Nba, Lakers: i campioni del passato omaggiano Jerry Buss

Un'immagine di Jerry Buss proiettata durante la cerimonia funebre. Ap

Magic Johnson si è definito figlio adottivo del proprietario dei Los Angeles Lakers, Jerry Buss. Shaquille O’Neal lo ha ringraziato per la sua lungimiranza, mentre Kobe Bryant ha ricordato la sua bravura nel convincere le persone a credere in lui. Jerry West ha ricordato il Buss amante delle feste, che non andava mai a dormire ma era comunque il primo a presentarsi in ufficio la mattina dopo. Sono solo alcune delle leggende del basket che si sono presentate ai funerali in forma privata di Jerry Buss, morto lunedì a 80 anni dopo aver lottato per 18 mesi contro un tumore.

10 trofei — Sul palco del Nokia Theatre, che si trova di fronte allo Staples Center, erano posizionati i 10 trofei Nba conquistati dai Lakers durante la gestione di Buss e più di 30 composizioni floreali, mentre su uno schermo scorrevano le immagini della vita dell'imprenditore che aveva acquistato i Lakers nel 1979. La funzione, durata circa un’ora e trenta minuti, è stata più volte interrotta da Magic Johnson, che ha incitato i presenti ad alzarsi in piedi per applaudire e acclamare Buss: "A Jerry una cerimonia triste non sarebbe piaciuta, lui avrebbe sicuramente voluto qualcosa di divertente", ha spiegato Magic. O’Neal ha ricordato quando Buss lo portò sul parquet del Forum, a Inglewood, e gli chiese di osservare gli stendardi di campioni Nba che pendevano dal soffitto: "Jerry mi disse che c’erano grandi aspettative nei confronti miei e di un diciottenne che i Lakers avevano appena preso al draft: Kobe Bryant". O’Neal e Bryant rispettarono le consegne di Buss, unendo le forze per conquistare tre titoli Nba nonostante le loro divergenze personali: "Jerry mi ha dato tutto quello che desideravo – ha raccontato Shaq -. Quando chiesi per la prima volta di rinnovare il contratto, lui accettò. Quando chiesi il secondo rinnovo del contratto, lui accettò: ma la terza volta mi ha ceduto".

Magic Johnson durante la commemorazione di Buss. Reuters

il figlio adottivo — Magic ha ricordato quando arrivò a Los Angeles a 19 anni, senza conoscere nessuno, dopo essere uscito da Michigan State ed essere stato scelto dai Lakers nel draft: "Solo Dio sa quanto avessi bisogno di una figura paterna", ha dichiarato Magic, spiegando che fu proprio Buss a calarsi rapidamente in quel ruolo portandolo per la prima volta a un incontro di boxe a Las Vegas, a una partita di tennis e a una corsa ippica all’Hollywood Park, che si trova di fronte al Forum. "Spiegai al dottor Buss che ero un giovane di colore cresciuto a Lansing, nel Michigan, e che da quelle parti nessuno si intendeva di ippica – ha continuato Johnson suscitando le risate dei presenti -. Ma poi sono andato alla corsa e mi sono divertito". Nel 1988, dopo l’acquisto di Wayne Gretzky da parte dei Los Angeles Kings (la franchigia di Nhl che Buss aveva comprato insieme ai Lakers, al Forum e a un ranch nel 1979) in un’operazione di mercato che fece scalpore, Johnson assistette senza troppo entusiasmo alla sua prima partita di hockey spiegando a Buss che "i neri non pattinano sul ghiaccio". Il proprietario dei Lakers replicò così: "Il tuo modo di giocare a basket è identico a quello di Gretzky nell’hockey. Per questo mi piacerebbe che vedessi il Magic dell’hockey". Ma fu nel 1991, dopo aver ammesso pubblicamente di aver contratto il virus dell’Hiv che Johnson si rese conto di quanto Buss ci tenesse a lui: "Piangemmo entrambi per molte ore: ovviamente Buss non pensava che 22 anni dopo sarei stato ancora vivo. A un certo punto Jerry prese il telefono e cominciò a chiamare vari ospedali, per assicurarsi che mi venisse riservata la miglior assistenza possibile, oltre ai migliori medici. Fu in quel momento che mi resi conto di quanto Buss si preoccupasse per me anche fuori dal parquet, anche quando non facevo passaggi no-look".

phil e kobe — Hanno parlato, tra gli altri, il commissioner Nba David Stern, Kareem Abdul-Jabbar, Phil Jackson, Pau Gasol (che ha parlato in spagnolo) e Pat Riley. Jackson, che è fidanzato con Jeanie, la figlia di Buss, ha ricordato l’estate del 2008 quando un esausto Bryant chiese pubblicamente di essere ceduto: "Jerry ascoltò le richieste di Kobe e del suo agente, poi spiegò a Bryant che i Lakers non sarebbero riusciti ad ottenere una contropartita adeguata. Lo convinse a restare e vincemmo altri due titoli". Kobe ha spiegato dal suo punto di vista l’estate più importante è stata quella del 2006, quando Buss gli chiese la sua opinione sul ritorno di Jackson sulla panchina dei Lakers. Bryant era incerto: "Jerry mi guardò e mi chiese di fidarmi di lui. Lo ascoltai e la sua scelta si rivelò decisiva per portarci a un altro livello e conquistare due titoli. Buss aveva la capacità di convincerti a seguirlo".

mr. logo — West incontrò Buss per la prima volta nel 1979 dopo aver lavorato per i due precedenti proprietari dei Lakers, tra i quali Jack Kent Cooke, che aveva ceduto il club a Buss. West si abituò ben presto alla gioia di vivere di Buss, che lavorava molto ma amava ancora di più le feste: l’ex general manager dei Lakers ha ricordato un party in cui Buss aveva dimenticato la sua carta di credito, e chiese a West di pagare il conto che ammontava a 8000 dollari solo per lo champagne. In un’altra circostanza West si trovò a discutere con Buss della sua etica lavorativa: "Jerry non andava mai a dormire: com’era possibile che fosse sempre il primo a presentarsi in ufficio?". Johnny Buss, il più anziano dei sei figli dell'imprenditore, ha preso la parola per conto della famiglia ricordando quanto a suo padre piacesse indossare i jeans strappati sul fondo: "Prendevano l’orlo ai suoi pantaloni, ma una volta lo trovai a strapparli", ha ricordato il figlio di Buss, suggerendo di indossare ogni 27 gennaio – giorno del compleanno di Jerry Buss – i jeans strappati in suo onore. Johnny Buss ha ricordato alcuni aneddoti della vita con suo padre, un amante dei viaggi, del vino, del poker, dei libri, della musica classica e del cinema, definendolo "un uomo che ci ha reso partecipi di un viaggio meraviglioso, come nessuno avrebbe mai immaginato". "Non sempre tutto funzionava alla perfezione, ma mio padre riusciva sempre a guardare avanti e a sistemare la situazione – ha continuato Johnny Buss -. Non ha mai dovuto calpestare nessuno per farsi strada: era circondato da brave persone, amava Los Angeles e da quello che vedo anche Los Angeles lo amava".

parata di stelle — Tra i presenti c’erano gli attuali giocatori dei Lakers, i membri della Hall of Fame Elgin Baylor e Bill Walton, l’ex coach dei Lakers Rudy Tomjanovich, gli ex giocatori dei Lakers Byron Scott, A.C. Green e Cedric Ceballos, l’ex stella delle Los Angeles Sparks Lisa Leslie, l’ex direttore atletico di Southern California Mike Garrett, lo storico tifoso dei Lakers Dyan Cannon e i commentatori dei Los Angeles Kings Bob Miller e Jim Fox. Le orazioni sono state intervallate da alcune esibizioni, tra cui quella di nove membri della banda di Southern California che ha suonato "Amazing Grace". Randy Newman, autore dell’emblematico inno "I Love LA" che viene suonato prima di ogni match casalingo dei Lakers, ha cantato la sua hit "You've Got a Friend in Me", colonna sonora del film "Toy Story" mentre David Gaines si è esibito in un brano tratto dal musical "Phantom of the Opera". Johnson ha concluso la cerimonia con un appello ai sei figli di Buss, che sono azionisti di maggioranza dei Lakers: "Chiedo alla famiglia Buss di non cedere mai i Lakers e di conquistare altri titoli", ha dichiarato Magic, che è azionista dei Los Angeles Dodgers. La salma di Buss verrà tumulata in una cerimonia privata.