Spoelstra a caccia del bis
"Ma ripeterci sarà durissima"

Erik Spoelstra col titolo Nba vinto a giugno. Afp

Erik Spoelstra, coach degli Heat, sembra molto rilassato, come se si fosse pienamente goduto l’estate. In realtà è successo il contrario: non molto tempo dopo la conquista del titolo Nba 2011-12, Spoelstra ha cominciato a studiare il modo migliore per ripetersi. Per questo si è avvalso dei suggerimenti di altri allenatori: il tecnico di Florida Billy Donovan, che ha conquistato due titoli Ncaa consecutivi, il suo caro amico Butch Jones, coach della squadra di football di Cincinnati, oltre a Paul Westhead, tecnico della squadra di basket femminile di Oregon e guru della fase offensiva e a Vance Walberg, che ha sviluppato il sistema offensivo conosciuto come "dribble drive motion offense". Spoelstra ha comunicato indirettamente anche con altri allenatori, come Bill Belichick e Bill Parcells, senza dimenticare che è alle dipendenze di Pat Riley, uno che sa abbastanza bene come si difende un titolo Nba.

aggiornamento — La missione dell’estate di Spoelstra era semplice: continuare ad aggiornarsi. Il coach degli Heat potrà mettere in mostra tutto quello che ha imparato in questi mesi da domani, quando la sua squadra si radunerà per il training camp: sarà l’inizio formale di un anno in cui Miami dovrà mantenere le aspettative e competere per un altro titolo. "Una volta Bill Gates ha detto che il successo è un pessimo maestro - ha dichiarato Spoelstra, intervistato a non molta distanza dal suo ufficio, accanto all’impianto di allenamento degli Heat -. La mia interpretazione delle sue parole è che talvolta si tende a dimenticare il processo e i fallimenti che ti hanno portato fino a quel punto, ma non è il mio caso. Credo che per un allenatore sia più facile: viviamo in un costante stato di inquietudine". Un esempio emblematico risale alla scorsa settimana: Spoelstra aveva dolore alla schiena, per questo si è rivolto al preparatore atletico degli Heat, Jay Sabol, per un consulto. Sabol ha chiesto a Spoelstra se era successo qualcosa di particolare, ma il tecnico non ha saputo rispondergli: il suo regime di allenamento non era cambiato molto, non era mai scivolato o caduto, in sintesi non era mai successo niente che potesse causare un infortunio. Poi Spoelstra ha capito: forse lo stress in vista della prossima stagione si stava manifestando. "Mi sentivo così anche lo scorso anno, sia durante il training camp che nei playoff. È il modo che sta usando il mio corpo per ricordarmi che il training camp è dietro l'angolo".

motivazioni — Quando la conversazione si è spostata sulle motivazioni, il tecnico ha citato ad esempio la sconfitta di Miami con Dallas nelle Finali Nba 2011, alla quale ha dedicato molto più spazio rispetto alla vittoria su Oklahoma City che è valsa il titolo nella scorsa stagione. Anche da questo si intuisce che Spoelstra insisterà molto affinchè gli Heat mantengano alta la concentrazione, soprattutto dopo aver celebrato nel loro ultimo atto ufficiale la conquista di un titolo Nba. "Non è facile - ha ammesso il tecnico -. Molta gente ne parla, ma non è facile ripetersi. In qualsiasi sport professionistico è molto difficile vincere un titolo, perché ci sono molte variabili: è fondamentale essere in buone condizioni fisiche, poi serve il talento. Tutti devono recitare lo stesso spartito ed è importante essere al massimo della forma nel momento decisivo: inoltre è fondamentale avere determinazione e resistenza per essere in grado di superare le tempeste e i momenti difficili".

guai fisici — Anche se non la si può certo definire una di quelle "tempeste" a cui ha fatto riferimento Spoelstra, gli Heat si presentano al via del training camp con alcuni giocatori non in perfette condizioni fisiche: su tutti Dwyane Wade (intervento chirurgico al ginocchio sinistro) e Mike Miller (riabilitazione alla schiena). Ray Allen, lo scorso anno con i Boston Celtics e firmato durante il mercato dei free agent, non è ancora pienamente ristabilito dopo l’intervento chirurgico alla caviglia destra, anche se Spoelstra ha assicurato che a vederlo giocare "non si direbbe". Chris Bosh ha dichiarato di "essersi ormai lasciato alle spalle" l’infortunio addominale subito durante i playoff, mentre il promettente Jarvis Varnado ha un problema a un tendine, anche se potrebbe essere a disposizione fin dalla prossima settimana. In totale, al training camp che inizierà domani si presenteranno 12 dei 15 giocatori che facevano parte del roster degli Heat alla fine della scorsa stagione: le tre eccezioni rispondono ai nomi di Ronny Turiaf, che ha firmato con i Clippers, Eddy Curry e Juwan Howard, a cui non è stato rinnovato il contratto, anche se Spoelstra ha ammesso che nel caso di Howard la società potrebbe essere pronta a rivedere la propria posizione più avanti. Gli Heat hanno completato il roster per il training camp, che può essere di 20 giocatori, con le firme di Robert Dozier e Rodney Carney.

il guru — Proprio come Donovan, Jones, Westhead e Walberg, un altro allenatore che ha avuto un impatto importante su Spoelstra durante l’estate è stato l’ex coach Nfl Tony Dungy, che il tecnico degli Heat ha conosciuto più di un anno fa mentre assisteva a un allenamento di football a Oregon: Dungy era uno dei principali oratori del clinic per allenatori tenuto da Donovan e in quella circostanza dichiarò di avere molto rispetto sia per la carriera di Spoelstra che per la gestione della società da parte degli Heat. Tra Spoelstra e Dungy ci sono delle analogie: prima di riuscire a conquistare un titolo, Dungy si è spesso sentito sotto esame e ha dovuto convivere con i commenti di chi non lo riteneva abbastanza bravo da riuscire a vincere. Fino al giugno scorso, la situazione di Spoelstra è stata praticamente identica. "Mi hanno fatto molto piacere le parole di Dungy, soprattutto perché le ha pronunciate di fronte a molti miei colleghi", ha ammesso Spoelstra. Il tecnico degli Heat ha respinto con una risata l’idea che tutti gli esami ai quali è stato sottoposto in questi anni siano finalmente finiti, spiegando che Riley – con il quale lavora da quasi vent’anni – lo ha precettato a dovere in questo senso: "Credete davvero che cambierà qualcosa? Personalmente ne dubito – ha spiegato Spoelstra -. E in un certo senso non mi sentirei a mio agio se cambiasse qualcosa: ormai mi sono abituato e per me è più facile trovare delle motivazioni. Da quando sono capo allenatore, non è cambiato niente: ho lavorato per 17 anni con una persona che mi ha trasmesso la paranoia per le trappole degli avversari".