Durant 42: Lakers al tappeto
Memphis e Boston in ritmo

Durant supera Bryant, anche nei punti realizzati: 42 a 28. Epa

Vittima designata, ancora senza i suoi tre giocatori più importanti vicino a canestro e contro la squadra col miglior record Nba, i Lakers cadono nella sesta sconfitta di fila, anche se i Thunder per dominare hanno bisogno di un Durant da 42 punti. Al quarto successo consecutivo, Memphis batte all'overtime gli Spurs affetti dal mal di trasferta nell'altro big match a Ovest. Per il resto è la grande notte della classe media Nba: quinta vittoria di fila di Boston, quarta di New Orleans, Detroit ha vinto cinque delle ultime sei, Brooklyn sette su otto dal cambio di allenatore, Toronto dieci su tredici senza Bargnani. Mentre Atlanta riparte, Phoenix cade per la quinta volta di fila e Houston ha smarrito il proprio attacco da fuochi d'artificio. La miglior prestazione in carriera di Lillard fa tremare Golden State ma non basta a Portland.

Toronto Raptors–Charlotte Bobcats 99-78 (tabellino)
Per quanto reduci da due vittorie di fila in trasferta, i Bobcats non sono in grado oggi di fermare il treno in corsa dei Raptors. Ancora senza Bargnani, Kleiza, Gray e Valanciunas, i canadesi vintono la decima partita in tredici gare, striscia durante la quale subiscono 86,6 punti di media. Non hanno difficoltà a confermarsi contro Charlotte, che chiuderà col 37,3% al tiro e solo 3/12 da tre. Non c'è mai partita, perché Toronto scappa subito 10-2, toccando il 41-20 dopo 4' del secondo quarto. Piuttosto la sorpresa è che la panchina dei Bobcats, una delle migliori della Nba con 40,9 punti di media entrando in questa gara, stavolta manca all'appello togliendo a Charlotte il carburante per provare a rientrare, complice la giornata da 8/25 complessivo di Sessions e Gordon. In una giornata da 44,4% da tre per i canadesi, la panchina di Toronto produce invece il 7/15 da tre della coppia Lowry-Anderson.
Toronto: Anderson 16 (2/8, 4/9), Calderon 15, Johnson 13, Davis 12. Rimbalzi: Fields 11. Assist: Calderon e Lowry 6. Charlotte: Kidd-Gilchrist 12 (4/11, 4/4), Walker 12 (4/9, 0/1, 4/6 tl), Gordon 12 (5/11, 0/3, 2/2 tl), Sessions 11, Taylor 10. Rimbalzi: Adrien 9. Assist: Sessions e Williams 3.

Brooklyn Nets–Phoenix Suns 99-79 (tabellino)
Alla settima vittoria in otto gare con Carlesimo in panchina, Brooklyn ufficializza la rinascita eguagliando la striscia vincente più lunga della propria stagione, conquistando agilmente contro i resti dei Suns il quinto successo di fila. Per Phoenix è invece la quinta sconfitta consecutiva, l'undicesima nellle ultime dodici gare, dodicesima di fila in trasferta (serie più lunga dal '94): seconda peggiore squadra a Ovest, i Suns sono impantanati dalla difesa dei Nets in una giornata da 18 perse e 39,2% al tiro (ma era stato 39,3% la partita precedente a Boston), con un terzo quarto da soli 13 punti. Il lavoro a rimbalzo d'attacco di Evans e Blatche fa il resto, e proprio il lungo ex Wizards dà profondità alla panchina di Carlesimo insieme a Marshon Brooks: sono loro due ad aprire il decisivo parziale di 19-2 a cavallo degli ultimi due quarti, chiuso tenendo i Suns senza segnare per 4'30'' e infiocchettato dalle due triple di Joe Johnson per l'84-66 a 7'41'' dal termine. Per la prima volta nella storia della franchigia i Nets vincono tre gare di fila con oltre 20 punti di scarto.
Brooklyn: Johnson 19 (5/5, 2/4), Brooks 17, Williams e Blatche 15, Lopez 13. Rimbalzi: Evans 15. Assist: Williams 6.
Phoenix: Dudley 18 (2/5, 4/4, 2/2 tl), Brown 15, Scola e Dragic 12. Rimbalzi: Gortat e Tucker 8. Assist: Dudley e Brown 4.

Duello fra James Harden, a destra, e Kevin Garnett , di Boston. Ap

Boston Celtics–Houston Rockets 103-91 (tabellino)
Houston ha perso il proprio attacco, Boston ha ritrovato la propria difesa. Con un parziale di 11-1 in 3'20'' nel cuore del quarto periodo, in cui i Rockets sbagliano cinque attacchi di fila (un paio di volte stoppati da Garnett) i Celtics infilano il quinto successo consecutivo, proprio dopo il peggior momento della loro stagione. I texani erano appena tornati a -2 con un 12-0 dopo essere stati anche a -17. Durante la striscia, Boston concede solo 84,4 punti di media, stavolta tiene i Rockets ben 15 punti sotto la loro media stagionale. Ma già nell'ultima uscita a New Orleans, la squadra dell'indimenticato bostoniano McHale aveva chiuso con soli 79 punti segnati un periodo da 10 vittorie in 12 gare. Più che dalle 6 perse (e 13 in due gare) di Harden, comunque il migliore dei suoi, Houston resta sotto media da oltre l'arco (9/33) ed è tradita dai tanti errori ai liberi (12/29, con 1/12 della coppia Asik-Smith) e stavolta non ha dalla panchina, tra gli altri, il contributo di Delfino (1/7). I Celtics d'altra parte hanno un Pierce da 16 punti nella ripresa e un contributo in pianta stabile da Sullinger, ancora in doppia doppia: 11 rimbalzi dopo i 16 dell'ultima uscita, per la sesta volta in doppia cifra nelle ultime dieci gare.
Boston: Pierce 23 (5/7, 3/7, 4/5 tl), Garnett 17, Sullinger e Lee 14, Rondo 12. Rimbalzi: Sullinger 11. Assist: Rondo 8.
Houston: Harden 24 (7/11, 2/8, 4/7 tl), Parsons 18, Lin 12. Rimbalzi: Asik 11. Assist: Lin 6.

Atlanta Hawks–Utah Jazz 103-95 (tabellino)
La miglior prestazione stagionale di Devin Harris, dopo troppi guai fisici, rilancia Atlanta nella corsa al terzo posto a Est. Il ritorno a casa - dove raccoglie il quarto successo nelle ultime cinque gare - giova agli Hawks, che nelle ultime sei gare, cinque delle quali in trasferta, avevano perso cinque volte. Il punteggio finale non dice che i Jazz sono stati in partita fino all'1/2 dalla lunetta di Tinsley per il 96-95 a 68'' dalla fine: qui però per Utah Millsap si fa stoppare da Johnson, Foye da Horford e quando Hayward a 20'' dalla fine sbaglia la tripla, gli ospiti sono già sotto 103-95, con Atlanta scappata con il 7-0 firmato da Smith, una tripla di Williams e due liberi di Harris. E pensare che i Jazz, privi ancora per un mesetto del play Mo Williams ma reduci da quattro successi in cinque gare, erano avanti 60-75 a 2' dalla fine del terzo quarto, prima di un break di 12-0 con buone cose dalle riserve Pachulia e Johnson (tre panchinari in doppia cifra sui sei complessivi di Atlanta) ha rimesso in gara gli Hawks sul 72-76 a 10'40'' dal termine, prima del punto a punto finale. Utah ha 6/7 da tre da Foye ma 2/13 da tutti gli altri: 0/4 da oltre l'arco Hayward, che aveva 8/10 nelle ultime due partite.
Atlanta: Harris 24 (3/3, 4/5, 6/8 tl), Smith 15, Williams 14, Johnson 13, Pachulia e Horford 12. Rimbalzi: Smith 10. Assist: Smith 6.
Utah: Foye 25 (2/5, 6/7, 3/4 tl), Jefferson 23, Millsap 20, Hayward 12. Rimbalzi: Millsap 13. Assist: Tinsley 9.

Rudy Gay, di Memphis, vola a canestro contro gli Spurs. Ap

Memphis Grizzlies–San Antonio Spurs 101-98 dts (tabellino)
Si decide all'overtime la sfida in testa alla Southwest Division, confermando la ripresa dei Grizzlies – al quarto successo di fila – e il mal di trasferta degli Spurs, alla settima sconfitta nelle ultime nove gare lontano da casa. Avanti 83-87 a tre minuti dalla fine dei regolamentari, San Antonio sbaglia tre triple di fila (due di Green) pur in una giornata da 10/25 e Memphis ribalta il match con un 10-2: avanti 93-89 e palla in mano però i Grizzlies sbagliano due liberi con Gay, - il migliore della serata – vedono Jackson segnare a 4'' dal termine la tripla del -1 e poi, dopo due tiri liberi di Randolph, lasciano che Parker da canestro subito si faccia tutto il campo in tre secondi per infilare da campione la tripla dell'overtime. In realtà rimanda soltanto il k.o., perché il francese apre il supplementare con un'altra tripla, che resterà l'unico canestro su dieci tiri texani all'overtime. Memphis non fa molto meglio, ci mette quattro minuti e mezzo per trovare il suo secondo canestro, il 99-98 a 27'' dalla fine con Gay, poi sull'errore seguente di Parker scappa in contropiede per il 101-98 di Arthur a 8'' dal termine. Sull'ultima rimessa, stavolta la tripla di tabellone di Ginobili finisce sul ferro. Giornata no per Duncan, 5/14 e 6 perse contro la grande sostanza in area dei Grizzlies, a loro volta frenati dal 3/12 da tre punti.
Memphis: Gay 23 (9/16, 1/4, 2/5 tl), Conley 21, Randolph 18, Arthur 14, Allen e Gasol 10. Rimbalzi: Randolph 10. Assist: Conley 5.
San Antonio: Parker 30 (7/18, 3/3, 7/7 tl), Ginobili 14, Duncan e Splitter 13. Rimbalzi: Duncan 15. Assist: Parker e Ginobili 5.

New Orleans Hornets–Minnesota Timberwolves 104-92 (tabellino)
La rinascita di New Orleans non è un fuoco di paglia. Con Minnesota gli Hornets portano la loro più lunga striscia vincente stagionale a quattro successi di fila, con vittime eccellenti come San Antonio e Houston. E' la quinta vittoria in sei gare con Gordon in campo dopo aver saltato (ginocchio) tutto l'inizio di stagione, ma più del suo contributo (stavolta 1/6 da tre), sono le ricadute sul resto della squadra a incidere, scoprendo la profondità di avere la profondità per avere tre uomini in doppia cifra dalla panchina. Ma tutto parte da una difesa da 88,7 punti subìti in queste quattro gare. Senza Love per altri due mesi e mezzo per la frattura alla mano, oltre che priva di Barea per gli acciacchi alla schiena, oltre ai lungodegenti Budinger, Roy e Lee (ma anche senza coach Adelman, vicino alla moglie ricoverata in ospedale), i Wolves non sono oggi un'avversaria credibile. Il terzo k.o. in quattro gare di Minnesota tradisce rotazioni giocoforza impoverite, anche dalla giornata no di Rubio (3 punti con 1/3, 3 assist ma 4 perse in 22') e di Derrick Williams (9 punti con 3/7 in 25'): senza Ridnour, i Wolves avrebbero finito con 2/12 da tre. A condannarli è un break di 11-2 subìto a fine terzo quarto, andando sotto 70-60 e non riuscendo di fatto più a rientrare. Tra gli Hornets Anthony Davis chiude con 0 rimbalzi in 23', ma contribuisce (9 punti con 4/6) al 18/24 complessivo al tiro da due insieme a Smith (7/8), Aminu (5/7) e Lopez (2/3).
New Orleans: Vasquez 18 (5/11, 2/5, 2/2 tl), Gordon 16, Anderson 15, Smith 14, Aminu 12, Mason 10. Rimbalzi: Aminu 13. Assist: Vasquez 13.
Minnesota: Ridnour 20 (4/6, 2/6, 6/7 tl), Pekovic 18, Kirilenko 16, Cunningham 12, Shved 11. Rimbalzi: Cunningham 9. Assist: Shved 7.

Milwaukee Bucks–Detroit Pistons 87-103 (tabellino)
La prima sconfitta di Boylan, vincente nelle prime due uscite dopo aver rilevato la panchina di Skiles, arriva sotto i colpi dell'asse play-pivot Knight-Monroe, che trascina i Pistons al quinto successo in sei gare, il primo della serie lontano da Detroit. Sbagliando 15 dei 16 tiri da tre, Milwaukee crolla in un terzo quarto da 33-11, cui entra sul +8 costruito dalle seconde linee (Udrih e Henson, più Ilyasova) prima del riposo. Ne uscirà sul -14, subendo un break anche di 23-5, con Knight a estendere fino al 62-83 a 10' dalla fine. Oltre a mascherare a rimbalzo d'attacco il 3/12 di Prince, il lavoro in area di Drummond e Monroe dice che i Bucks sono mancati là sotto, in una giornata in cui i tre esterni – Udrih compreso – comunque erano stati abbastanza efficaci, nel contesto di una giornata da 39,3% al tiro di squadra. Per Milwaukee è la nona sconfitta interna in 19 gare, mentre i Pistons tornano ora a Detroit per le prossime quattro partite per estendere il momento positivo.
Milwaukee: Jennings 15 (4/9, 1/4, 4/5 tl), Udrih 15 (7/9, 0/1, 1/1 tl), Ellis 13. Rimbalzi: Mbah a Moute e Ilyasova 6. Assist: Ellis 5.
Detroit: Monroe 26 (11/19, 4/8 tl), Knight 20, Maxiell e Singler 10. Rimbalzi: Monroe e Drummond 11. Assist: Knight 5.

Tre fuoriclasse: da sinistra Westbrook, Bryant e Durant. Reuters

Los Angeles Lakers–Oklahoma City Thunder 101-116 (tabellino)
Già bestia nera nei playoff dell'anno scorso, i Thunder agganciano i Clippers con il miglior record Nba (28-8, .788) infliggendo ai Lakers la sesta sconfitta di fila. Non succedeva da sei anni, da quando l'arrivo di Gasol li aveva fatti tornare squadra da titolo. Ma stavolta Gasol non c'era, e neanche Howard (spalla, ne avrà almeno per un'altra settimana) e neppure Hill, che dovrà sottoporsi a un intervento che gli farà con ogni probabilità perdere il resto della stagione. Affrontare Oklahoma City senza i propri tre lunghi principali, di cui due All Star, è un handicap eccessivo per i Lakers. Che inseguono anche con ampi scarti, ma qualcosa sono in grado comunque di esprimere se i Thunder per dominare hanno bisogno di chiedere 42 punti a un sontuoso Durant, e 84 punti complessivi dai propri Big Three, compresi Westbrook e Martin. Contro questo Durant (31 punti nei due quarti centrali, 12/14 da due e 4 triple) si poteva ben poco, ma il problema dei californiani resta evidentemente nella propria metà campo, tanto più alla luce delle assenze che rendono impossibile tenere il passo in attacco con quei 116 punti subìti. Per di più contro una delle migliori difese Nba, Bryant è troppo solo e chiude con 8/23: accanto a lui ci provano Clark e Jamison, Sacre è acerbo, World Peace dopo gli straordinari incappa in una giornata da 5/18 (e 1/9 da tre), così a mancare è Steve Nash, direttore d'orchestra magistrale ma che non fa il passo avanti che serve in termini di iniziative individuali (soli 7 punti con 6 tiri presi). Più che in difesa, l'energia che hanno i Lakers la mettono nel prendere 16 rimbalzi d'attacco per sopperire alla giornata da 39,8% al tiro. E' frutto anche di una prestazione da 22 errori su 28 tiri da tre, sbagliando tutti i primi 12, ed è così che Oklahoma City ha campo libero per la fuga: 48-64 al riposo con una tripla di Durant, i Lakers torneranno al massimo di nuovo a -16 a 9' dalla fine prima di crollare sull'ingeneroso 85-112 a 4' dal termine. I Thunder erano alla prima partita di una serie di nove trasferte in dieci gare nel giro di 20 giorni che ne metterà alla prova la consistenza. A Los Angeles invece ora arrivano Cleveland e Milwaukee: i Lakers sperano basti per rialzarsi.
LA Lakers: Bryant 28 (6/15, 2/8, 10/13 tl), Jamison 19, World Peace 12, Clark 10. Rimbalzi: Clark 10. Assist: Nash 7.
Oklahoma City: Durant 42 (12/14, 4/11, 6/8 tl), Westbrook 27, Martin 15. Rimbalzi: Perkins e Collison 9. Assist: Westbrook 10.

Golden State Warriors–Portland Trail Blazers 103-97 (tabellino)
Anche a +20 a metà terzo quarto, Golden State ha bisogno di due tiri liberi di Stephen Curry (ancora il migliore dei suoi con 22 punti e 12 assist) a 16 secondi dalla fine per stoppare il rientro firmato da super Damian Lillard, nel giorno del ritorno nella sua città, Oakland. Dopo i soli 35 punti di Portland nel primo tempo, il rookie of the year in pectore ne segna da solo 29 nella ripresa, sui 37 del suo massimo in carriera, riportando i Blazers sul 100-97 a 22'' dal termine con la settima tripla della sua serata. Dopo i liberi di Curry e ormai a -6, arriverà poi la stoppata di Draymond Green sul suo ultimo tentativo di rientro a 10'' dalla fine. Si chiude così a quattro la striscia vincente di Portland, che aveva fatto poco per restare in partita: partita sbagliando 27 dei primi 35 tiri, la squadra di Stotts è affondata già prima del riposo sul 46-27. Solo alzare il numero di possessi con 17 rimbalzi d'attacco permette ai Blazers di sopravvivere in una giornata da 38% al tiro, figlio non solo del 3/14 da due di Aldridge ma anche della grandinata di tiri da oltre l'arco nel disperato tentativo di rientrare: saranno 43 in tutto alla fine, ma il 2/10 di Babbitt e il 2/11 di Matthews non fanno altro che alimentare la fuga dei Warriors, dominanti dopo aver perso le ultime due partite, avanti 67-47 a metà terzo quarto e ancora a 78-61 prima di entrare nel quarto periodo. E qui, sulle spalle dell'incredibile Lillard, oltre che con quattro triple divise proprio tra Babbitt (2), Batum e Matthews, si materializza una rimonta che ha poco di spiegabile e razionale se non la palla che entra. Golden State ha il merito di non spegnersi, con un quarto periodo comunque da 25 punti, e questo le serve per riuscire comunque a condurla in porto nel finale.
Golden State: Lee 24 (11/20, 2/4 tl), Curry 22, Thompson 16, Landry 15, Barnes 13. Rimbalzi: Lee 10. Assist: Curry 12.
Portland: Lillard 37 (8/13, 7/12), Batum 16, Matthews e Babbitt 10. Rimbalzi: Hickson 12. Assist: Aldridge 5.