Orlando, troppi errori
Per Howard solo briciole

Dwight Howard, 26 anni, giocherà con i Lakers nel 12-13. Ap

Come è ormai stato ripetuto più volte durante le Finali Nba, la chiave del successo nel basket è avere un Big Three, un terzetto di stelle in grado di prendersi la squadra sulle spalle a prescindere dai loro comprimari. Detta così, gli Orlando Magic sono già a posto per il 2012-13. Infatti, sera dopo sera, possesso dopo possesso, i Magic affronteranno gli avversari sfoderando un gran pick and roll in cui "Spazio nel Salary Cap" farà il portatore di palla e "Scelte Future nel Draft" si occuperà dei blocchi. A seconda della reazione della difesa avversaria, "Spazio nel Salary Cap" può passare la palla, tirare in sospensione o andare in penetrazione scaricando verso l'angolo dove "Bel Palazzetto Nuovo" sarà pronto al tiro da tre. Eccoli qua i tre nuovi eroi di Orlando: "Spazio nel Salary Cap", "Scelte Future nel Draft" e "Bel Palazzetto Nuovo".

nessuna scelta — La prima cosa da ricordare, dopo lo scambio a quattro per Dwight Howard, è che Orlando non ha avuto praticamente scelta. Il suo giocatore chiave voleva andarsene nella maniera peggiore possibile, così come dimostra l'atteggiamento da primadonna nell'arco della stagione 2011-12 e che si è protratto fino ad agosto, con Howard determinato a comportarsi nel modo peggiore, più strambo, non professionale e forse anche più vergognoso possibile. E guardando quello che i Magic hanno ottenuto una cosa sembra chiara: Orlando è stata fregata e, nonostante avesse poca scelta, avrebbe dovuto far meglio. Una lezione da trarre dagli ultimi mercati dei free agent nella storia dell'Nba, sarebbe quella di non innamorarsi mai di qualcuno che non corrisponde i tuoi sentimenti, ma di trattare questo ingrato come merita cedendolo il prima possibile e ingoiare il rospo, farsi passare la delusione al più presto e andare avanti. È esattamente quello che Denver avrebbe dovuto fare con Carmelo Anthony, Toronto con Chris Bosh e, col senno di poi, si potrebbe addirittura dire che è anche quello che avrebbero dovuto fare Cleveland con LeBron James. Ma soprattutto i Magic dovevano farlo con Howard. Invece, per mantenere una felicità di facciata sulle ali del divertimento dell'All Star Weekend 2012, la dirigenza di Orlando ha tirato le cose troppo per le lunghe, venendo sfruttata e ingannata da Howard e il suo entourage. La squadra ha così buttato via la stagione 2011-12, sta soffrendo durante questa offseason e sicuramente dovrà sacrificare ancora degli anni a venire, cercando di vendere biglietti per vedere una squadra di giovani in sviluppo in un'arena abituata alle stelle e alle grandi giocate. Con un coach senza esperienza (Jacque Vaughn), assunto da un novello general manager (Rob Hennigan), a gestire un roster di talenti acerbi o ancora da dimostrare, i Magic possono almeno dire davvero di essere tutti sulla stessa barca. Il problema è che così sembra crearsi un circolo vizioso che non porta a niente.

nuova pagina — Ad Orlando si è praticamente voltato pagina e ricominciato da capo, anche se la squadra lo sta facendo nascondendosi dietro ai volti sorridenti di dirigenti in erba e giocatori ancor più giovani. Ma cerchiamo di sintetizzare in termini semplici: com'è possibile inserire il miglior centro della sua generazione in un accordo in cui due All-Star (Bynum e Iguodala) si scambiano la maglia e non riuscire a ottenere nessuno dei due? Senza offesa, ma Afflalo, Harrington, Vucevic e Mo Harkless, scelto al primo giro a Philadelphia, riportano alla memoria Connie Dierking, Paul Neumann e Lee Shaffer che arrivano a San Francisco nel 1965 in cambio di Wilt Chamberlain che voleva andarsene dai Warriors. Anche se questo scambio non lascerà i Magic con un pugno di mosche come quando Shaquille O'Neal se ne andò nel 1996 senza alcuna contropartita, la sensazione è simile. Questa possibile tendenza - una squadra di basso profilo che regala il miglior centro dell'Nba ai Lakers ogni circa 16 anni - non dovrebbe essere contagiosa.

philly — Philadelphia sembra muoversi bene sul mercato, almeno a quanto trapelato fino adesso, mettendo le mani su Bynum e Jason Richardson, principalmente in cambio di un giocatore, Iguodala, che aveva già espresso il desiderio di andarsene. Il 24enne, secondo miglior centro dell'Nba, potrebbe comunque diventare un free agent l'anno prossimo, ma giocando con i Sixers si troverà a circa un'ora dal posto in cui è cresciuto nel New Jersey. Per questo motivo sembra più probabile che firmi un rinnovo o, nel caso in cui decidesse di aspettare, un nuovo contratto quinquennale rispetto alla possibilità che se ne vada altrove.

nuggets — Denver, che ha passato qualcosa di simile con Anthony, sembra accontentarsi della possibilità di rinforzare la difesa sul perimetro e i rimbalzi nel backcourt con Iguodala. Forse i Nuggets avranno perso un po' di punti nella trattativa e, probabilmente, qualcosa in prospettiva futura con Affalo. Tuttavia, Iguodala, all'inizio della sua nona stagione, ha ancora 28 anni.

dwightmare — Tutto questo è stato reso possibile dalla momentanea mancanza di saggezza e strategia della scorsa primavera, convincendo Howard a rinunciare alla clausola opt-out (avrebbe potuto diventare free agent il primo luglio) e aprendo la strada a questa situazione. Adesso appare chiaro come quella decisione si sia rivelata sbagliata. Houston e Brooklyn si erano presentati con scambi migliori che poi sono stati rifiutati e i rapporti tra Howard e la squadra che ne ha fatto la prima scelta assoluta al draft 2004e lo ha fatto crescere non sono migliorati di giorno in giorno, al contrario. Ed eccoci qua: una squadra che ha giocato le Finali Nba tre anni fa che salta per aria, un viaggio di ritorno verso il basso davvero inconcepibile da chissà quanto tempo. Un buon coach come Stan Van Gundy - che avrebbe potuto far miracoli in una squadra che punta sui giovani e la loro crescita - cestinato solo per far piacere a una superstar e per zittire i pochi onesti rimasti. Una franchigia che, alla fine, si è trovata a mani vuote e quando le luci si riaccenderanno sul campionato, niente sarà più come prima, tra tutte le incognite delle lotterie, valutazioni del draft, mercato dei free agent e futuri partner per gli scambi. E dall'altra parte c'è una lega ancora una volta messa in imbarazzo da queste scene, in cui una stella riesce ad avere quasi tutto quello che vuole (ok, quindi i Lakers non sono gli onnipotenti e affascinanti Nets) senza alcun rispetto per la squadra, i coach, lo staff e i fan abbandonati. A questo punto, l'Nba ormai non si ricorda più cosa voglia dire non essere ostaggio di una primadonna che monopolizza l'attenzione 24 ore su 24, 7 giorni su 7, sia nel suo sito, che nei social media e su altre pagine Internet. Per questo motivo, cari Chris Paul, Bynum o - argh - ancora Howard, preparatevi, tra poco toccherà a voi.