La ricerca
Se vuoi proteggerti dall'infarto allena i muscoli delle gambe
Questione di cuore. Ma anche di muscoli: recenti scoperte suggeriscono che rafforzare la muscolatura pu¨° offrire vantaggi significativi dal punto di vista della salute cardiaca, anche post-infarto. E una conferma ulteriore arriva da uno studio, presentato al congresso scientifico Heart Failure 2023 della Societ¨¤ Europea di Cardiologia. Quali muscoli?
Muscoli e prevenzione dell'infarto
¡ª ?Avere un livello pi¨´ elevato di forza muscolare delle gambe sembra essere ¡°fortemente associato¡± a un minor rischio di sviluppare insufficienza cardiaca, anche dopo un infarto. Il motivo, secondo gli autori, Kensuke Ueno e Kentaro Kamiya, del Dipartimento di Riabilitazione della Kitasato University School of Allied Health Sciences (JP) va ricercato nel fatto che la massa muscolare pu¨° diminuire con l'et¨¤, con possibili effetti sulla salute cardiovascolare.?
Cuore e muscoli
¡ª ?Kamiya spiega che un attacco cardiaco, o infarto miocardico, pu¨° portare il cuore a subire un cambiamento chiamato 'rimodellamento miocardico', dove si forma del tessuto fibroso che lo ingrossa. Tuttavia, l'attivit¨¤ fisica nella fase di riabilitazione cardiaca pu¨° influenzare questo processo migliorando la funzione del cuore. "Il rimodellamento cardiaco ¨¨ la causa principale dell'insorgenza di insufficienza cardiaca dopo infarto del miocardio. Ma l'esercizio fisico potrebbe aiutare ad attenuarlo". Lo scienziato fa riferimento a ricerche recenti che mostrerebbero come "i muscoli scheletrici rilascino miochine, che hanno effetti diversi come combattere l'aterosclerosi, stabilizzare la pressione sanguigna e prevenire malattie legate all'et¨¤. Mantenerli in salute potrebbe quindi ridurre il rischio di insufficienza cardiaca, anche se il meccanismo esatto ¨¨ ancora da chiarire¡±.?
Allenare i muscoli per il cuore: lo studio
¡ª ?I ricercatori hanno analizzato la forza dei muscoli quadricipiti ¨C nella parte anteriore delle cosce ¨C di 932 persone di et¨¤ compresa tra 57 e 74 anni, che erano state ricoverate in ospedale a causa di un infarto tra il 2007 e il 2020. La scoperta ¨¨ stata che il tasso di incidenza di successiva insufficienza cardiaca era pi¨´ elevato, a 22,9 per 1.000 anni-persona, tra i pazienti i cui quadricipiti mostravano poca forza, rispetto a un tasso di incidenza di 10,2 per 1.000 anni-persona tra quelli con forza quadricipitale elevata (gli anni-persona sono una misura statistica che rappresenta il numero di persone in uno studio moltiplicato per gli anni successivi, ndr).
I ricercatori non si sono fermati qui; hanno rivisto lo stesso gruppo di partecipanti dopo 4 anni e mezzo. Con sorpresa, hanno scoperto che 67 individui avevano sviluppato insufficienza cardiaca durante questo periodo. Ma i soggetti con una forza del quadricipite elevata vantavano un rischio inferiore del 41% di sviluppare insufficienza cardiaca rispetto alle loro controparti con una forza del quadricipite bassa.?
Lo studio ha, inoltre, evidenziato che per ogni aumento del 5% del peso corporeo attribuito all¡¯aumento della forza del quadricipite, la probabilit¨¤ di soffrire di insufficienza cardiaca ¨¨ diminuita di un impressionante 11%. ¡°La forza del quadricipite ¨¨ semplice da misurare nella pratica clinica. E il nostro studio indica che la forza del quadricipite potrebbe aiutare a identificare i pazienti a maggior rischio di sviluppare insufficienza cardiaca dopo infarto miocardico che potrebbero quindi ricevere una sorveglianza pi¨´ intensa¡±, spiega Ueno. ¡°I risultati devono essere replicati in altri studi, ma suggeriscono che un allenamento della forza che coinvolga i muscoli quadricipiti dovrebbe essere raccomandato per i pazienti che hanno avuto un infarto, per prevenire l¡¯insufficienza cardiaca¡±.?
Conclusioni
¡ª ?Il prossimo passo dei ricercatori sar¨¤, quindi, scoprire chi potrebbe beneficiare maggiormente dell'allenamento della forza, in particolare dopo un ricovero ospedaliero. Ma lo studio indica gi¨¤ nuove prospettive sull'importanza di considerare la fragilit¨¤ e la forza muscolare nella riabilitazione cardiaca, specialmente per gli anziani affetti da malattie croniche o acute.
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