Mancano 500 giorni al via: quell’emozione per le Paralimpiadi che non finisce mai. Dire che sembra ieri che Martina Caironi tagliava il traguardo per l’oro sui 100 metri nelle ultime battute dei Giochi di Rio de Janeiro pu¨° sembrare banale. Ma ¨¨ tutto vero. Nel mezzo, gli eventi e lo sport paralimpico italiano hanno continuato a macinare strada, medaglie e sogni tra piscine, campi da basket, piste di atletica, pedane e molto altro e, pian piano, pi¨´ ci si avvicina all’inaugurazione della sedicesima edizione della storia delle Paralimpiadi, ospitate a Tokyo dal 25 agosto al 9 settembre 2020, questi sogni si fanno inevitabilmente pi¨´ grandi e vibranti. A fare il punto, a 500 giorni dalla partenza, ¨¨ il Presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli, nuotatore fino al 1996, vincitore di 15 medaglie alle Paralimpiadi e alla guida del movimento dal 2000.
PARALIMPICI
Paralimpici: 500 giorni a Tokyo 2020, Pancalli lancia la sfida
Il numero 1 del Cip fa il punto della situazione sulla preparazione della Paralimpiade giapponese. “Sarebbe bellissimo se riuscissimo a portare anche le nostre squadre: dal sitting volley femminile, al calcio ciechi e poi la nazionale di basket”
Qual ¨¨ lo stato di salute del movimento da Rio verso Tokyo?
“Dal punto di vista strettamente sportivo e agonistico, a Rio, il movimento ha dimostrato uno stato di salute che ci ha permesso il miglior piazzamento delle ultime edizioni. Un percorso che ¨¨ andato avanti in questi ultimi due anni con gli eventi continentali e mondiali che ci stanno spingendo verso Tokyo. Siamo per¨° consapevoli che la nostra missione ¨¨ quella di garantire il diritto allo sport ad un numero sempre pi¨´ alto di persone con disabilit¨¤. L’ultimo dato dell’Istat dice che in Italia ci sono 296mila persone con disabilit¨¤ che praticano sport e, da questo punto di vista, non mi interessano tesseramenti e vittorie. Sono soddisfatto e l’obiettivo ¨¨ fare sempre di pi¨´”.
La sorpresa di questi ultimi mesi qual ¨¨ stata?
“Non direi un nome di un atleta ma piuttosto le nuove leve che stanno nascendo: i 400 bambini ai Campionati italiani di nuoto paralimpico che si sono svolti al Tre Fontane di Roma desiderosi di imitare i grandi campioni, i ragazzini del basket in carrozzina giovanile che ho visto aver fatto una grande Final Four a Padova. La bella sorpresa sono coloro che si approcciano a questo mondo, per me…” .
Nel 2016, vi eravate posti l’obiettivo-gioco di fare meglio dei cugini olimpici e ci siete riusciti. Quale sar¨¤ l’obiettivo di Tokyo?
“Ma non era un gioco! – ride – Non c’era dell’ironia nel voler fare meglio degli olimpici e ribadiamo la sfida anche questa volta, naturalmente, perch¨¦ credo che gli atleti quando sono all’interno di una gara anche scherzosa come questa, rendono sempre meglio. Al di l¨¤ di tutto, i due mondi sono difficilmente comparabili per tanti motivi, noi abbiamo anche pi¨´ gare e, quindi, pi¨´ occasioni per vincere medaglie. Mi spiace ma per loro la vedo dura…”.
Manuel Bortuzzo, un ragazzo del quale tutti ci siamo occupati molto negli ultimi mesi. Lei, a 17 anni, quasi l’et¨¤ di Manuel, ha vissuto una vicenda analoga, anche se non nelle stesse modalit¨¤. Cosa pensa del tanto parlare di un ritorno all’uso delle gambe per persone con paraplegia?
“Ho naturalmente seguito fin dall’inizio la vicenda anche se in modo privato e sotterraneo. E continuer¨° su questa linea anche per il futuro. Non mi va di interferire in una storia personale come quella di Manuel. Questo perch¨¦ so bene cosa vuol dire, a quell’et¨¤, trovarsi dall’altra parte dell’ostacolo. So bene quali sono gli alti e i bassi del percorso di recupero. Pi¨´ si tace e meglio ¨¨. Detto questo, nella vita ci poniamo delle asticelle che sono anche le nostre speranze, che ci servono per capire quali sono i nostri limiti. E nessuno ha il diritto di dire cosa ognuno di noi deve o non deve fare. Per quanto riguarda invece il “tornare a camminare”, sento da tempo, gi¨¤ dagli anni ’80, di queste ipotesi. Facciamo fare alla ricerca e alla medicina il proprio corso senza tuttavia dare false speranze”.
Ha gi¨¤ scelto il prossimo portabandiera?
“Mi piace tanto pensare alle cose, riflettere. Ma lo proporr¨° all’ultimo, seguendo le mie sensazioni”.
La vela non sar¨¤ n¨¦ a Tokyo 2020, n¨¦ a Parigi 2024, mentre in Giappone vedremo per la prima volta il badminton e il taekwondo. A che punto siamo e come si pu¨° continuare ad alimentare il movimento della vela senza l’appuntamento quadriennale?
“Parto dalla vela. Non penso assolutamente che un movimento esista soltanto perch¨¦ esistono le Paralimpiadi o le Olimpiadi. Lo sport esiste perch¨¦ c’¨¨ la passione, l’allenamento, la sfida quotidiana. Anche perch¨¦ ci sono tanti eventi internazionali oltre alle Paralimpiadi. Sarebbe un errore culturale pensare che qualcosa sia finito o si sia interrotto. Per esempio, mi aggancio al badminton e al teakwondo: potremo avere delle sorprese e non siamo partiti con questi sport quando abbiamo saputo del loro inserimento nel programma di Tokyo, ma prima. Hanno sognato, anche senza Paralimpiadi. E in Giappone ci saranno”.
A Rio de Janeiro sono arrivate tante medaglie ma l’Italia non ha avuto nessuna rappresentanza negli sport di squadra. Una mancanza che pesa…
“Questo lo so, altroch¨¦. So bene che, per definizione, la qualificazione negli sport di squadra ¨¨ pi¨´ difficile. E attualmente sono tre le realt¨¤ italiane che possono puntare a Tokyo: sarebbe stupendo avere il sitting volley femminile che sta facendo un lavoro incredibile, di promozione e risultati. Ma anche il calcio ciechi, che avr¨¤ l’opportunit¨¤ di qualificarsi con Europei di Roma di settembre. Poi, spero davvero che il basket possa farcela, questa volta. Mi dispiacerebbe non vederlo in Giappone. In bocca al lupo a tutti”.
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