Il marchio dell'Ovale blu spariglia le carte e separa le attivit¨¤ a batteria da quelle legate alle propulsioni tradizionali
E' ancora forse lontano il momento in cui nella societ¨¤ l'auto elettrica far¨¤ storia, ma gi¨¤ in questi giorni ne ha scritta una pagina nella cultura industriale. E' successo con un annuncio passato in Europa in relativo silenzio, anche se racconta di una trasformazione necessaria che rischia di fare scuola, oltre che storia, per l'appunto. ¡°Abbiamo letteralmente diviso la nostra azienda a met¨¤¡± racconta entusiasta Jim Farley, amministratore delegato di una Ford Motor Company che si separa in due unit¨¤ produttive ben distinte, una denominata Ford Blue che continuer¨¤ lo sviluppo di veicoli con motorizzazione tradizionale, e una seconda battezzata Ford Model e a cui ¨¨ affidato per intero l'orizzonte della mobilit¨¤ elettrica.?
la divisione
¡ª ?"Creiamo societ¨¤ separate ma complementari, in grado di darci velocit¨¤ da start-up e innovazione sfrenata in Ford Model e, insieme al know-how industriale di Ford Blue, con volumi e marchi iconici che le start-up possono solo sognare". Questa la strategia di Jim Farley, evidentemente chiamato ad una mossa smarcante che vada oltre quanto fatto dai tradizionali concorrenti statunitensi ed europei, ma anche rispetto al metodo di lavoro aggressivo dei nomi nuovi come Tesla, Rivian e Nio. Non a caso, Farley sar¨¤ presidente e amministratore delegato di Ford Model E, ma affiancato da Doug Field, ex capo del progetto Apple Car ed ex vicepresidente senior per l¡¯ingegneria di Tesla, con il nuovo ruolo di Chief EV & Digital systems officer.?La nuova azienda nasce con una dotazione di 5 miliardi di dollari gi¨¤ stanziati per il 2022, e punta ad aumentare la produzione fino a 2 milioni di veicoli elettrici entro il 2026, arrivando a quota 3 milioni entro il 2030. Protagonista annunciato sar¨¤ il pick-up F-150 elettrico, con una quota di esemplari assemblati destinata a quadruplicarsi entro la met¨¤ del prossimo anno.
LEGGI ANCHE
la parte termica
¡ª ?A Farley far¨¤ da sponda Kumar Galhotra, nuovo presidente di una Ford Blue inevitabilmente diretta ai valori pi¨´ tradizionali dell'auto statunitense, che punta su sigle evocative a cilindri e pistoni come Bronco o Raptor. Secondo Galhotra, Blue diventer¨¤ ¡°un motore di incassi e profitti per l'intero gruppo¡± competendo sui prezzi. Entrambe le aziende condivideranno comunque le potenzialit¨¤ della nuova Blue Oval City, la prima nuova fabbrica Ford in 50 anni, figlia di un investimento da 5,6 miliardi di dollari e realizzata a Stanton, nel Tennessee, con criteri di razionalizzazione e digitalizzazione considerati tra i pi¨´ avanzati al mondo. Un polo di sviluppo parallelo dove Ford Blue curer¨¤ motorizzazioni e telai tradizionali mentre Ford Model E si dedicher¨¤ ai powertrain elettrici su pianali dedicati, mentre le batterie proverranno dall'impianto BlueOvalSK Battery Park nel Kentucky, che come per Blue Oval City vedr¨¤ aprirsi i cancelli a partire dal 2025.?
no more one ford
¡ª ?Durante la grande crisi dell'auto americana del 2008, Ford non si comport¨° come la General Motors o Chrysler, non a caso poi acquistata dalla Fca di Sergio Marchionne. L'azienda di Dearborn non accett¨° neppure un dollaro di prestito agevolato da parte dell'allora amministrazione Obama, ma piuttosto usc¨¬ progressivamente da una serie di partecipazioni, a partire da Volvo fino a Mazda, e torn¨° gi¨¤ nel 2009 all'utile facendo conto sui fortissimi profitti della sua divisione europea. Il motto One Ford?di quel decennio descriveva proprio una azienda multinazionale ma monolitica, per vocazione e tradizione. Lo stesso temine ¡°Fordismo¡±, oltre il senso politico acquisito successivamente, sta all'industria automobilistica come sinonimo di metodo di produzione standardizzato e centralizzato, con la riduzione estrema dei tempi di assemblaggio per presidiare il mercato con una offerta di prodotti quanto pi¨´ massiccia possibile.
il gigante di dearborn
¡ª ?Niente racconta meglio quella idea di One Ford?come il clamoroso stabilimento di Dearborn, il Rouge Complex costruito sulle sponde del fiume Rouge alla periferia di Detroit, operativo ininterrottamente dal 1927. Un colosso pensato per far confluire e assemblare migliaia di tonnellate di componentistica prodotta da fornitori esterni in un'area arrivata ad occupare una superficie coperta lunga per 1,6 km. L'immagine plastica di quella che era la grande industria estesa e tradizionale, orizzontale, proprio oggi che l'auto elettrica pretende l'agilit¨¤ di aziende verticali.?
missione downscale
¡ª ?La scelta di Ford spariglia le carte perch¨¦ nessuno si aspettava che a Dearborn si abbracciasse l'idea dell'industria 4.0, ovvero estremamente compatta nella catena delle decisioni, il downscale, con gruppi di lavoro dedicati ai singoli progetti e un alto grado di condivisione. Soprattutto, con un modello verticale che portasse a raccogliere la sfida vera dell'auto elettrica. Parliamo di accumulare competenze interne tali da riuscire a produrre i componenti meccanici e la piattaforma software completamente in casa, senza dipendere dai fornitori, dai relativi costi e soprattutto da quei ritardi nel passaggio da una soluzione tecnica quella successiva che sono inevitabili quando vengono coinvolte aziende esterne. Alla fabbrica automobilistica pi¨´ piccola e verticale ha richiamato spesso in questi mesi Herbert Diess, numero uno di Volkswagen, cos¨¬ come alla maggiore velocit¨¤ nello sviluppo ha puntato Carlos Tavares nel suo piano industriale Dare Forward 2030 appena presentato, che prevede un calo dei costi per l'auto elettrica addirittura del 40%. La mossa di Ford va oltre, ed ¨¨ destinata ad ispirare una politica del doppio binario a cui potrebbe uniformarsi presto il gruppo Renault di Luca De Meo, forte nelle gamme di prodotto a motorizzazione tradizionale come dimostra il successo Dacia, ma contemporaneamente impegnata sullo sviluppo di una gamma completamente a zero emissioni entro il 2030. L'accordo con Volkswagen del 2029 per la produzione in Europa di vetture elettriche basate sulla piattaforma modulare Meb del gruppo tedesco, a questo punto, ¨¨ da considerare una tappa di passaggio. L'azienda americana conta di investire nelle sua nuova strategia elettrica un totale di 50 miliardi di dollari fino al 2026. A quel punto, il vecchio continente avr¨¤ a che fare con un costruttore mai visto prima, la Ford.
? RIPRODUZIONE RISERVATA