Bulls ancora k.o. in casa
Belinelli, ferro sfortunato

Marco Belinelli, serata sfortunata contro Memphis. Ap

Il miracolo “Beli 2.0” non si materializza. I Bulls (23-16), nonostante una rimonta da -17, perdono al supplementare contro i Grizzlies (26-13), mostrando ancora la loro bizzarra vulnerabilità casalinga. Marco Belinelli chiude con cifre modeste (8 punti e 3/9 dal campo), mostrando però il consueto coraggio nel giocare i possessi decisivi. Peccato solo che a questo giro la sorte non lo assista. A 30 secondi dalla sirena dei regolamentari, con Chicago sotto di 1, Beli attacca il canestro e guadagna due liberi. C’è la grande chance di decidere un’altra partita, purtroppo vanificata: il primo entra, ma il secondo, quello del sorpasso, viene sputato dal ferro. Illogico sostenere che un canestro avrebbe garantito la vittoria ai Bulls. Più plausibile dire che avrebbe almeno evitato il terzo supplementare in tre partite, al quale Chicago è arrivata con le energie mentali prosciugate.

CAOS — Il contenuto dell’overtime è stato convulso, come tutto il finale di partita. Ai Grizzlies sono bastate due giocate di classe di Marc Gasol, dominante nel finale, per piazzare il 6-0 decisivo. Spinta dall’intensità di Jimmy Butler, Chicago riuscirà a tirare due volte per il pareggio, producendo però due attacchi inguardabili. Soprattutto l’ultimo, in cui Nate Robinson ignora Belinelli, liberissimo, per prendere un tiro senza senso, prontamente stoppato. Ma a tenere banco, a fine partita, è soprattutto il caso Noah, tenuto fuori per tutto l’ultimo quarto, e nemmeno rimesso in campo quando Taj Gibson ha commesso il sesto fallo. “Scelta tecnica” ha detto seccato coach Thibodeau, anche se i cronisti locali ipotizzino che il tecnico abbia voluto lanciare un messaggio al giocatore, apparso completamente fuori partita nei minuti spesi in campo (-19 di plus/minus). Quel che è certo è che il Francese l’ha presa tutt’altro che bene, al punto che ha abbandonato l’arena con aria funerea, senza nemmeno parlare con la stampa.

REAZIONE — E dire che i Bulls erano riusciti a rimettere in piedi la baracca quando ormai l’ennesimo tonfo casalingo sembrava delinearsi. Soprattutto dopo il classico blackout del secondo quarto, quando Chicago, avanti 30-25 con un bel tiro di Belinelli, subisce un solenne 17-2 prima dell’intervallo. Merito di Randolph e Gasol, inafferrabili sotto i tabelloni, ma anche colpa di un atteggiamento inspiegabilmente remissivo dei padroni di casa. E’ soprattutto l’immenso sforzo di Jimmy Butler, al primo quintetto base in carriera, a rimettere in carreggiata i Bulls, finiti anche a -17 (54-37) nel terzo periodo. L’ex Marquette, oltre a difendere come un ossesso su Rudy Gay, attacca il canestro con decisione, guadagnando falli e appoggi ravvicinati. Sono proprio due suoi liberi a rimettere avanti Chicago nel finale (70-69), gasando uno United Center in precedenza avvilito. Lo zampino nella rimonta l’aveva messo anche Belinelli con la tripla del -1 (69-68), in uno dei rari buoni tiri concessi dall’arcigna difesa di Tony Allen. Trovatisi avanti, i Bulls hanno davvero l’occasione per vincerla, se solo Boozer non concedesse a Gasol un rimbalzo d’attacco chiave. 4 punti in fila del catalano rimettono avanti Memphis, prima che Belinelli, con l’1/2 dalla lunetta, rimandi tutto all’overtime. Il resto è storia nota.

Chicago: Belinelli 8 (2/6 da 2, 1/3 da 3, 1/2 ai liberi, 3 rimbalzi, 3 assist, 2 perse in 30’), Butler 18, Boozer 17, Robinson 11. Rimbalzi: Boozer 14, Gibson 12. Assist: Robinson 5.
Memphis: Gasol 19, Gay 16, Randolph e Conley 13. Rimbalzi: Randolph 19, Gay e Gasol 8. Assist: Conley 9.