Larry Drew, 55 anni, da tre stagioni coach di Atlanta. Reuters

Tre giorni dopo l’eliminazione nei playoff Nba, Larry Drew è ancora il coach di Atlanta: per una franchigia che ha in programma dei cambiamenti radicali in estate, è prioritario capire se il tecnico resterà al suo posto. Il general manager Danny Ferry, che in vista del suo secondo anno agli Hawks avrà la possibilità di dare la sua impronta al club, ha spiegato che è ancora troppo presto per decidere il futuro di un coach che ha ereditato dalla precedente gestione. Ferry ha precisato che, prima di decidere se offrire un nuovo contratto a Drew, sarà necessario smaltire la delusione dopo la sconfitta in sei partite contro gli Indiana Pacers: "Ci prenderemo del tempo e lasceremo passare un certo periodo dopo la fine della regular season, dopo i playoff e tutte le emozioni che abbiamo vissuto – ha dichiarato il g.m. -. Poi prenderemo le decisioni che riterremo più opportune, a breve e a lungo termine, nell’interesse del club".

panchina precaria — L’estate scorsa gli Hawks hanno esercitato l’opzione sul contratto di Drew ma non hanno offerto il rinnovo al loro tecnico, che di conseguenza ha vissuto un’annata da precario con l’ulteriore difficoltà di gestire una squadra che ha soltanto tre giocatori sotto contratto per il prossimo anno. "Credo che la nostra stagione sia stata molto positiva, considerando anche le circostanze non facili in cui ci siamo trovati – ha spiegato Drew -. Non so se verrò confermato, ma a prescindere da questo posso soltanto dire che ho vissuto un’esperienza straordinaria ad Atlanta". Drew ha lavorato come assistente durante la gestione di Mike Woodson, venendo promosso head coach nel 2010: nella prima annata di Drew gli Hawks hanno ribaltato i pronostici eliminando Dwight Howard e gli Orlando Magic nel primo turno dei playoff, per poi cedere ai Chicago Bulls in sei partite nel secondo turno.Negli ultimi due anni però Atlanta ha collezionato due eliminazioni al primo turno: l’estate scorsa il club ha scelto Ferry come general manager, e il neo dirigente è riuscito a definire due importanti operazioni di mercato che avrebbero dovuto dare una direzione diversa agli Hawks. Ferry ha ceduto l’All Star Joe Johnson (e il suo ricco contratto) ai Brooklyn Nets mentre Marvin Williams, che non ha mai reso secondo le aspettative, è passato agli Utah Jazz: in entrambi i casi, gli Hawks hanno insistito per avere in cambio dei giocatori all’ultimo anno di contratto.

squadra da rifare — Il centro Al Horford è l’unico membro del quintetto che ha un contratto garantito per la prossima stagione, e gli unici suoi compagni di squadra che hanno la stessa situazione contrattuale sono il sesto uomo Lou Williams (che sta recuperando dall’infortunio al ginocchio destro che lo ha costretto a restare fuori fino a fine stagione) e il rookie John Jenkins (che ha avuto poco spazio). Il prossimo 1° luglio il playmaker Jeff Teague diventerà restricted free agent mentre Josh Smith, un fedelissimo degli Hawks, è il nome più altisonante tra i sette unrestricted free agent di Atlanta. Nonostante i dubbi, gli Hawks hanno smentito gli scettici chiudendo la regular season con un record di 44-38 e conquistando il sesto posto a Est: le prime quattro partite della serie contro Indiana si sono chiuse sul 2-2, ma in gara-5 i Pacers hanno sconfitto gli Hawks con 23 punti di scarto per poi chiudere i conti in gara 6 con un successo per 81-73. "Per il club è stata un’annata significativa in cui abbiamo mosso i primi passi di un progetto che dovrebbe portarci al titolo Nba, anche se c’è ancora molto da fare – ha spiegato Ferry -. In prospettiva futura sono soddisfatto della flessibilità che avremo sul mercato". Se gli Hawks decideranno di confermare solo tre giocatori del roster attuale, avranno a disposizione circa 40 milioni di dollari sotto il salary cap da investire sul mercato dei free agent: di conseguenza avranno un ruolo di primo piano se alcune stelle come Dwight Howard, che è originario di Atlanta, e Chris Paul decideranno di esplorare il mercato. Ma Ferry non può attirare i grandi nomi soltanto offrendo loro un ricco contratto: il general manager deve convincerli che gli Hawks possono diventare una squadra competitiva, ed è una sfida notevole considerando che da anni il pubblico alla Philips Arena è in calo (quest’anno gli Hawks hanno chiuso al 26° posto, su 30 squadre, per numero di spettatori) e che il club non è mai riuscito a fare troppa strada nei playoff (dal 1968, quando si sono trasferiti da St.Louis a Atlanta, gli Hawks non hanno mai vinto più di una serie). Ferry è convinto che gli Hawks siano in grado di cambiare questa percezione, anche tenendo conto dell’elevato numero di giocatori Nba che vivono ad Atlanta anche se non giocano negli Hawks: il general manager ha precisato che il suo obiettivo è quello di costruire una squadra da titolo, che non si limiti solo a vincere qualche partita in più nei playoff. "Atlanta è una grande città: i giocatori sono felici di essere agli Hawks e di vivere qui – ha spiegato Ferry -. Sono convinto che, grazie al costante impegno della proprietà e al duro lavoro della dirigenza, continueremo ad ottenere dei buoni risultati. Abbiamo conquistato la qualificazione ai playoff per sei anni consecutivi, e credo che il futuro a Atlanta riservi ancora notizie molto positive".

Josh Smith, 27 anni, ad Atlanta dal 2004. Reuters

smith addio — Probabilmente non ci sarà posto per Smith nella prossima fase del progetto degli Hawks: il giocatore ha preferito non rispondere alle domande sul suo futuro dopo gara-6 contro i Pacers, e il giorno dopo l’eliminazione è stato uno dei pochi a non rendersi disponibile per l’incontro con i media. Smith, che è originario di Atlanta, è stato scelto dagli Hawks nel draft di nove anni fa dopo essere uscito dal liceo e ha dato un contributo significativo ai successi del club: nell’annata da rookie di Smith gli Hawks hanno chiuso con un pessimo record di 13-69, poi sono cresciuti notevolmente. Ma nei momenti difficili Smith è diventato un bersaglio troppo comodo per i tifosi, che lo hanno criticato spietatamente per qualche tiro forzato e per le proteste eccessive sui falli non fischiati. Le numerose qualità di Smith – rimbalzi, passaggi, difesa – sono state spesso sottovalutate: "Molte persone mettono in discussione Smith e la sua capacità di scegliere i tiri, ma non bisogna dimenticare che Josh mette sul piatto molto altro – ha spiegato Drew -. È un giocatore molto versatile". Ma è innegabile che Smith non sia ancora la punta di diamante di cui una squadra ha bisogno per imporsi come una seria pretendente al titolo: e nonostante non sia sicuro di restare e di godersi i frutti di un eventuale investimento, Drew sa che gli Hawks devono assicurarsi una vera stella visto che avranno molti soldi da spendere. "Siamo nella situazione in cui bisogna cercare di prendere dei buoni giocatori per compiere il salto di qualità – ha dichiarato il tecnico -. È il talento a farti vincere le partite, e non possiamo farne a meno".