Maddaloni e l'oro europeo di 22 anni fa: quando il mondo scopr¨¬ "El Tigre"
Sono trascorsi ventidue anni da quella domenica di maggio del 1998: era proprio il giorno 17 quando un giovanissimo Giuseppe Maddaloni conquist¨° a sorpresa il titolo di Campione d’Europa senior nella categoria dei 73 kg. Al tempo Pino, classe 1976, era gi¨¤ un fenomeno in Italia, avendo collezionato qualcosa come 13 titoli italiani di categoria ed un assoluto, ma per quegli Europei ad Oviedo era indubbiamente un outsider. Nonostante un argento ai Mondiali junior nel 1996 a Porto ed un terzo posto ai Giochi del Mediterraneo nel 1997 a Bari, infatti, il posto di titolare nei 73 kg era ancora una questione tutta da discutere.
Pino, che sensazioni ti suscita ripensare a quei giorni?
"? un pensiero davvero speciale, mi riporta indietro di 22 anni senza preavviso. Non me l’aspettavo ed ¨¨ un grande piacere– Maddaloni ringrazia senza nascondere l'emozione -, ricordo tutto come fosse ieri. Ricordo il batticuore fortissimo che provai quando venne annunciata la squadra e sentii il mio nome: non era una scelta scontata, tutt’altro era molto incerta, e mi scoppi¨° il cuore di gioia quando sentii dire: 73 Pino! Gioia pura”.
L’intervista scorre e non ¨¨ necessario fare domande perch¨¦ i ricordi di Pino sono vividi, colorati, fino a sembrare il report di una gara che si ¨¨ appena conclusa.
"Avevo 21 anni e 10 mesi e vissi la vigilia con quell’entusiasmo che soltanto quando sei giovane riesci a sentire cos¨¬ profondamente. Toccavo il cielo con un dito. I miei coach in nazionale erano Ezio Gamba e Felice Mariani, li percepivo come due giganti, mi sembravano alti tre metri. Poi mi caricavo ascoltando la musica in cuffia: la canzone che mi ha gasato in quell’occasione ¨¨ stata "Torn" di Natalie Imbruglia”.
E poi, finalmente, il giorno della gara…
"S¨¬, una gara che vissi con entusiasmo, una sensazione straordinaria. Mi era tutto chiarissimo, mi era chiaro soprattutto che non volevo perdere. Non che avessi in mente un risultato specifico, ma ero mosso dalla volont¨¤ granitica di fare qualsiasi cosa pur di raggiungere lo scopo. Non volevo che attaccassero, quindi attaccavo sempre io prima che lo facesse chiunque mi trovassi di fronte. Il bello ¨¨ che, qualsiasi cosa facessi, non mi costava fatica. Vinsi il campionato d’Europa anche l’anno successivo a Bratislava, ma le sensazioni che provai ad Oviedo furono poi le stesse mi accompagnarono anche a Sydney 2000”.
Ad Oviedo quindi non fu una semplice vittoria, ma molto di pi¨´?
"Non mi aspettavo di vincere una medaglia, non pensavo a nulla che non fosse l’attimo che stavo per vivere. Sentivo tanto entusiasmo e poca voglia di mollare. Avevo voglia di farcela, di non deludere, Avevo gli occhi della tigre, come scrisse bene la rivista Judovivo ai tempi: il soprannome "El Tigre" che mi affibbiarono per quell'impresa mi emozion¨° e lo ricordo ancora con piacere. Parlare di una vittoria in questo momento particolare di emergenza coronavirus credo sia la cosa giusta, perch¨¦ pu¨° regalare quell’energia necessaria per farcela".
E con quell’energia Pino ce l'ha fatta davvero. Ad Oviedo e poi a Sydney 2000, dove conquist¨° l'oro olimpico. E poi ancora da coach della nazionale italiana, quindi da arbitro mondiale e da un paio d’anni anche da Supervisor IJF. Pino Maddaloni ce l’ha fatta con entusiasmo, passione, amore per il judo, cultura del lavoro. Tanto lavoro, da sempre.
© RIPRODUZIONE RISERVATA