Nba, Dwight Howard ora vede un futuro ai Lakers? Dallas intanto lo corteggia

Dwight Howard, 27 anni, prima stagione ai Lakers. Reuters

Dwight Howard è pronto per affrontare Dallas domenica (ore 19 italiane) , un'importante sfida tra due franchigie deluse dal fatto di trovarsi al momento fuori dai playoff e determinate a rimontare la classifica. Sin dal giorno in cui è stata pubblicata la lista delle tre squadre in cui il giocatore avrebbe voluto giocare (Dallas, Brooklyn e i Lakers), una radio texana ha alimentato le voci su un possibile approdo di Howard ai Mavs. E vista la situazione non proprio tranquilla a L.A., la speranza è che il miglior centro di questo sport possa finalmente venire in città per rimanerci. Nelle radio locali non si è fatto altro che parlare della visita dei Lakers; e visto che Brooklyn è ormai virtualmente fuori dai giochi e che l'idillio tra Howard e L.A. sembra ormai finito da tempo, molti si chiedono "perché non Dallas?". I conduttori del programma radiofonico mattutino hanno chiesto ai tifosi di riservare un'accoglienza calorosa ad Howard per la partita all'American Airlines Center. Perché è questo quel che vuole Howard, essere amato. Vero? Far parte di una famiglia unita, ed essere incitato da tifosi fedelissimi nella buona e nella cattiva sorte.

SENTIMENTI — In maniera quasi sorprendente, la morte del leggendario patron dei Lakers, Dr. Jerry Buss e le emozionanti commemorazioni fatte in settimana possono aver fatto breccia nel personaggio di Howard, aiutandolo a schiarirsi le idee sul futuro. Forse, in questa triste settimana di lutto e commemorazioni a Los Angeles, uno sprazzo di pace interiore, o almeno una miglior comprensione della sua situazione, potrebbe chiarire le idee a un troppo spesso confuso Howard. Il giocatore non ha mai sperimentato quelle emozioni contrastanti di cui è testimone sin da quando la squadra ha annunciato che Buss ha perso la sua lotta contro il cancro e se ne è andato a 80 anni. Questi sentimenti hanno penetrato ogni anfratto di quella franchigia di cui Howard fa parte da otto mesi, toccando il cuore di tutti i tifosi Lakers e attraversando tutta la città di Los Angeles. Durante la funzione commemorativa di giovedì scorso al Nokia Theater, il 27enne Howard è rimasto a guardare leggende del calibro di Jerry West, Kareem Abdul-Jabbar, Magic Johnson, Kobe Bryant e il primo Superman, Shaquille O'Neal (spesso critico nei confronti di Howard), porgere l'ultimo saluto all'uomo che ha creato lo Showtime, simbolo di uno dei migliori momenti dell'Nba. Magic ha chiesto a tutti i giocatori e coach dei Lakers sia del passato che del presente di alzarsi in piedi e presentarsi. Poco prima, Kobe si era rivolto direttamente ai compagni di squadra. "Lakers di oggi - ha detto -, vi sprono a guardarvi intorno a voi, a vedere la grandezza creata da un uomo, guardare i giocatori e i coach che sono qua con noi. abbiamo tutti una cosa in comune, crediamo nella filosofia del Dr. Jerry Buss. Noi giochiamo per qualcosa più grande di noi, giocheremo in memoria di un grande uomo, Jerry Buss".

IMMATURO — Questo momento potrebbe aver infuso umilità in Howard, un giocatore che fa spesso sfoggio delle sue doti fisiche che gli permetterebbero di dominare in campo ma la cui immaturità e indecisione ne hanno danneggiato la reputazione. Un momento che potrebbe aver far sembrare le sue divergenze con Kobe - l'esatto opposto di Howard, un cinque volte campione Nba inarrestabile e motivatissimo - roba infantile e insignificante. La sera prima del funerale, Howard ha disputato la sua miglior partita della stagione, mettendo a referto 24 punti e 12 rimbalzi nella vittoria contro Boston. Il giocatore ha poi dichiarato di aver pensato tutto il giorno a conquistare la vittoria per dedicarla a Jerry Buss. Il giorno dopo l'ultimo saluto a Buss, Howard ha stretto i denti nonostante il dolore e ha messo a referto 19 punti e 16 rimbalzi nella partita al cardiopalma vinta contro Portland. Prima di farsi male alla spalla destra, Howard aveva segnato 15 punti e preso 8 rimbalzi nel primo tempo. Mitch Kupchak, general manager dei Lakers, ha seguito il consiglio dei presentatori della radio locale di Dallas e ha riempito Howard di elogi in un'emittente radio nazionale. Kupchak ha addirittura dichiarato che Howard, che diventerà free agent il prossimo 1 luglio, avrà anche lui un giorno una statua davanti allo Staples Center e ha detto ad Howard di aver fiducia in lui e che il futuro dei Los Angeles Lakers sarà nelle sue mani. I Lakers hanno quindi aperto le braccia a Howard e tutto quel che dovrà fare il giocatore sarà ascoltare e capire il significato di questo gesto: Howard, se lo vuoi, la franchigia sarà tua. Come ha già dichiarato durante l'All Star weekend, Howard non ha fretta: "E' la mia vita, la mia carriera, il mio futuro". E domenica sarà atteso a Dallas.