La storia dell¡¯auto ¨¨ segnata da grandi innovazioni, ma anche da progetti finiti nel dimenticatoio. Sulla carta non erano male¡
Gli anglosassoni hanno coniato un¡¯espressione per definire le idee geniali, quelle che messe a punto cambiano la storia di un settore e portano a un reale progresso: lightbulb moments, letteralmente i ¡°momenti della lampadina¡± e concretamente le invenzioni geniali. Autocar che ha una passione smodata per i ranking e le selezioni ne ha identificati dieci nella storia dell¡¯automotive che riportiamo serenamente, senza discuterli: l¡¯ibrido, l¡¯aria condizionata, il touch screen per l¡¯infotainment, il cambio automatico, il navigatore satellitare, il sistema start&stop, l¡¯Abs, le quattro ruote sterzanti, le luci orientabili e la disattivazione dei cilindri. Ma il divertimento maggiore risiede nei cinque ¡°momenti della lampadina¡± che dopo un iniziale entusiasmo e qualche esperimento sono finiti nel dimenticatoio. Per fortuna, secondo Autocar.
STORIE DI MOTORE
¡ª ?Il primo ¨¨ il blocco motore in plastica, apparso sulla fine degli Anni 70 per uno studio dello statunitense Matthew Holtzberg di Polimotor Research: la seconda versione (che pesava la met¨¤ di un propulsore tradizionale) fin¨¬ su alcune vetture delle serie minori Imsa tra l¡¯84 e l¡¯85 ma non conquist¨° l¡¯interesse delle case. Peraltro, Holtzberg riappare di tanto in tanto come consulente di aziende che si rimettono al lavoro per costruirne uno di successo. L¡¯ultima notizia risale al 2015, quando la societ¨¤ belga Solvay promise di portare un nuovo motore in plastica per la 24 Ore di Le Mans. Mai visto, ovviamente. Altra promessa mancata: le turbine a gas, ispirate dall¡¯utilizzo in aviazione. In teoria perfette anche per le auto, vista la fluidit¨¤ di funzionamento e la scarsa manutenzione. In realt¨¤ - come scoprirono Rover-Brm, Lotus e Chrysler con le prime vetture - portavano prestazioni inferiori alle attese con un consumo assurdo di carburante. Ford (e in parte Fiat) restarono affascinate dal 2 tempi a iniezione brevettato da Orbital, su progetto di un ingegnere australiano, Ralph Sarich, che lo present¨° nel 1992. Sulla carta era geniale: rendimento doppio rispetto al classico 4 tempi, grande leggerezza e maggior semplicit¨¤ costruttiva. Ma in concreto, non si risolsero mai i problemi insiti in una lubrificazione che aumentava tangibilmente le emissioni allo scarico, comprometteva l¡¯efficienza del motore e ne riduceva la durata. Addio Orbital.
FRENI E RUOTE
¡ª ?Le guerre stimolano le idee e una volta finite non di rado vengono civilizzate: per esempio, nel 1946 l'Office of Scientific Research and Development statunitense pens¨° bene di utilizzare i razzi per frenare le auto, in caso di emergenza. In pratica, un paio di piccoli missili venivano montati sotto il montante anteriore delle vetture scelte per il test (Jeep, in gran parte): una volta lanciati, creavano una spinta inversa che poteva bloccare l'auto in met¨¤ della distanza garantita dai freni standard. Il potenziale non era male, ma c'era il piccolo problema delle gravi lesioni per causa di spari accidentali¡Ultima idea accantonata: la quinta ruota, inventata da Brooks Walker, ricchissimo uomo d¡¯affari e ingegnere con 250 brevetti, tra i quali dispositivi di controllo dello smog, veneziane e ammortizzatori. Nei primi Anni 30 aveva dotato una Packard di un inedito sistema che faceva scendere a terra la ruota esterna di scorta, consentendo di parcheggiare la vettura tra altre due auto lungo la via. In pratica, l¡¯invenzione faceva slittare orizzontalmente la vettura sfruttando il perno delle ruote anteriori. Negli Anni 50, la quinta ruota fin¨¬ nel bagagliaio di una Cadillac, incontrando pi¨´ curiosit¨¤ che successo. In definitiva, al di l¨¤ di copertine e apprezzamenti per l¡¯idea, Walker non trov¨° costruttori a dargli ascolto. Ma bisogna ammettere che la prima visione dell¡¯attuale ¡®parcheggio assistito¡¯ - per quanto scomoda e troppo appariscente - gli apparterr¨¤ ab aeterno.
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