EMERGENZA CHIP
Crisi dei semiconduttori: a rischio la produzione di 3 milioni di veicoli nel 2021
In pochi avrebbero pensato ad una crisi dell'auto come questa. Questo settore non era affatto preparato ad una difficolt¨¤ che fosse diversa da quella cronica, cio¨¨ non riuscire a vendere vetture, per mancanza di domanda. Ad inizio 2021 ¨¨ arrivata la sorpresa: stavolta le auto non si riescono proprio a fabbricare. Molti hanno scoperto solo ora che le quatto ruote convivono da almeno due decenni con microprocessori ad alta potenza destinati alla gestione di interi sistemi elettronici di bordo, chip a media capacit¨¤ di calcolo, utilizzati per dirigere i singoli dispositivi. I semiconduttori sono indispensabili, ma la loro disponibilit¨¤ sembra essersi cos¨¬ ridotta da costringere al blocco delle catene di montaggio. Secondo le prime analisi degli esperti di AlixPartners, il settore avrebbe potuto arrivare a produrre 1,5 milioni di veicoli in meno rispetto a quanto previsto per il 2021, ma i riscontri dopo i primi quattro mesi dell'anno virano al pessimismo. I tecnici di AutoForecast Solutions (Afs) aggiornano la cifra a 2,07 milioni di veicoli "non ultimati" finora a causa della crisi dei chip, con un totale 2021, sempre secondo Afs, che potrebbe superare facilmente i tre milioni.
L'elenco dei danni
¡ª ?La lista dei produttori colpiti si apre con Ford e Stellantis, che durante la scorsa settimana hanno dovuto rinunciare all'assemblaggio di oltre 75.000 veicoli solo negli States. L'Ovale di Detroit ne perde 45.500 tra Suv Ford Explorer e crossover Aviator, con stop significativi anche alle linee della sportiva Mustang e soprattutto dei pickup della serie F-Series, mostri sacri nelle vendite in Nord America. Stellantis dal canto suo ha rinunciato a 30.000 veicoli tra Jeep Grand Cherokee, Dodge Durango e soprattutto Dodge Ram, altra famiglia di pickup protagonisti del mercato. General Motors risponde con 5.000 esemplari congelati di Chevrolet Express e Gmc Savana, modelli che rappresentano il centro del listino dei rispettivi marchi. Pensare poi che si tratti di un fatto localizzato ¨¨ un errore, come dimostrano i fermi agli stabilimenti Hyundai di Asan e Ulsan in Corea, o ancora quelli degli impianti Mitsubishi di Okazaki e Mizushima in Giappone, con problemi di approvvigionamento anche in Thailandia. Nissan non ha reso comunicazioni ufficiali, ma fermer¨¤ le linee di produzione a Kyushu da met¨¤ maggio, quando saranno congelate anche quelle di altre fabbriche giapponesi, con quelli negli States che hanno subito uno stop gi¨¤ da marzo. In Europa ¨¨ nota la situazione dello stabilimento Stellantis di Melfi, con la previsione di sei settimane di cassa integrazione legate alla mancanza di componentistica elettronica, uno stop esteso successivamente fino all'inizio di maggio. Il gruppo Jaguar Land Rover ferma l'attivit¨¤ dei sui impianti di Castle Bromwich e Halewood dal 26 aprile, mentre Mercedes bloccher¨¤ le catene di montaggio a a Brema e Rastatt per almeno una settimana. L'elenco dei produttori colpiti ¨¨ solo all'inizio di una fase di esaurimento delle scorte senza una ragionevole prospettiva di ricostituirle. L'auto non ¨¨ al centro della scena di questa crisi.
LEGGI ANCHE
A bassa voce
¡ª ?Il nuovo amministratore delegato del colosso informatico Intel si ¨¨ sentito recentemente in obbligo di ammettere come questa fase non sia affatto destinata ad essere breve . "Abbiamo le capacit¨¤ di risolvere quello che ¨¨ solo un problema di approvvigionamento" ¨C dichiara Pat Gelsinger, da gennaio alla guida dell'azienda di Santa Clara ¨C ma richieder¨¤ uno sforzo immenso in investimenti e un tempo pi¨´ lungo del previsto, ovvero almeno due anni". Pat Gelsinger si riferisce naturalmente ai due anni che serviranno ad Intel per costruire e mettere a regime le sue due nuove fabbriche di chip in Arizona. La mossa vale circa 20 miliardi di dollari, che per¨° serviranno per rispondere a ben altro che alle richieste del mondo automotive. Secondo Gelsinger "ci sono almeno 400 milioni di Pc vecchi di almeno 4 anni, con una enorme opportunit¨¤ commerciale per rinnovarli". ? questa la dichiarazione illuminante sul peso che compete alle quattro ruote quando ¨¨ messo a confronto con i settori legati all'informatica di consumo, giudicati ben pi¨´ strategici. Per l'auto non si prevedono nuovi canali di fornitura di chip ad occidente.
Pochi produttori
¡ª ?I nomi resteranno insomma quelli attuali, ed orientali. Ad oggi la produzione di semiconduttori ¨¨ sostanzialmente in mano a due aziende taiwanesi, la Tsmc che detiene il 28% della quota di mercato mondiale, e la Umc con il 13%, seguite dalla cinese Smic con l'11% e dalla coreana Samsung, con il 10%. Come gi¨¤ ricordato in precedenza, secondo gli analisti specializzati di Counterpoint, per queste quattro aziende il rapporto tra investimenti e fatturato ¨¨ sceso fino ad una forchetta dell'11-18% nel periodo 2015-2019, cio¨¨ a livelli addirittura inferiori a quelli visti nel 2011. Non hanno investito proprio nel momento in cui ¨¨ esploso il mercato. La Semiconductor Industry Association (Sia) ha recentemente pubblicato statistiche disarmanti a riguardo, con la con la domanda di semiconduttori salita del 6,8 % solo nel 2020, ovvero ad un tasso di incremento giudicato inimmaginabile per un settore industriale che appariva gi¨¤ maturo, incapace insomma di sorprese, e che invece lo scorso anno ha generato un fatturato di 440 miliardi di dollari a livello mondiale. L'auto ne occupa solo una piccola fetta inferiore al 10%. Dovr¨¤ attendere, senza poter alzare la voce.
? RIPRODUZIONE RISERVATA