centrare il taglio del 55% delle emissioni cinque anni pi¨´ tardi. Tutto per preservare e rilanciare lĄŻindustria automobilistica tedesca.
Gli scenari diventano europei
ĄŞ ?Il dopo-Merkel ¨¨ un elemento cruciale per lĄŻintero comparto automobilistico europeo. La ragione ¨¨ semplice: lĄŻauto rimane strategica per lĄŻindustria tedesca, e di conseguenza per lĄŻeconomia del paese. Le diverse posizioni dei partiti in merito alla transizione ecologica, e alle strategie da adottare in tema di mobilit¨¤ elettrica e rete di ricarica incideranno profondamente sulla politica tedesca. E dal momento che la Germania ha un elevato peso specifico in seno alle istituzioni europee (a cominciare dalla Commissione), va da s¨Ś che il nuovo governo tedesco determiner¨¤ le future scelte della Ue. EĄŻ un fatto quasi matematico. In ballo, vale la pena ricordarlo, cĄŻ¨¨ il piano Fit for 55 che intende tagliare del 55% entro il 2035 le emissioni europee di Co2. Una proposta che incide profondamente sul settore auto, accelerando il passaggio dai motori a combustione allĄŻauto elettrica. Il voto tedesco pu¨° trasformare la proposta in certezza oppure modificarla profondamente.
VISIONI DIVERSE
ĄŞ ?Per capire le posizioni dei partiti sulle politiche ambientali, e quindi sulla mobilit¨¤, ¨¨ sufficiente spulciare i loro programmi elettorali. Ad eccezione dellĄŻestrema destra di Afd, sono tutti concordi nellĄŻindicare Berlino come leader nella definizione dei piani europei di contrasto ai cambiamenti climatici. Ma i punti in comune finiscono qui, perch¨Ś le ricette cambiano a seconda della forza politica. La Cdu sposa la linea che fu della Merkel (misure di riduzione delle emissioni ma senza penalizzare troppo lĄŻeconomia nazionale), puntando alla neutralit¨¤ carbonica entro il 2045 con step intermedi al 2030 (taglio del 65% delle emissioni rispetto al 1990) e al 2045 (taglio dell'88%). Anche la Spd pone lĄŻobiettivo della neutralit¨¤ carbonica tedesca al 2045, seppur con strategie di applicazione pi¨´ stringenti, ma sempre e comunque con la massima attenzione ai settori produttivi nazionali. LĄŻapproccio dei liberali di Fdp vede la neutralit¨¤ dalla Co2 spostata al 2050 attraverso una road map che dovrebbe essere definita da ingegneri, scienziati e tecnici anzich¨Ś dai politici. Ben pi¨´ drastica, invece, la proposta dei Verdi: aumentare il taglio delle emissioni tedesche ad almeno il 70% entro il 2030 e raggiungere il 100% di energia rinnovabile entro il 2035. Questa resta una visione di sistema, perch¨Ś entrando nel dettaglio del settore automobilistico, le progressive restrizioni proposte significherebbero lo stop alel vetture a motore termico ben prima del 2035 ipotizzato dalla Commissione. Anche Linke propone obiettivi pi¨´ stretti: neutralit¨¤ carbonica entro il 2035 e taglio dellĄŻ80% entro il 2030. Di contro, la posizione dellĄŻAfd nega la correlazione tra attivit¨¤ umane e cambiamenti climatici, proponendo lĄŻuscita della Germania da tutti gli accordi sul clima e rifiutando qualsia iniziativa volta a limitare le emissioni.
FIT FOR 55 in ballo
ĄŞ ?Di fronte, cĄŻ¨¨ unĄŻEuropa che deve scegliere se adottare il piano proposto dalla Commissione. La posizione tedesca pu¨° accelerare lĄŻadozione del piano Fit for 55 cos¨Ź comĄŻ¨¨, pu¨° renderlo pi¨´ stringente oppure pu¨° frenarlo. Tutto dipender¨¤ dalla composizione della coalizione di governo, con tre ipotesi plausibili sul tavolo. La prima vede Olaf Scholz cancelliere e lĄŻSpd alleata con Verdi e liberali, una coabitazione non facile perch¨Ś le due forze minori hanno posizioni molto diverse sul clima, richiedendo una complessa capacit¨¤ di sintesi. La seconda opzione vede la Cdu alleata di Verdi e liberali con Armin Laschet cancelliere, soluzione che nellĄŻambito delle politiche ambientali implicherebbe una necessit¨¤ di sintesi non meno complessa dellĄŻipotesi precedente. La terza opzione ¨¨ una riedizione della Ą°Grosse KoalitionĄą tra Cdu e Spd che ha retto i governi Merkel, da non scartare se le trattative per formare il nuovo esecutivo dovessero andare in stallo. Le previsioni dicono che ci vorr¨¤ tempo, il nuovo cancelliere potrebbe insediarsi addirittura ad inizio 2022. Solo allora sapremo se i piani europei di contrasto ai cambiamenti climatici accelereranno o rallenteranno. E con essi, il destino dei motori termici.
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