La causa promossa dalla General Motors ¨¨ solo l¡¯episodio pi¨´ recente di una lunga storia di contrasti con Fiat-Chrysler. Gianni Agnelli, Sergio Marchionne, Rick Wagoner e Mary Barra i protagonisti
Michigan, Usa. Ci sono meno di 50 chilometri fra il centro di Detroit e la cittadina di Auburn Hills, situata a nord rispetto al capoluogo dello Stato. Per la precisione si tratta di 47 km fra due grandi palazzi: il Renaissance Center di Detroit, sede centrale della General Motors, e il quartier generale della Chrysler, appunto ad Auburn Hills. Due lati del triangolo (a ovest di Detroit c¡¯¨¨ Dearborn, casa della Ford) che racchiude un¡¯area considerata per molti decenni come la capitale mondiale dell¡¯automobile. Guerre infinite si sono combattute fra questi colossi durante tutto il XX secolo e anche in questo scorcio iniziale di XXI. Battaglie industriali, commerciali, politiche e sociali. Intervallate, per quanto riguarda GM e Chrysler, da fasi di formale armonia e diversi tentativi di combinare un matrimonio d¡¯interesse mai andato in porto. Non dovrebbe stupire troppo, quindi, l¡¯ultimo atto in ordine di tempo: la causa intentata da General Motors contro Fca che di Chrysler ¨¨ l¡¯attuale padrona. Con un¡¯accusa grave, addirittura la corruzione di esponenti sindacali tra il 2009 e il 2015 che avrebbe danneggiato GM in favore di Chrysler nelle trattative sui rinnovi contrattuali dei lavoratori impiegati nelle fabbriche statunitensi. Un¡¯accusa scagliata come un dardo proprio nelle settimane in cui si discute la mega-fusione tra Fca e i francesi di Psa. Come nelle vicende romanzesche (e non), la storia parte abbastanza da lontano. Risale addirittura al millennio precedente.
GENERAL MOTORS CONTRO FIAT: LA VENDITA VOLUTA DA AGNELLI
¡ª ?Era il 13 marzo 2000 quando la General Motors acquist¨° il 20% delle azioni di Fiat Auto in cambio del 5,15% delle proprie. L¡¯accordo firmato da Paolo Fresco e Jack Smith, gli amministratori delegati dei due gruppi, fu fortemente voluto da Gianni Agnelli, come preludio ad una successiva acquisizione del ramo auto italiano da parte del gigante americano: la famosa clausola che dava al Gruppo Fiat, a partire dal 2005, il diritto di vendere a GM il restante 80% del pacchetto azionario di Fiat Auto e l¡¯obbligo di Detroit a comprarlo. In quel momento sembrava un affare per tutti. Entrambi risparmiavano parecchio denaro nel breve termine, unificando alcuni processi industriali e finanziari; gli americani allargavano la loro influenza in Europa e mettevano le mani su importanti marchi prestigiosi; gli italiani si mettevano al riparo per il futuro, grazie all¡¯ingresso in un¡¯entit¨¤ di dimensioni globali. La parola chiave ¨¨: sembrava.
FIAT E GENERAL MOTORS: DA AGNELLI A MARCHIONNE, DA SMITH A WAGONER
¡ª ?Senonch¨¦ la realt¨¤ si rivel¨° molto pi¨´ dura delle previsioni. E cambiarono rapidamente anche i personaggi di riferimento. Nel giugno 2000 sal¨¬ al vertice di GM Rick Wagoner; nel 2002 il Gruppo Fiat, ancora in crisi d¡¯ossigeno finanziario, riceveva l¡¯altrettanto famoso prestito ¡°convertendo¡± di 3 miliardi di euro: le banche avrebbero acquisito la Fiat se questa non avesse saldato il debito alla scadenza fissata nel 2005. Il 24 gennaio 2003 mor¨¬ l¡¯Avvocato; Umberto Agnelli sal¨¬ alla presidenza con l¡¯intento di trovare nell¡¯immediato un nuovo leader (John Elkann aveva solo 27 anni), ci riusc¨¬ per un pelo e a sorpresa, un¡¯intuizione avuta negli ultimi mesi tra le sofferenze della malattia letale che il 27 maggio 2004 port¨° via anche lui, poco pi¨´ di un anno dopo il fratello. Ma aveva fatto in tempo a pescare l¡¯asso: Sergio Marchionne.
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LA MOSSA VINCENTE DI SERGIO MARCHIONNE
¡ª ?Quando l¡¯allora sconosciuto manager italo-canadese-svizzero la prese in mano, la Fiat era ad un passo dal fallimento: debiti insostenibili e perdite enormi quindi nessuna possibilit¨¤ d¡¯investire, arretratezza tecnologica e organizzativa, modelli vecchi e/o non competitivi sul mercato. E da l¨¬ a pochi mesi sarebbe scaduto il megaprestito. Ma c¡¯era la GM pronta a comprare, no? Non esattamente. Perch¨¦ nemmeno dall¡¯altra parte dell¡¯Atlantico le cose andavano bene. L¡¯industria automobilistica a stelle e strisce stava soccombendo sotto i colpi della concorrenza asiatica e dell¡¯esplosione dei costi del lavoro. La General Motors nel 2005 vedeva l¡¯incombenza dell¡¯opzione di acquisto Fiat come una grave sciagura. Qui Marchionne tent¨° un azzardo colossale, ma del resto ormai aveva poco da perdere: l¡¯opzione di vendita diventava esercitabile dal 2 febbraio 2005, mentre a settembre sarebbe scaduto il prestito di tre miliardi con le banche. Quindi buss¨° all¡¯ufficio di Wagoner e gli sventol¨° sotto il naso le opzioni come se fossero delle cambiali in protesto: che facciamo, Rick? Trattative durissime ma Marchionne era un negoziatore tremendo. Dopo un paio di settimane la GM si arrese: in cambio della rinuncia ad acquisire la Fiat, avrebbe restituito le azioni al gruppo italiano, chiuso le joint ventures in essere e pagato due miliardi di dollari in contanti, pari ad 1,55 miliardi di euro dell¡¯epoca. Chapeau, Sergio. Si ¨¨ fatto pagare profumatamente per non vendere. Difficile trovare in ambito finanziario un capolavoro paragonabile.
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MARCHIONNE SOFFIA LA CHRYSLER A GM
¡ª ?Forte di quella cospicua dote finanziaria che fece tornare la Fiat all¡¯utile dopo tempo immemorabile, Marchionne affront¨° le banche creditrici e le convinse a rinegoziare il prestitone in scadenza: un altro importante tassello che permise di finanziare nuovi investimenti: Grande Punto e 500 avrebbero trascinato l¡¯azienda di nuovo in territorio favorevole. Arriviamo quindi al 2008, la tempesta bancaria americana travolse il mondo intero e anche le tre grandi case automobilistiche di Detroit. Ford riusc¨¬ a sopravvivere da sola ma nel marzo del 2009 Chrysler e GM finirono in bancarotta e vennero salvate dall¡¯intervento del Governo federale. La Chrysler era la pi¨´ piccola e negli ambienti finanziari e politici si brigava per farla assorbire da una delle altre due. Sembrava che ci si avviasse ad una fusione Chrysler-GM. Tuttavia tale ipotesi non appassionava particolarmente il presidente Obama, il quale aveva gi¨¤ sborsato pi¨´ di 80 miliardi di dollari dei contribuenti per il salvataggio di entrambe. Ed ecco la nuova incursione di Marchionne in terra americana, questa volta direttamente a Washington. Potendo contare sulle risorse di una Fiat risanata e in crescita, offr¨¬ denaro fresco al fondo Cerberus proprietario di Chrysler e al Governo, strapp¨° allo strapotente sindacato Uaw salari iniziali pi¨´ bassi e lo coinvolse direttamente (cio¨¨, coinvolse i lavoratori della Chrysler) nel capitale dell¡¯azienda. Cos¨¬ la Fiat compr¨° la Chrysler, in un certo senso soffiandola alla GM e usando in parte soldi che la stessa GM le aveva dato. Nacque Fiat-Chrysler, il Gruppo Fca. Applausi. In un eccesso di slancio, Marchionne nello stesso anno tent¨° anche di acquisire la Opel dalla moribonda GM; ma qui la Merkel e il resto dell¡¯apparato politico-sindacale tedesco gli eressero in faccia un nuovo Muro di Berlino.
SERGIO E MARY, UNA CORTE RESPINTA
¡ª ?Marchionne aveva comprato la Dodge Challenger (in tutti i sensi, aziendale e personale) e la stava guidando ¡°flat out¡± come dicono gli inglesi o, come preferiscono gli americani, ¡°pedal on the metal¡±. Insomma, a tavoletta, l¡¯acceleratore spianato. Non si voleva fermare. In brevissimo tempo sald¨° tutti i debiti della Chrysler, rilev¨° le azioni della Uaw (anche qui in mezzo a mille difficolt¨¤ e con giocate alla Magic Johnson) e riport¨° l¡¯azienda all¡¯attivo puntando sulle due galline dalle uova d¡¯oro: i marchi Ram e Jeep. Cio¨¨ pick-up e Suv, le auto che tutti gli americani vogliono. Nel frattempo proseguiva nella riduzione dei debiti e nel rilancio, con alterne fortune, dei marchi italiani. Poteva cominciare la fase 2 dell¡¯operazione America. Marchionne da Auburn Hills voleva avanzare fino al fiume che separa gli Usa dal Canada, il Detroit River, lungo la cui riva si trova il Renaissance Center, il palazzone sede della GM. Il grande manager abruzzese capiva perfettamente che le sfide e i costi per l¡¯auto erano destinati a crescere al punto da non diventare pi¨´ sostenibili rimanendo da soli. Servivano dimensioni planetarie. Come la galassia Volkswagen. Come il sistema interstellare Toyota. Come l¡¯alleanza Renault-Nissan.
LA MANCATA FUSIONE TRA FCA E GENERAL MOTORS
¡ª ?Cacciato Wagoner da Obama nel 2009 (con una perdita di 82 miliardi di dollari in quattro anni nel curriculum ma una liquidazione di 10 milioni di dollari nelle tasche) e dopo alcuni dirigenti di breve transizione, dal 2014 il timone della General Motors era manovrato da una donna: Mary Teresa Makela Barra, famiglia finlandese ma letteralmente nata e cresciuta nell¡¯azienda: il padre lavor¨° alla Pontiac e lei entr¨° in GM a 18 anni. Sergio cominci¨° a corteggiare Mary, aziendalmente parlando. Le chiese la mano, cio¨¨ propose la fusione tra Fca e GM. Ma lei non ne voleva proprio sapere. ¡°Non mi risponde neanche al telefono¡±, si lamentava disperato. Ovviamente Marchionne si stava lavorando anche e soprattutto gli azionisti, in particolare i principali fondi d¡¯investimento che controllano i frammenti pi¨´ grossi in cui ¨¨ polverizzato l¡¯azionariato della GM. Il Ceo di Fca picchiava dove faceva male: i costi, l¡¯inefficienza, le valanghe di denaro ingoiate da un¡¯industria, quella dell¡¯auto in generale, ancorata a vecchi metodi; solo diventando grandi si poteva migliorare la situazione. Bisognava fondersi. Siamo nel marzo 2015. Qualcuno si convince, ma non basta. Poi ad aprile Mary Barra dice chiaro e tondo che questo matrimonio non s¡¯ha da fare. Sergio si arrabbia pubblicamente, ¨¨ rosso di rabbia. Ma dopo un po¡¯ si rassegna.
LA FIAT VOLEVA SCALARE LA GM? CHISS?
¡ª ?La letteratura e la realt¨¤ sono piene di casi in cui il pretendente respinto si vendica attuando un rapimento della mancata sposa. In quell¡¯effervescente 2015 sono circolate diverse voci anche autorevoli secondo cui Sergio Marchionne stesse preparando addirittura una scalata ostile alla General Motors da parte di Fca. Non ¨¨ possibile confermare (o smentire) quanto di vero ci sia o perlomeno, in caso d¡¯ipotesi effettivamente studiata, in che grado fosse avanzato il piano. ? per¨° evidente quanto pazzesca fosse la sola idea: GM capitalizzava pi¨´ del doppio di Fca, la quale era ancora fortemente indebitata. Da dove sarebbero arrivati i soldi per la scalata? Alcuni ritengono che ci fosse pronto un impegno bancario europeo addirittura di 60 miliardi di dollari (GM ne valeva circa 50), cifra spropositata per un soggetto singolo. Altri hanno ragionato su complicatissime operazioni di alchimia finanziaria. Ma alla fine tutto ¨¨ rimasto a livello di possibili teorie.
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