Jennings e i playoff
Sarà la volta buona?

Brandon Jennings, da bambino, non si perdeva neanche una partita dei playoff Nba. Non è un tipo comune, a meno che non siate anche voi un giocatore di basket di cui si parla molto bene sin dalla tenera età e che sia stato considerato tra i migliori in assoluto a livello di high school. Assomiglia però al tifoso medio, l'appassionato di Nba che guarda le partite in tv per poi imitare i propri beniamini nel campetto dietro casa. Erano proprio i questi i giorni in cui si interessava di più, non importa dove si trovasse, l'importante era non perdersi nemmeno una partita. "Dalla mattina alla sera guardavo l'Nba in tv", dice.

LA DIFFERENZA — Ed ecco quindi la differenza coi giorni nostri e il suo dilemma. Siamo ai playoff, e in tv lui guarda ancora le partite, ma non più così spesso. Perché per Jennings non è più lo stessa cosa guardare gli incontri in televisione senza immaginare di essere in campo ma pensando che potrebbe essere lì, invece: "Ero arrabbiato, non ho visto per niente i primi due turni dei playoff, sentivo che avremmo potuto esserci noi lì a lottare per il secondo turno, e non Philadelphia. È stata dura per me guardare quella serie". Per la seconda volta in tre stagioni Nba, Jennings ha giocato tutte le partite della regular season, 82 nell'anno da rookie e 66 in questo, con un calendario atipico e molto condensato per colpa del lockout, davvero grandi numeri per un 22enne; purtroppo però, per la seconda volta in tre stagioni Jennings e i Bucks hanno giocato solamente in regular season, e a questo 22enne non basta.

IL DEBUTTO — L'adattamento di Jennings in Nba è avvenuto molto velocemente, o meglio, Jennings ha voluto cominciare col botto: a due settimane dal debutto, ha segnato 55 punti contro i Warriors, prestazione preceduta dalla brillante vittoria contro i Nuggets in cui ha messo a referto 32 punti e 9 assist, e seguita dai 25 punti, 8 assist e 7 rimbalzi ottenuti contro i Mavericks. Jennings ha anche debuttato nei playoff, unica sua esperienza finora nella fase finale, segnando 34 punti nella sconfitta contro gli Hawks e, nonostante il tentativo di rimonta sia fallito, le sue prestazioni hanno convinto Mike Woodson, coach di Atlanta, sulle sue potenzialità: "Le sue giocate e la sua forza di volontà hanno riportato la squadra in partita". Volontà o abilità che sia, nonostante i Bucks abbiano perso la serie in gara-7, l'allora playmaker rookie ha ottenuto cifre migliori nei playoff che non in tutta la regular season, raggiungendo una valutazione di 17,7 durante la serie rispetto al 14,5 della regular season. E anche se c'è chi lo giudica ancora in base alle sue due prime settimane o alla prima stagione con i Bucks, i più esperti avranno certamente notato un miglioramento costante negli ultimi due anni.

I PROGRESSI — La statistica tradizionale e quella moderna concordano: Jennings sta migliorando. Col passare delle stagioni in Nba, la percentuale al tiro, la media punti a partita, il coefficiente al tiro e la valutazione PER aumentano man mano che scende il numero di palle perse e di contropiedi concessi. Tuttavia, non proprio tutto segue questa tendenza: Jennings non si è più avvicinato al 37,4% sui tiri da tre nella sua prima stagione da professionista, anche se quest'anno ha ottenuto il quarto posto nella classifica dei marcatori da tre punti, tirando con il 33,2% dalla distanza. Ma questo piccolo passo indietro è poca cosa rispetto ai miglioramenti ottenuti in tutti gli altri fondamentali. Forse in questa stagione è migliorato di più nell'appoggio a canestro sia dai lati che con l'area affollata. Per quanto riguarda i tiri da due, dopo aver ottenuto il 42,7% e 51,4% nei primi due anni, Jennings è arrivato a tirare col 57,7% in questa stagione. Ha inoltre stabilito il record personale dalle seguenti distanze: 37,4% da 90 cm-2,70 metri, 38,2% dai 3-4,5 metri e 39% dai 5-7 metri. Quest'ultimo dato eguaglia quello fatto registrare da Tony Parker e supera le cifre raggiunte da giocatori come Derrick Rose, Dwyane Wade e Ray Allen. Ma più che essere migliorato come tiratore, Jennings ha stabilito il proprio record personale per il più alto rapporto assist/palle perse in una stagione (2,49), partendo sempre dal quintetto base e venendo considerato tra i migliori assistmen e come uno dei giocatori che più sono migliorati dal punto di vista offensivo in Nba. Tutto questo ottenuto in una stagione di cambiamenti costanti.

GLI ADATTAMENTI — Dopo un deludente record di 35 vittorie e 47 sconfitte nella stagione 2010-11, la lunga estate del 2011 ha ceduto il passo all'autunno e, fino al 22 dicembre, primo giorno d'inverno, i Bucks avevano ancora un record di zero vittorie e zero sconfitte. Alla prima partita dell'anno, che seguiva un training camp e una preseason affrettate, Jennings durante il riscaldamento è rimasto sorpreso nel vedere come la maggior parte dei compagni che avrebbero giocato con lui quella sera, non fosse in squadra la stagione precedente. Dopo aver provato 23 quintetti diversi nel 2010-11, Scott Skiles aveva dichiarato alla stampa di voler stabilire un quintetto base standard per la stagione 2011-12. Ma invece, dopo vari infortuni e scambi con altre franchigie, la squadra ha cambiato la propria formazione inziale per ben 19 volte, più spesso rispetto alla stagione precedente se si considera il calendario accorciato a causa del lockout. Nelle ultime tre stagioni con i Bucks, Jennings è stato schierato in 50 quintetti base diversi, ed è quindi giusto che chieda qualche garanzia alla guardia tiratrice che lo accompagnerà in campo nella prossima stagione: "Credo che io e Monta Ellis abbiamo un ottimo feeling in campo, lui segna molto e anch'io. Tutti dicevano che non avrebbe mai funzionato, ma secondo me abbiamo fatto bene insieme. Adesso dobbiamo solo continuare così e affrontare una stagione da 82 giornate". Mettere insieme Jenning ed Ellis ha suscitato pareri contrastanti: dall'arrivo della guardia tiratrice, sono riusciti ad ottenere giocando insieme sei vittorie su sette, ma hanno anche faticato molto nella volata ai playoff, fallendo l'obiettivo di giocare la postseason. In generale, i Bucks hanno ottenuto 12 vittorie e 9 sconfitte con i due in campo sin dall'inizio, una percentuale di vittorie del 57,1% che, se ottenuta nell'arco di tutta la stagione, avrebbe proiettato la squadra al sesto posto della Eastern Conference.

il dovere — Peccato che la qualificazione ai playoff non si ottenga trasponendo la percentuale di vittorie da una stagione all'altra, anche perché, nonostante stavolta si sappia quando comincerà la prossima stagione, non c'è certezza assoluta su quanto possa durare. "L'anno scorso abbiamo vissuto un periodo da pazzi, non sapevamo se e quando sarebbe cominciato il campionato, ma stavolta sappiamo che la prima giornata si terrà il 27 settembre - dice Jennings - questo ci dà la grande opportunità di sapere quando possiamo allenarci e quando tirare il fiato. Comunque vada, il mio obiettivo è quello di arrivare ai playoff e non dico che ci proveremo, dobbiamo qualificarci". Quando Jennings ha parlato del 27 settembre non aveva nessun calendario Nba o foglio in mano, ma era una cosa che aveva sulla punta della lingua e che gli è venuta in mente durante un'intervista informale di un pomeriggio di giugno appena fuori da Miller Park. Sa benissimo quando sarà la prima giornata del prossimo anno cestistico, ma sapete cosa fa Jennings il giorno dopo la fine di una stagione? "Dormo tutto il giorno - risponde - e non mi sveglio fino alle 3 del pomeriggio". Se Jennings dovesse continuare a migliorare a questi ritmi, il prossimo anno potrebbe perdere una giornata di sonno alla fine della regular season, ma di sicuro non si perderebbe i playoff.