Terza puntata del nostro viaggio, ricco di curiosit¨¤ e aneddoti, nella storia dell¡¯auto. Oggi parliamo dei brand che fanno capo a Wolfsburg
Inutile girarci intorno: la pi¨´ grande casa automobilistica europea e la seconda al mondo (dietro Toyota) ¨¨ stata fondata da Adolf Hitler: correva il 1937. L¡¯anno precedente, un geniale ingegnere con tante idee in testa - Ferdinand Porsche - aveva presentato al Fuhrer tre prototipi (due berline e una cabriolet) che rispondevano alla richiesta di un¡¯auto che potesse essere in grado di motorizzare i tedeschi classe meno abbiente. Una vettura del popolo: Volkswagen appunto. Hitler venne personalmente a inaugurare la nuova citt¨¤, costruita intorno allo stabilimento: Wolfsburg, in Bassa Sassonia, non molto distante da Hannover. Dopo il conflitto mondiale dove i progetti di Porsche vennero convertiti a veicoli militari (tra cui la mitica Schwimmwagen: l'auto che nuota in lingua tedesca, ovvero anfibia), la produzione a uso civile riprese prima possibile. Il logo ha subito una dozzina di restyling, ma in realt¨¤ minimi: nel 1967 spar¨¬ il nero che era accostato al bianco e debutt¨° l¡¯azzurro, poi interpretato in varie tonalit¨¤. Ma la V e la W in maiuscolo erano e restano protagoniste. L¡¯ultima versione - piatta e bidimensionale - ¨¨ stata presentata al Salone di Francoforte 2019.
GIOCO DI PAROLE
¡ª ?Decisamente pi¨´ originale la nascita di Audi, al di l¨¤ del nome. Il primo tassello della storia ¨¨ rappresentato dalla necessit¨¤ di August Horch, uno dei pionieri dell¡¯auto all¡¯inizio del XX¡ã secolo, di trovare un nome diverso da quello della sua prima azienda, la Horch & Cie: era stato diffidato da utilizzarla per una nuova societ¨¤, dopo aver dato le dimissioni. Il figlio di un suo socio, studente di latino, ebbe l¡¯intuzione per risolvere il problema, proponendo all¡¯imprenditore di tradurre il cognome in latino per ricavarne una nuova parola da utilizzare come marchio. In tedesco antico, infatti, la parola ¡®horch¡¯ corrisponde all'imperativo del verbo ¡®horchen¡¯ (¡®ascoltare¡¯, in italiano). In latino, quindi, ¡®horch¡¯ si traduce in ¡®audi¡¯, ossia ¡®ascolta!¡¯. Fu cos¨¬ che nel 1909 nacque la Audi-Werke, a Zwickau, in Sassonia. Comprata dalla danese DKW nel 1928 ma tenuta viva come marchio, quattro anni dopo conflu¨¬ in Auto Union. Nel secondo dopoguerra, il meglio di Auto Union-DKW si sposto a Ingolstadt, in Baviera: prima dell¡¯acquisizione Volkswagen nel 1965, fu Daimler-Benz (lo sanno in pochi) a gestire la societ¨¤. Tre anni dopo, fin¨¬ la storia di DKW e iniziava la seconda vita di Audi che peraltro sino al 1977 si trov¨° legata alla NSU, tanto da chiamarsi Audi NSU Auto Union. Bisogna arrivare sino al 1985 per la semplificazione del marchio dell'azienda, quando il presidente del gruppo Volkswagen - il grande Ferdinand Pi?ch - decide di eliminare per sempre Auto Union. Perch¨¦ i quattro anelli del logo? Semplice: rappresentano i quattro marchi sassoni confluiti in Auto Union ossia Audi, DKW, Horch e Wanderer che era specializzata in auto di lusso. E ci sono ancora, con l¡¯aggiunta della scritta Audi nel 1978 - inizialmente all¡¯interno di un ovale rosso, poi sparito - che campeggia al di sotto dei cerchi.
SEAT E PORSCHE
¡ª ?Molto pi¨´ giovane e senza eccessivi scossoni, la storia di Seat: ¨¨ l¡¯acronimo di Sociedad Espa?ola de Autom¨®viles de Turismo, nata da una partnership nel 1950 tra l¡¯Iri spagnola e la Fiat che si interruppe nel 1982. Dopo tre anni di gestione pi¨´ o meno autonoma, nel 1985 Volkswagen entra nel capitale e nel giro di un paio di anni ne assume il controllo, sino a farne uno dei suoi marchi. Dalla fine del rapporto con la casa italiana, il logo di Seat ha sempre visto la scritta sormontata da una ¡®S¡¯ che ha subito leggere modifiche. In precedenza, le similitudini con l¡¯evoluzione del marchio Fiat erano evidenti. Quanto a Porsche che dal 2012 ¨¨ posseduta interamente dal gruppo Volkswagen, porta ovviamente il nome del fondatore: il gi¨¤ citato Ferdinand che era boemo di origine e apr¨¬ la factory nel 1931. La prima vettura del marchio, costruita in Austria, debutt¨° solo nel 1948: la 356 in versione cabrio e coup¨¦. Il logo ¨¨ nato grazie a un imprenditore americano - Max Hoffmann - che si occupava dell'importazione delle vetture negli Stati Uniti ed era convinto del loro enorme potenziale commerciale. Durante una cena con ¡®Ferry¡¯ Porsche, il figlio di Ferdinand, lo obblig¨° sostanzialmente a creare un marchio. Ed ecco che su un tovagliolino venne disegnato uno scudo con lo stemma del Wurttemberg e in mezzo quello della citt¨¤ di Stoccarda - curiosamente un cavallino rampante - il tutto con sopra la scritta Porsche. Sono i riferimenti geografici di Zuffenhausen, dove venne aperto lo stabilimento tuttora cuore dell¡¯azienda. Dal 1953, il logo non ¨¨ stato praticamente toccato, come quello della Ferrari guarda caso¡
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SKODA
¡ª ?Ci sono due boemi con lo stesso nome di battesimo - Vaclav - a dar vita alla casa che nel 2000 entr¨° a far parte del Gruppo VW dopo una decina di anni vissuti in joint-venture. I Vaclav erano il meccanico Laurin e il libraio Klement che nel 1925 sfruttarono al meglio l¡¯acquisizione della loro azienda specializzata in biciclette e ciclomotori da parte di Skoda, nata due anni prima, modernizzandone la produzione. Tre anni dopo, per la cronaca, Laurin se ne and¨° e la Skoda prosegu¨¬ la sua attivit¨¤ senza spunti degni di interesse. I tre decenni di nazionalizzazione ¡®alla sovietica¡¯ dal 1948 al 1980 e il decennio all¡¯insegna dell¡¯Ostpolitik sembrano preistoria pensando a quanto sta facendo Skoda da una ventina di anni. Il logo ¨¨ uno dei pi¨´ misteriosi dell¡¯automotive: abbandonati quelli in stile Impero Austro-Ungarico degli esordi, nel 1922 venne indetto un concorso aperto ai dipendenti per trovare un emblema adatto a caratterizzare le varie produzioni, con particolare riguardo ai motori aeronautici che erano vanto dell¡¯azienda. Tra le 300 proposte fu scelta quella che riportava la stilizzazione di un copricapo e di una freccia degli indiani d'America, realizzata da un operaio del quale non si conosce il nome, n¨¦ la fonte d'ispirazione. Leggenda vuole che si sia ispirato a un bassorilievo con la testa di un indiano collocato negli uffici della ?koda. Altri, pi¨´ credibilmente, ipotizzano che abbia scopiazzato il logo che esibivano gli aerei della Squadriglia Lafayette, formata dai coraggiosi piloti americani durante il primo conflitto mondiale. La freccia alata - meglio definirla pennuta - comparve sui radiatori delle auto all¡¯inizio degli Anni 30, con la riduzione delle penne da cinque a tre. Gli ¡®stilisti¡¯ VW hanno rivisto il logo solo nel 1999, alla vigilia dell¡¯acquisizione: alla luce dei minimi cambiamenti subiti in 20 anni evidentemente piaceva (e piace) molto.
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